Facciamo un po’ di chiarezza sul tema della censura che ha rischiato – e ancora rischia – di compromettere Game of Thrones, trasmesso su Rai 4 e su Sky.
Partiamo da una doverosa premessa: lo scrivente è cattolico praticante, timorato di Dio; Isola Illyon non è luogo dove approdano peccatori (più o meno) né un ricovero di satanisti; né, infine, stiamo lanciando una massiccia campagna contro chissà quale forma mentis perché, su certe riflessioni, ove ponderate e ragionate, siamo perfettamente d’accordo. Trovate sia una premessa forzata, od eccessiva?
No, purtroppo.
Da che mondo è mondo, la censura si è sempre fatta sentire: nelle arti figurative non sono mancati esempi persino di persone illuminate come i Papi, uno dei quali (Clemente XIII) “evirò” le statue, sessualmente troppo esplicite, perché venissero in seguito ricoperte le loro parti “intime”, sorte simile a quella toccata alle figure dei dipinti; nel settore letterario, la censura ha spesso servito logiche di comodo e, molto più spesso di quanto si creda, di potere, che con la religione di questo o quello Stato c’entravano poco o nulla.
Alle volte, infine, la censura è stata applicata in buona fede (questo è il mio pensiero) con motivazioni valide ma con poco buon senso (e questo è ciò che vedo altrettanto spesso).
Più che la religione, da che mondo è mondo, il problema è l’uomo.
La censura ha sovente servito uno scopo, che era e resta quello “didascalico”, appropriato alla funzione di un magister (no, non uno dei prescelti di Azuth e Mystra), di un insegnante che “educasse” circa ciò che fosse giusto e ciò che non lo fosse: uno scopo quasi sempre nobile sulla carta, ma non altrettanto spesso negli intenti, e quasi mai nelle sue realizzazioni.
Oggigiorno si censurano parole, ma meno di prima: si censurano pensieri o personaggi, ma molto meno di prima. La liberalizzazione dell’informazione ha permesso che più o meno ogni cosa, se si voglia, si possa condividere (per quanto non sia discorso applicabile a certi Stati, ma non scendiamo nel particolare, perché non è nostra intenzione) con tutto il mondo e si possa essere portatori (ciascuno) di una personale verità che quasi sempre troverà potenziali riceventi disposti ad ascoltarla: che si tratti di youtubers, di bloggers, di giornalisti, di editori, di romanzieri e quant’altro, nel momento in cui si ottiene notorietà per qualcosa, ci si garantisce anche un ampio bacino di potenziali utenti… e viceversa. Non mancano casi di chi, ottenuto un certo bacino di utenti per le proprie idee, trasformi questo “tesoretto” in un trampolino di lancio verso la notorietà.
Ora, questa premessa introduce all’argomento vero e proprio, che potrebbe suonare simile (anche se di certo meglio organizzato sulla carta e non espresso come da una persona in stato d’ebbrezza) a quanto è stato detto in questo video, inerente una fiction mediasettiana rispetto a quel capolavoro sui generis (perché, diciamocelo, è tutt’altro che esente da pecche o fedele in tutto e per tutto) di Game of Thrones/Il Trono di Spade, del quale si è più volte parlato qui, su Isola Illyon, andando da mere riflessioni sul quanto copulino i personaggi in questa serie televisiva, al quanto siano decisamente belle alcune attrici protagoniste della serie (qui ne trovate un esempio mentre qui ne avete sotto gli occhi un altro) oppure sulla triste sorte ricorrente di Sean Bean (attenzione: contiene spoiler per chi non conosce le sorti dei personaggi di solito interpretati dal Boromir de Il Signore degli Anelli!) fino al tema della possibile interruzione della serie in Italia; vi basterebbe inoltre fare una ricerca tramite il tasto “search” (la lente di ingrandimento) per tirare fuori tutto quello che Illyon ha prodotto in merito a GoT. Su, non fate i pigri, trovate anche informazioni sui (ed interviste con i) doppiatori.
Con ciò, è noto a tutti coloro che hanno seguito GoT che nemmeno otto mesi fa (forse anche meno, dato che la cosa è esplosa tra aprile e maggio di quest’anno), in occasione delle repliche della serie televisiva, trasmessa su Sky e riportata in versione già edulcorata su Rai4, Luca Borgomeo, presidente dell’AIART, abbia richiesto l’immediata sospensione delle trasmissioni, “[…]perché il programma è volgare, pornografico, con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione[…]“; in più, si legge nell’allora comunicato, “[…]È tollerabile che la Rai, servizio pubblico, alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani? Si obietta che basti cambiare canale per non subire lo squallido programma: certo, ma perché in un Paese civile si deve sopportare l’incultura del servizio pubblico radiotelevisivo? La risposta amara è semplice: chi viola il buon senso e sperpera danaro pubblico è sicuro di non incorrere in sanzioni; chi dovrebbe erogarle è in tutte altre cose affaccendato!“
Se la cosa non toccasse direttamente qualcosa che ci sta a cuore, come sovente accade in Italia, si dubita fortemente che qualcuno avrebbe preso in mano una tastiera oppure carta e penna per eccepire al presidente dell’AIART che, per quanto l’intento sia nobile (al pari di quanto si diceva più in alto), è il buon senso a mancare decisamente in queste asserzioni.
