Alessandro: Yharnam, città perduta, vicoli stretti, bui. Nessuno può fidarsi di nessuno. Nemmeno di un cacciatore come te, che ti aggiri armato fino ai denti, alla ricerca della bestia che potrebbe nascondersi sotto la tua pelle. Nel tuo sangue.
Simone: Nelle tue carte.
Alessandro: Eh, tipo.
Simone: Esiste qualcosa al mondo che non sia stato trasformato in un gioco da tavolo?
Alessandro: Forse sì, ma anche Bloodborne, fortunato titolo di From Software dai toni spiccatamente dark, è passato attraverso questo trattamento. I giochi su licenza sono sempre stati un argomento delicato da affrontare: non sai mai quanto i creatori siano davvero in linea con l’atmosfera, col mondo, con l’idea che un prodotto debba trasmettere, la filosofia di…
Simone: Sì, ok, vabbe’, tutto giusto, carino e impomatato, ma…
Alessandro: No. Stavolta non c’è niente di carino, né tantomeno di impomatato. Come accaduto col gioco da tavolo di Dark Souls, anche in questo Bloodborne la felicità è qualcosa che accade agli altri.
Simone: Altri mostri in grado di smembrarci con due o tre colpi?
Alessandro: Più o meno. Ma andiamo con ordine. Bloodborne nasce come gioco di carte pensato per un minimo di 3 giocatori fino a un massimo di 5, che sfrutta una formula semi-collaborativa per sconfiggere le varie, tremende minacce che vengono proposte durante i limitati turni di gioco.
Simone: Aspetta, semi-collaborativa?
Alessandro: Sì, esatto. I giocatori impersonificano dei cacciatori pronti a tutto pur di spazzar via la minaccia che aleggia su Yharnam, collezionando Echi di Sangue e Reliquie, e per farlo uniscono le forze. Tuttavia…
Simone: Tuttavia?
Alessandro: Beh, a differenza di Dark Souls, in questo caso non è il team a vincere la partita, ma il cacciatore che, alla fine, vanta più Echi di Sangue.
Simone: Un po’ come accade in Munchkin?
Alessandro: Qualcosa del genere. Ogni cacciatore ha a disposizione le stesse armi: una mannaia, un’ascia, una pistola, una Carta Trasformazione e una delle più importanti carte del gioco, che è…
Simone: Drago Bianco Occhi Blu.
Alessandro: Il Drago Bianco occh… NO! Parlo della carta Sogno del Cacciatore.
Simone: Oh, vabbe’. A che serve?
Alessandro: Ricordi quando ti dicevo che, alla fine del gioco, chi ha più Echi di Sangue vince la partita? Ecco, sebbene la morte non sia definitiva in Bloodborne (all’effettivo, si torna in vita immediatamente), tali Echi del Sangue vengono perduti per sempre (assieme al posto in paradiso che speravamo di esserci guadagnati) se il cacciatore che li detiene dovesse morire.
Simone: E immagino si muoia spesso…
Alessandro: Continuamente. E buona parte delle volte non sono i mostri ad ucciderci, ma i nostri stessi alleati cacciatori, invidiosi del numero di Echi di Sangue raccolti fino a quel punto.
Simone: Snervante.
Alessandro: Esattamente. Ma l’utilità della carta Sogno del Cacciatore non si limita a questo. Grazie a essa è possibile curarsi, acquistare nuove carte e recuperare quelle che abbiamo già usato. Non è esagerato dire che utilizzare il Sogno del Cacciatore nel momento giusto possa fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
Simone: Quindi attuare una tattica mirata a sconfiggere gli altri giocatori è…
Alessandro: Un fallimento. Fidati, ci ho provato. Una battaglia deve essere svolta con lo scopo primario di uccidere le bestie, poiché per ottenere Echi di Sangue bisogna infligger loro più danni possibile. Solo in certi casi è consigliabile andare a mettere i bastoni tra le ruote ai compagni/avversari.
Simone: Ed è una faccenda complicata, quella della caccia?
Alessandro: Per nulla. A ogni turno viene rivelata una Carta Mostro da sconfiggere tutti assieme. Ogni cacciatore sceglie in segreto la carta che vuole utilizzare, dopodiché tutti la mostrano contemporaneamente. I danni vengono inflitti grazie all’uso dei dadi colorati adeguati.
Simone: E gli attacchi dei cacciatori vengono sferrati tutti contemporaneamente?
Alessandro: Questa è la chiave del gameplay: i mostri danneggiano tutti i giocatori che non dovessero trovarsi nel Sogno del Cacciatore (e cioè che non partecipano alla battaglia), ma i danni causati dai cacciatori vengono inflitti uno alla volta, partendo dal primo giocatore.
Simone: Questo significa che il primo giocatore cercherà di infliggere più danni possibile al mostro prima degli altri.
Alessandro: Sì, e capiterà spesso che non tutti i cacciatori siano in grado di danneggiare il mostro, poiché quest’ultimo morirà prima che gliene capiti l’occasione.
Simone: E non c’è modo di impedire questa eventualità?
Alessandro: Certo che c’è. Non a caso ho definito Bloodborne un gioco semi-collaborativo. Ciò che tuttavia rende davvero completo questo titolo è l’assoluta fedeltà al lato estetico originale. Ogni arma, oggetto e mostro è preso di peso dal videogame, aiutando gli aficionados a entrare nel mood giusto.
Simone: Potremmo quindi definirlo un gioco riservato ai soli fan? Ammetto di essere abbastanza ignorante nel tema Bloodborne…
Alessandro: Tutt’altro. Il gioco propone una meccanica piuttosto semplice ma al contempo molto intrigante, in grado di attaccare la scimmia giusta anche a chi non sappia nulla del videogame. Essere in grado di centellinare le risorse, bluffare e giocare d’anticipo sono tutti requisiti fondamentali e indipendenti dal mondo di Bloodborne, ma che in qualche modo entrano in circolo e si mescolano benissimo con tutto il contesto proposto. Ciliegina sulla torta, l’editore Asmodee l’ha completamente localizzato in italiano.
Simone: Sarà una lunga notte…
Alessandro: Non troppo, suvvia. Il gioco si sviluppa in 10 turni (più un ulteriore turno per combattere il boss finale) e una volta comprese le poche regole, non sarà raro terminare una partita in meno di un’ora. Allora, ti senti pronto? Sarai cacciatore… o preda?
Simone: Sono pronto alla caccia!
Alessandro: Beh, dovrai attendere ancora un poco, temo.
Simone: Cosa manca?
Alessandro: Il terzo giocatore.
–Alessandro Fresta–
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