Quante volte, leggendo i libri di George Martin, avete pensato che l’autore avesse alzato un po’ troppo il gomito? Vi sarà capitato almeno una volta, davanti a un cavallo che cambia sesso da un libro all’altro, oppure davanti a minime variazioni del colore degli occhi o dei capelli. È chiaro che errori del genere, in una saga lunga migliaia di pagine, possono capitare – e hanno comunque spinto Martin a chiedere la consulenza di Elio Garcìa e Linda Antonsson su tematiche di tale delicatezza. Ma in altri casi, a detta dell’autore, certi errori sono voluti: i numeri di un khalasar che passano da cinquantamila a centomila guerrieri a seconda di chi ne parla, oppure il conto del macellaio dopo una battaglia, sono dati che, anche per ragioni di verosimiglianza, non possono arrivare a tutti per la stessa fonte e con lo stesso grado di certezza. Come in un gigantesco telefono senza fili sparso sui due continenti principali di Planetos, le voci circolano con difficoltà, si ingigantiscono di bocca in bocca, giungono a raccontare qualcosa di totalmente diverso da quello che abbiamo appreso da fonti ritenute – a torto o a ragione – più affidabili.
Per questo motivo c’è un non so che di ironico nel fatto che, nel mondo del Ventunesimo Secolo, nel villaggio globale in cui ogni informazione è a portata di touch, la stessa cosa possa capitare proprio alle dichiarazioni dell’autore. Le frasi originali vengono interpretate, studiate, decodificate, sintetizzate; si legge tra le righe, si sintetizza, si arriva a scrivere – complice anche una certa volontà di “adescare” visite – titoli che ben poco hanno a che vedere con la fonte che pretendono di riportare. Così leggiamo, ad esempio, che “la serie ‘Game of Thrones’ durerà dieci stagioni” o, cosa ancor più capziosa, che “George Martin ha annunciato ‘The Winds of Winter’ per il 2016”. Queste informazioni non sono proprio false, ma non sono nemmeno del tutto vere. Inorriditi davanti a questo fuoco incrociato di balle, noi di Isola Illyon, come Uomini senza volto al servizio dei nostri lettori, ci siamo infiltrati nella nebbia di guerra che avvolge il web per svelarvi le esatte parole di Martin che hanno dato origine a questi clamorosi rumors. La verità è forse meno sconvolgente, ma è quella che ci interessa fornirvi.
Partiamo dal primo malloppo di rumors “gonfiati”: la notizia per la quale ‘Game of Thrones’ dovrebbe continuare fino alla decima stagione e/o avere necessariamente una conclusione in forma di film blockbuster. Quante stagioni della serie verranno prodotte, perciò? Tutto nasce da un articolo di Entertainment Weekly, uscito lo scorso 11 marzo, pubblicato nell’ambito di una copertura a trecentosessanta gradi dedicata a GoT (anche con la bellezza di quattro copertine variant). Nel pezzo citato vengono riportate delle vecchie dichiarazioni dei due produttori esecutivi della serie, David Benioff e D. B. Weiss (D&D, per gli amici), che confermavano una durata compresa entro le sette stagioni (ci starebbe, no? Sette Regni, sette libri, sette stagioni dello show televisivo). “Vediamo la luce in fondo al tunnel. Abbiamo ancora un lungo percorso da fare e tante cose da elaborare, ma sappiamo dove siamo diretti” aveva dichiarato Benioff, in occasione dell’annuncio che la HBO aveva opzionato la partecipazione degli attori per altre due stagioni.
Nello stesso articolo vengono riportate anche le più recenti esternazioni di Michael Lombardo, direttore della programmazione della HBO: “Abbiamo iniziato questo viaggio con David e Dan. È la loro visione. Come direttore del network e come appassionato, mi piacerebbe se la serie andasse avanti per dieci stagioni? Assolutamente“. È sempre Lombardo, poi, a dire che della faccenda non si è ancora discusso con i produttori esecutivi: “Avremo una onesta conversazione che esplori tutte le strade possibili. Se non fossero a loro agio con l’andare oltre le sette stagioni, io ho una fiducia incondizionata nei loro confronti e ho fiducia che la loro sarebbe la decisione giusta, per quanto orripilante possa essere per me. Quello che non farò sarà far continuare lo show oltre il punto in cui gli stessi creatori pensano che la storia sia finita”.