Il problema è che GoT muove un giro economico che fa paura, trattandosi di una serie di estremo successo perché chiacchierata e chiacchierata, in un ciclo autosostenibile che si alimenta della propria stessa fama: e, a tempo perso, è anche fatta bene perché, al di là di soffermarsi sugli evidenti, palesi e fin troppo chiari intenti dei registi di puntare sul sempre efficace binomio di “violenza&sesso“, la trama risulta sempre viva, i personaggi tutt’altro che stereotipati e, in generale, la serie molto fedele alla storia originale. Dopotutto i produttori sono certi di guadagnare, e quindi ligi all’intento di “dato che comunque guadagneremo un sacco di soldi, tanto vale farla bene”: una politica che manca alle produzioni d’oltreoceano degli squallidissimi Eragon, Dragonball Evolution, Twilight, o Tekken Il Film, ma anche quelle nostrane con i cinepanettoni o altro soprannome abominevole a scelta (Amici Miei – Come tutto ebbe inizio , che è un vero insulto alla memoria di Mario Monicelli, fino a Colpi di Fulmine), senza dimenticare improponibile I Due Soliti Idioti che l’anno scorso nel breve periodo (e nemmeno tanto breve) ha guadagnato più del LO HOBBIT- Un viaggio Inaspettato, che la dice lunga sui gusti cinematografici nostrani.
Va da sé che GoT non è stato sospeso nemmeno per una puntata (sebbene la onnipresente mannaia giustizialista e falsomoralizzante sia sempre pronta a decapitare appena si mette la testa oltre l’angolo che fornisce copertura D&Distica del 50%).
Quindi, il timore di chi un po’ si preoccupa del buon gusto o della cultura è che se qualcosa finisse nel mirino della censura e non avesse un seguito di pubblico/ritorno economico parificabile a GoT, si perderebbe nei meandri delle limitazioni nostrane. Bisogna però anche dire che nessuno si nasconde dietro un dito: GoT è davvero una serie televisiva caricatissima sul sesso e sulla violenza, e di certo non è una serie per educande, così come gli stessi libri di Martin sanno essere decisamente crudi e realistici; è una serie che ha puntato a suscitare immenso scalpore e ha dovuto, ovviamente, cautelarsi nel presentare un prodotto che, al di là di attrici o attori di bella presenza o torbide scene di sesso, intrighi e depravazioni, fosse comunque un prodotto di buon livello in grado di garantirsi anche un buon successo di critica.
Il problema vero, tuttavia, sono le implicazioni di questi concetti: se davvero GoT è “diseducativo” (e di certo non è una serie da condividere con gli under 16, quantomeno) è pur vero che le operazioni di verifica della qualità sui palinsesti andrebbero estese ad oltranza, non perché noi di Isola Illyon sposiamo censure di sorta, ma perché non siamo ciechi di fronte a programmi che magari non mostrano scene di sesso (sì, certo: non si è mai visto nessuno copulare ne Il Grande Fratello; credici. Ehi, guarda quel maiale volante!) ma di certo non sono meno moralmente depravati, o scostumati, tra bestemmie varie e stili di vita che vengono offerti che sono decisamente deprecabili.
Non si faranno in questa sede nomi e cognomi, ma abbiamo trasmissioni in cui ragazzi o ragazze che non fanno una “well-loved club” nella vita (si ringrazia il Dottor Manhattan), secondo quelli che sono i più moderni dettami per essere davvero cool e di tendenza, oggigiorno, si corteggiano in una sorta di… bho, Casa di appuntamenti di Amsterdam in televisione (cit. Lo Zoo di 105); vediamo “opinionisti”, gente che magari non ha nemmeno la terza media e che sono solo persone di spettacolo, cioè intrattenitori, che dunque ci si chiede quali profonde riflessioni possano condividere con il genere umano, che sono pagati da perfette meteore televisive dato oramai non vengono più filate da nessuno, per riferire le loro illuminanti idee o esperienze di vita, come se esse dovessero essere formative o di qualche esempio o ispirazione (Leonida, Napoleone, Cesare, Gandhi, fatevi da parte, per favore) e assistiamo all’onnipresente mito dell’essere famosi tramite mezzi che, attualmente, sono quelli della rete (Youtube è la nuova frontiera per avere il trampolino di lancio); abbiamo fiction decennali di cui forse nemmeno gli autori si ricordano gli inizi in cui ognuno è diventato parente di qualcun altro attraverso matrimoni combinati che nemmeno i Power Rangers o le costruzioni del Meccano (tanto in Italia o si punta sulle fiction o sulle commedie: non si osa più né si torna al grande cinema che ci ha contraddistinti per anni, quello di Luchino Visconti, Leone, Monicelli, Lizzani, Fellini, Bertolucci… prima o poi ne parleremo, promesso, magari con qualche ospite d’eccezione).
Il Trono di Spade vuole essere depravato: vuole simboleggiare il peggio dell’uomo ed il suo meglio, nonché alcune sfumature di grigio tramite i caratteri complessi dei suoi personaggi.
Buona parte di ciò che è citato più in alto, invece, punta solo a stupire ed ottenere guadagni facili, spesso in fasce orarie tutt’altro che protette.
Appuntamento a tra una settimana per la conclusione!
– Leo d’Amato –