“WINTER IS HERE”. Il presente approfondimento contiene giocoforza pesanti SPOILER dalla sesta stagione di ‘Game of Thrones’, fino all’episodio 6×10 incluso: procedete solo se l’inverno è arrivato anche dalle vostre parti. Sulla settima stagione, invece, nessuno spoiler: possiamo fare solo ipotesi e illazioni!
Il finale della stagione de “Il Trono di Spade” appena conclusa (trovate qui la nostra recensione) è stato a dir poco mirabolante. Ora, come al solito, inizia quell’angoscioso periodo di attesa fra una serie e l’altra. Ci siamo abituati, no? Una delle poche certezze offerte dalla produzione è che la serie si concluderà con i prossimi tredici episodi, verosimilmente divisi in due stagioni (2017 e 2018) rispettivamente da sette e sei puntate. Si vedrà poi per eventuali spin-off, televisivi o (cosa meno probabile) sul grande schermo.
Nel frattempo, i miei adrenalinici criceti hanno già iniziato a far girare le rotelle, cercando di anticipare gli eventi che vedremo su schermo in futuro.
L’episodio 6×10 ha consacrato i blocchi di potere (re, feudatari, alleati) che si scontreranno nelle prossime puntate, contendendosi lo scranno ferroso e il ruolo di salvatori contro gli Estranei. Come ha giustamente osservato qualcuno di voi nei commenti, è come se le prime sei stagioni di ‘Game of Thrones’ fossero un mastodontico prologo, finalizzato a mostrarci la crescita e l’affermazione dei “veri” attori del gioco del Trono: insomma, la storia potrebbe anche iniziare dalla prima puntata della settima stagione, rispetto alla quale tutto il resto sarebbe una sorta di flashback. L’idea può sembrare paradossale, ma a ben pensarci non coglie troppo lontano dal segno.
Ad Approdo del Re Cersei si è ormai affermata come vera e propria “Mad Queen” dopo la strage compiuta con l’Altofuoco: la sontuosa, tetra scena della sua incoronazione è una raffigurazione del trionfo della follia e dell’assolutismo come ancora non l’avevamo mai visto, in questo show. Sarà forse un caso che, negli ultimi giorni, abbiano ripreso a circolare le teorie (forse mai del tutto smontate dall’enciclopedico ‘Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco’) che vorrebbero Cersei e Jaime, o alternativamente Tyrion (o tutti e tre), figli non di Tywin Lannister, ma di Aerys il Folle.
Targaryen in incognito, insomma.
Cersei ha ormai perso i figli, sua unica ragione di vita, ma su questo passaggio della profezia di Maggy la Rana pare essersi rassegnata. Pensa, invece, di aver distrutto la “Regina più giovane e più bella” che avrebbe dovuto toglierle il potere: Maergaery Tyrell è morta, e con lei praticamente tutta l’opposizione interna. Ma a ben pensarci, Cersei deteneva un reale potere, prima d’ora, che potesse esserle tolto? È lecito presumere che la “Regina Folle” abbia preso una cantonata interpretando la profezia.
Infatti da est sta arrivando la flotta di Daenerys, che trasporta decine di migliaia di dothraki e i celebri ottomila Immacolati. La Targaryen porta con sé tre draghi giganteschi che hanno già dato prova della loro utilità in guerra, ed è sostenuta dagli “scissionisti” della famiglia Greyjoy, dalla nuova famiglia reale dorniana, e dall’unica superstite di Casa Tyrell, Olenna. Se consideriamo le distanze e la distribuzione delle alleanze della rinata Casa Targaryen, le mosse più probabili per Daenerys sono due: sbarcare a Dorne, dove godrebbe di supporto logistico per organizzare la campagna, ma col rischio di perdere l’effetto sorpresa, oppure piombare direttamente sulla capitale, dove – questo è il bello – nessuno la attende.
Le forze dei Lannister (ammesso e non concesso che Jaime sia ancora disposto a supportare la sorella, dopo che lei ha esattamente realizzato la minaccia che lo aveva spinto a tradire Aerys Targaryen) sono tutto meno che fresche: vengono da anni di guerre contro gli Stark e contro i loro lealisti nelle Terre dei Fiumi, senza dimenticare la feroce resistenza dispiegata contro Stannis Baratheon durante la Battaglia delle Acque Nere – che peraltro non avrebbero mai vinto senza il supporto dei Tyrell. Proprio i Tyrell erano un tassello fondamentale per la tenuta del regno Baratheon-Lannister anche dal punto di vista finanziario, ma ora la loro forza militare ed economica è passata al servizio di Daenerys. Mi aspetterei dunque uno scontro pressoché immediato tra queste forze, nel quale la sconfitta dei Lannister appare quasi scontata: le forze dei Targaryen sono superiori per numero e capacità… e poi, voglio dire, hanno i draghi!
Possibile, allora, che, costretta dalle circostanze, Cersei decida di finire ciò che ha iniziato, distruggendo l’intera Approdo del Re?
Al Nord, invece, Jon Snow, il “Lupo Bianco”, dovrà sicuramente fare i conti con due minacce. La prima è “interna”: il supporto di Ditocorto alla sua causa era decisamente interessato, ma il rifiuto di Sansa potrebbe far venire meno le condizioni per l’alleanza con i Cavalieri della Valle. Baelish è un maestro manipolatore e ha già iniziato a seminare zizzania tra Sansa e il suo presunto fratellastro: basterà questo per incrinare il rapporto fra i due? La seconda minaccia, invece, sono ovviamente gli Estranei: il riferimento di Benjen Stark agli incantesimi della Barriera lascia pensare che assisteremo al crollo, o comunque a una breccia nel gigantesco muro di ghiaccio, nella prossima stagione. Solo questo consentirebbe agli Estranei di riversarsi al Sud. Jon potrà contare sul Nord unito, ma basterà questo per fronteggiare le “ombre bianche”? Ne dubito.
Si imporrebbe un’alleanza con Daenerys: dei draghi sarebbero particolarmente utili contro un esercito di zombie di ghiaccio. Impensabile? In realtà, la conferma della teoria R+L = J, arrivata dall’ultimo episodio e forse smarrita in quel mare di emozioni, implica che Jon sia il nipote di Daenerys, e che abbia una pretesa sul Trono di Spade più forte, in base ai criteri di successione (a patto che tra Rhaegar e Lyanna ci sia stato un matrimonio – i Targaryen non sono mai stati estranei alla poligamia, anche se di solito… endogamica).
Personalmente, sto ancora maledicendo a denti stretti Lyanna per aver sussurrato in maniera impercettibile il “vero” nome di Jon (c’è chi ipotizza un barocco Jaehaerys, chi un meno impegnativo Aemon).
Ma il punto è un altro: se guardate la foto qui sopra noterete una stella (sul pomolo della Spada di Arthur Dayne) e del sangue. Abbastanza per una “bleeding star”, no? E per consacrare Jon come l’Azor Ahai rinato delle profezie dei preti rossi.
Ma ovviamente ogni certezza è rimandata alla prossima stagione.
– Stefano Marras –