Una presentazione al PlayStation Experience del dicembre scorso, screenshots saltuari di aggiornamento sul sito ufficiale e pochi rumors: fino ad ora questo era tutto ciò che avevamo riguardo il nuovo e rivoluzionario gioco di ruolo online “Wander”. Ma adesso, oltre ad un video di lancio, abbiamo una data precisa per l’uscita del gioco, il 4 giugno 2015, giorno in cui verranno rilasciate le versioni per PlayStation 4 e per PC tramite Steam. Quali sono le particolarità di questo MMO che ha ricevuto importanti riconoscimenti nel corso del 2014 e del 2015, soprattutto come RPG online più innovativo e miglior MMO indipendente, e che ha fatto incetta di recensioni entusiaste sulle principali riviste di settore?
Innanzitutto, “Wander” sembra destinato a superare le tradizionali regole del gioco multiplayer online: niente combattimenti, niente quest, niente trame da sviluppare. Tutto si basa sull’esplorazione, con lo scopo di ammirare le bellezze affascinanti di una natura esotica e sconosciuta in un mondo virtuale che si preannuncia davvero vasto, assumendo via via diverse forme fisiche – vegetali, animali e umane – che permettono diversi tipi di interazione con gli altri giocatori e con l’ambiente naturale. L’unico elemento narrativo veramente prestabilito è l’incipit del gioco: i giocatori si sveglieranno in una foresta lussureggiante di cui non hanno ricordi, e avranno una minima coscienza della propria attuale forma fisica. Per capire cosa è accaduto bisognerà scoprire degli indizi nell’ambiente circostante e interagire con gli altri personaggi, seguendo il proprio personale percorso e creando ciascuno la propria storia.
Ora, che cosa potrà avere di attraente un MMORPG in cui non ci sono dungeon da esplorare, né malvagie creature da prendere a spadate, né storie epiche da sviluppare? Queste mancanze sono proprio l’elemento di novità su cui punta questo titolo: l’esperienza di gioco si basa totalmente sulla possibilità di impersonare creature diverse, ottenendo così capacità fisiche sempre nuove, in un mondo dalle dimensioni smisurate in cui ci si può muovere in totale libertà, immergendosi completamente in un ecosistema primitivo e incontaminato e decidendo liberamente come vivere la propria vita. Anzi, diciamo pure che è proprio l’ecosistema stesso a diventare il co-protagonista della narrazione, e più i giocatori lo esploreranno e ne scopriranno i segreti, maggiori saranno le meraviglie di cui potranno sentirsi parte. Sì, perché le figure fisiche che sarà possibile assumere permetteranno di interagire con tutte le forme di vita presenti nel gioco e di perlustrare ogni tipo di ambiente naturale. Infatti, si inizia sotto forma di Oren, un albero gigante senziente in grado di camminare – proprio come un Ent –, ma poi, seguendo indizi e tracce nascosti qua e là nella natura selvaggia, è possibile diventare un grifone – e quindi librarsi in cielo –, un Azertash (creatura anfibia che permette di esplorare anche le profondità marine), o infine un Hira, un umanoide agile e veloce. In pratica, il fine del gioco è capire di far parte di un tutto e trovare il proprio posto in esso, attraversando diverse fasi evolutive e partecipando della stupefacente perfezione che solo la Natura è in grado di creare.
Tra gli elementi più atipici e innovativi di “Wander” vi è la modalità di comunicazione con gli altri utenti/creature. Infatti, per parlare non basta avvicinarsi ad un altro personaggio e premere un tasto, ma sarà necessario imparare una sorta di lingua comune tramite delle pietre del sapere disseminate nella foresta pluviale, che vi insegneranno come utilizzare dei glifi con i quali comunicare. Quindi, è necessario imparare un linguaggio da zero, e più si esplora, più si imparano simboli e più si può interagire con gli altri giocatori. Altro aspetto estremamente caratteristico del gioco è la colonna sonora. Sembra essere parte integrante della narrazione non solamente il sonoro tipico dei vari ambienti naturali che vengono esplorati, ma soprattutto la musica classica che accompagna le diverse azioni dei giocatori, indicando loro la via da seguire o sottolineando successi e fallimenti delle loro azioni più spettacolari, come quando, sotto forma di Hira, provate un salto acrobatico lanciandovi da una rupe o come quando imparate a volare sotto forma di grifone. Sì, perché per volare non basterà tener premuto un tasto, bensì sarà necessario capire come sfruttare le correnti d’aria e come lasciarsi trasportare da esse senza essere riportati a terra. Un po’ come fanno gli uccelli veri insomma.
Non mancano le premesse per un MMO interessante che però non ci sentiamo di definire propriamente fantasy, perché mancano gli elementi tradizionali della quest eroica e del combattimento. Ma d’altronde era proprio nelle intenzioni dell’ideatore del concept del gioco, l’australiano Loki Davison, creare un RPG multiplayer online che colmasse la lacuna sul mercato di videogiochi di questo genere privi di violenza. Davison ha messo insieme a questa sua idea la propria passione per il viaggio, per il volo e per la musica ed è nato “Wander”. Ecco le sue parole in merito: Per un lungo periodo sono stato una sorta di nomade. Ho viaggiato per l’Asia Centrale, la Siberia, l’Artico e l’Himalaya. Da bambino giocavo tantissimo ai MUD, gli antesignani testuali dei moderni MMO, e volevo realizzare un videogioco che fosse affascinante e insieme rilassante, pensato per più giocatori. Wander nasce da quell’esperienza, dall’idea di esplorare un mondo in modo cooperativo. Mi ha incuriosito molto l’aspetto riguardante il ruolo centrale della musica, facendomi pensare subito alla cosmogonia tolkieniana in cui si racconta come sia stata proprio l’armonia musicale degli Ainur a creare quella visione che sarebbe poi diventata il mondo di Arda. Andando alla ricerca di altre citazioni dotte, l’esplorazione di un mondo sconosciuto alieno con cui bisogna interagire e che necessita di esplorazione alla ricerca di indizi mi ricorda molto “The Neverhood”, un misto tra platform e gioco in prima persona, chiaramente non multiplayer, uscito negli anni ’90. Momento malinconia. Ma soprattutto sono chiari i rimandi ad “Avatar”, anche se non voluti: le creature, i colori, la natura lussureggiante, il potersi librare in groppa ad animali volanti, l’isola sospesa nel vuoto… tutto non può che ricordare il mondo creato da James Cameron.
Che ne pensate? Raccontateci le vostre esperienze di gioco, cari lettori. E se proprio sentite la mancanza di un’ascia in mano, beh questo non è proprio il gioco che fa per voi.
– Michele Martinelli –