Sul versante parallelo, quello di un eventuale approdo nei cinema del capitolo conclusivo della serie televisiva, lo stesso articolo di Entertainment Weekly compie una rapida analisi, dalla quale figura un vivo interesse dello zio George, ma quando dà nuovamente la parola a Michael Lombardo emerge la vera posizione dell’emittente statunitense – clamorosamente fraintesa da molti siti, italiani e non: la HBO è molto prudente sull’idea di uno “switch” dal medium televisivo a quello cinematografico, non tanto per il taglio della serie, quanto perché teme che gli spettatori paganti possano viverlo come un vile tradimento dell’accordo con il network. Cautela e circospezione, dunque, altro che ufficialità! Le ipotesi più realistiche, allora, sarebbero le seguenti: da un lato uno spin-off cinematografico (magari, speculiamo noi, un flashback ambientato ai tempi della Guerra dell’Usurpatore… interessante, no?); dall’altro, l’intrigante ipotesi di una settima ed ultima stagione extralarge, non limitata dal canonico numero di dieci episodi. Questo sembra l’esito più credibile, sia perché la HBO ha già adottato questa strategia in passato (con ‘I Soprano’), sia perché la mossa eviterebbe all’emittente televisiva di dover negoziare ex novo i contratti degli interpreti: varrebbe infatti la sopra richiamata opzione contrattuale per la settimana stagione, quantunque più lunga del normale. E il patto implicito con gli spettatori non verrebbe tradito.
Il giorno dopo, 12 marzo, George Martin, sul suo blog Not a blog, ha pubblicato un lungo post (ecco a voi il link) in cui, con la solita ironia, ribadisce più e più volte di non saperne niente, dal momento che si tratta di decisioni della rete televisiva, sulle quali l’autore dei romanzi non ha, in sostanza, alcun potere. Quando si arriverà alla decisione, conclude Martin, “spero di avere voce in capitolo: ma la mia sarà soltanto una voce tra le tante, e c’è tutta una serie di fattori che possono entrare in gioco. Vi dirò, mi reputo incredibilmente fortunato ad avere come partner la HBO, e David Benioff e Dan Weiss. Sette stagioni, dieci stagioni, con o senza uno o due film dedicati… alla fine ciò che conta è che sia una grande storia, con un grande finale.“
Ma il travisamento forse più clamoroso ha riguardato, la settimana scorsa, un nuovo post sul blog martiniano (intitolato “Sorry, Saratoga”), con il quale lo scrittore ha annunciato di non poter presenziare alla World Fantasy Convention di Saratoga (5-8 novembre) e al Comic-Con di San Diego (3-5 aprile) in quanto impegnato in “molte cose”, tra le quali spicca la conclusione di ‘The Winds of Winter’, al quale l’autore si riferisce con il nome in codice di “figlio di Kong” – “King Kong” era il nomignolo scherzoso che aveva affibbiato, a suo tempo, a ‘A Dance with Dragons’. In una postilla afferma poi che, qualora riuscisse a completare il libro prima di questi eventi, potrebbe sempre cambiare idea. Al di là di questo, però, non c’è niente di concreto. L’editor dell’autore, poco tempo fa, aveva escluso una pubblicazione per l’anno in corso; ma lo stesso Martin ha più volte messo in chiaro che non annuncerà ufficialmente l’uscita del libro se non quando lo avrà completato in ogni sua parte. Per questo, a maggior ragione, fa specie leggere titoli palesemente votati al click-baiting, che lasciano maliziosamente intravedere un annuncio ufficiale del libro per il 2016. Niente di più sbagliato, niente di più lontano dal vero. L’annuncio arriverà, ma “non è questo il giorno”. Ristabilita la verità, quest’uomo può tornare al tempio del Dio dalle Molte Facce, nell’attesa di un nuovo incarico.
Un fantasy-oso saluto a tutti voi!
– Stefano Marras –