Oggi parliamo di una delle più recenti pubblicazioni fantasy di Armenia, Il Potere e la Vendetta, opera che segna l’esordio in Italia di Jon Skovron. Il libro è il primo di una trilogia, quella dell’Impero delle tempeste, che si è conclusa in patria da poco con la pubblicazione dell’ultimo capitolo, Blood and Tempest (preceduto da Bane and Shadow).
Ma partiamo dall’autore: praticamente sconosciuto da noi, Skovron è piuttosto noto negli Stati Uniti per i suoi fantasy per ragazzi, che hanno riscosso un notevole successo – Misfit e Man made boy, entrambi interessanti sorprese editoriali tradotti in diverse lingue. Jon, galvanizzato da questi feedback positivi, deve aver pensato bene di tentare il salto di qualità e approdare sulla narrativa fantasy matura: i risultati in termini di guadagni sembrano avergli dato ragione, visto che la trilogia ha raggiunto i quattro angoli del mondo, sebbene personalmente a fine lettura non mi ritenga molto soddisfatta. Ma andiamo con ordine.
Il Potere e la Vendetta è un romanzo che contiene al suo interno un po’ di tutto: peccato che Skovron abbia preso il suo calderone e aggiunto ingredienti un po’ a casaccio, giusto per essere sicuro di non deludere nessuno. La vicenda narrata si divide fra i due protagonisti che danno il nome al titolo originale del libro, gli orfani Hope e Red: la storia parte come quella di un romanzo di formazione, con i due personaggi che si ritrovano a dover sviluppare al massimo le loro potenzialità per sopravvivere in un mondo ostile. Ed ecco il primo problema dell’opera: malgrado entrambi abbiano caratteristiche funzionali (formidabile ladro lui, assassina perfetta lei), nel complesso i due protagonisti risultano sciatti e scontati. Se il trauma infantile di Hope ne giustifica forse la completa mancanza di personalità, non si capisce come da un personaggio potenzialmente interessante come Red l’autore non abbia saputo tirar fuori nient’altro che un individuo perennemente allupato. Fortunatamente la situazione migliora se si vanno a considerare alcuni dei personaggi secondari, in particolare Sadie la Capra, ispirata alla storica piratessa di New York – probabilmente il personaggio migliore del romanzo.
Se non fosse per lei e per alcuni momenti abbastanza crudi, si potrebbe pensare che Skovron abbia scelto di continuare sulla scia degli young adult, tanto più che molte delle scene più violente sembrano finalizzate solamente a garantire l’effetto sorpresa (con la significativa eccezione di una scena esplosiva: se leggerete il romanzo, capirete cosa intendo). Dispiace constatare ancora una volta come la lezione di autori come George R.R. Martin sia stata assimilata solo superficialmente dalle “nuove leve” (voglio scrivere un fantasy per adulti, ma come? Eureka! Chiappe e budella, questo ci vuole), senza considerare che il labor limae sulla trama, che dovrebbe garantirle una certa linearità pur portando avanti intrecci differenti, sembra qui praticamente assente.
Insomma, si tratta di un romanzo interamente da buttare? Per fortuna no. Malgrado le vicende siano spesso inconcludenti, alcune scelte narrative sono senz’altro riuscite: ad esempio i biomanti, misteriosa setta di cui ancora si sa pochissimo, rendono la trama esoterica quanto basta per tenere alto l’interesse del lettore, e gli eventi all’interno della narrazione si susseguono in maniera assai adrenalinica. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una strategia di Skovron per distrarre il lettore da una vuotezza di contenuti, ma se anche fosse così, bisogna ammettere che il buon Jon l’abbia attuata alla grande.
Un altro elemento con cui Skovron se la cava bene è la concezione degli ambienti: creatività descrittiva e gusto per le atmosfere rendono indimenticabili alcuni degli scenari della storia, come il caratteristico Quartiere Paradiso, tra l’altro arricchito da un dialetto popolare tipico del luogo, spiegato nel glossario presente alla fine del libro. E qui ne approfitto per lasciare una piccola nota di demerito alla traduzione italiana, nel complesso gradevole, ma talvolta improbabile (“palle e ciufelli”?).
In conclusione, non mi sentirei di bocciare totalmente questo libro: è una lettura che consiglio a chi volesse esplorare le nuove proposte del fantasy odierno, un’opera leggera, decisamente non perfetta, ma in fin dei conti divertente. Senza contare che ci sono i pirati. I pirati rendono tutto più bello. Ti sei salvato in corner, Jon, vecchia volpe.
–Francesca Canapa–
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‘Il Potere e la Vendetta’ di Jon Skovron – Recensione
Francesca Canapa
- Narrazione adrenalinica;
- Ambientazioni interessanti e potentemente visive;
- Viva Sadie la Capra, regina dei pirati!
- Incoerenza interna delle vicende;
- Uso strumentale delle scene violente;
- Inconsistenza di molti personaggi;