A distanza di un anno dalla nostra recensione di Ladri di Spade, torniamo a parlare della serie The Riyria Chronicles, scritta e ideata dallo statunitense Michael J. Sullivan ed edita in Italia da Armenia, e nello specifico di Sorge un Impero, il suo secondo capitolo.
Ma non perdiamoci in convenevoli e partiamo della trama, perché abbiamo a che fare con un volume molto più denso del suo predecessore: in esso, infatti, si affrontano le conseguenze dell’uccisione del mostro di Avempartha, il Gilarabrywn, da parte della contadina Thrace, che è stata quindi acclamata Imperatrice Modina a tavolino dal Vescovo Saldur, nell’ottica di unificare i regni di Avryn in un unico Impero di Novron, con Modina come sovrana fantoccio e la Chiesa di Nyphron come vero potere sovrano.
In tutto questo, Hadrian e Royce, i nostri loschi protagonisti, tornano ad aiutare la principessa Arista, questa volta per impedire a Saldur di conquistare il Melengar. Tuttavia, questa volta i due criminali potrebbero essere coinvolti un po’ più da vicino di quanto vogliano, con l’eredità segreta di Hadrian che potrebbe guidarli al vero erede del dio Novron.
Proprio come Ladri di Spade, anche questo volume è in realtà la fusione di due romanzi più brevi, L’Ascesa di Nyphron e La Tempesta di Smeraldo, che presentano storie dai toni piuttosto diversi, sebbene entrambe volte all’esplorazione del mondo di Elan.
Ora, parliamoci chiaro: Sullivan scrive libri senza troppe ambizioni e che aggiungono ben poco al genere fantasy. Come poi si era detto anche per l’opera precedente, di idee originali Sullivan ne ha poche e sono evidenti i richiami a Robert E. Howard e Scott Lynch.
Ma non mi fraintendete, questo non li rende brutti romanzi. Si tratta comunque di letture scorrevoli, veloci – nonostante la mole, infatti, filano che è un piacere – e che intrattengono, con una prosa senza fronzoli che è alla portata di tutti. Ricordiamoci, infatti, che Sullivan ha affermato di scrivere in maniera lineare appositamente per rendere i propri libri abbordabili per la figlia dislessica!
Entrando più nel dettaglio, i personaggi sono sviluppati meglio rispetto al primo volume e risultano anche più simpatici, con i loro nuovi dilemmi morali e il loro passato che poco a poco si svela sempre di più. Praticamente si potrebbe scrivere una trilogia di libri solo sulle passate avventure dei Riyria, il che è indice di un buon background, sebbene non sempre sia sfruttato al meglio per motivare le loro azioni odierne.
Sorprendentemente, il cast femminile è numeroso e variegato, con Arista che finalmente va a fondo nella scoperta della magia, Modina che deve affrontare i suoi demoni passati – mostrando però un disturbo da stress post-traumatico non particolarmente convincente – e Amilia, la nuova attendente dell’Imperatrice, che deve barcamenarsi tra il suo affetto per Modina e i pericoli di corte.

Le cose da dire su questo libro di certo non mancano!
Anche la trama stessa varia molto, tanto nelle sfide affrontate dai protagonisti, quanto nelle ambientazioni: infatti, a differenza di Ladri di Spade, Sorge un Impero ci porta ad esplorare letteralmente mezzo mondo, visitando un’infinità di culture e situazioni sociali. Tuttavia, se questa varietà contribuisce a rendere il libro interessante e mai troppo monotono, le profonde differenze che si trovano anche tra zone vicine danno la sensazione di un mashup poco coerente.
Questa sensazione non fa che aumentare con la seconda parte del libro, La Tempesta di Smeraldo, in cui Hadrian e Royce salpano per la lontana Calis, terra un tempo imperiale e ora infestata dai Goblin: è proprio qui che il worldbuilding di Sullivan rivela una scarsa preparazione nel trattamento di ambientazioni diverse da quella simil-europea. Infatti, non solo Calis pare una disordinata fusione dell’architettura e delle usanze di Nativi Americani, Indiani ed Arabi, ma le stesse popolazioni umane che la abitano sono ridotte alle descrizioni stereotipate del “buon selvaggio”, della “bella donna esotica” o del “barbaro incivile, pitturato e puzzolente”.
Posso capire la volontà di Sullivan di mostrare un luogo che suscitasse meraviglia tanto nei lettori, quanto nei suoi stessi personaggi, ma ciò non scusa una resa razzista di tutte le popolazioni non bianche del libro. Soprattutto quando poi si vuole passare un messaggio di tolleranza, mostrando il razzismo della Chiesa di Novron nei confronti degli elfi, stipati sulle navi come schiavi africani. E soprattutto quando su Internet esistono decine di ottime guide che spiegano proprio come non cadere in questo genere di stereotipi.
Inoltre, ci si aspetterebbe uno studio maggiore su questi argomenti anche alla luce dell’impegno e della documentazione certosina che Sullivan dimostra nei combattimenti, nelle battaglie e nell’arte della guerra in generale, sulle quali scrive sempre con grande realismo e accuratezza; molto ben raccontato e costruito anche il viaggio in nave, il cui gergo marinaresco è impeccabile.
Comunque, a parte questi scivoloni, Sorge un Impero è un lavoro abbastanza buono, migliore del primo volume e una lettura leggera e avventurosa che consiglierei per l’estate. Certo, non è un libro tascabile, con le sue 800 pagine, ma il prezzo contenuto lo rende un buon acquisto. Inoltre, è privo dei grossi typo e degli errori del volume precedente, sebbene rimangano i problemi con i frequenti doppi spazi.
Sicuramente, Sorge un Impero piacerà a tutti i giocatori di ruolo affezionati alla classe del Ladro: quante volte i vostri personaggi si sono comportati esattamente come Royce? Dateci le vostre opinioni!
–Gloria Comandini–
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‘Sorge un Impero’ di Michael J. Sullivan – Recensione
Gloria Comandini
- Buon ritmo narrativo;
- Personaggi simpatici e ben caratterizzati;
- Molta varietà nell’ambientazione;
- Ben documentato sulle tattiche militari, sulla scherma e sulla navigazione;
- Stereotipi razzisti per tutti i personaggi umani non bianchi;
- Nessuna idea particolarmente originale;
- Woldbuilding non sempre molto curato;
- Un certo numero di refusi nella versione italiana;