Tanti film, un’acclamata serie TV. Eppure i registi continuano ad ucciderlo. Perché? ATTENZIONE: può contenere spoiler!
Sean Bean è ormai entrato nel Valhalla degli attori fantasy. A partire dalla sua più famosa interpretazione di Boromir ne “La Compagnia dell’Anello”, fino al suo più recente Eddard Stark nella prima serie de “Il Trono di Spade”, ha dato prova che il mondo reale non è il suo campo preferito. Certo, non è apparso solo in produzioni inerenti al fantastico, ma siamo seri: il suo pezzo forte sono le parti che più ci interessano, quelle fantasy.
Inizia la sua carriera nel 1986, assumendo ruoli anche centrali, però in film scadenti o comunque non troppo meritevoli. Non si riesce ancora ad intravedere la passione per il fantasy che scaturirà di lì a pochi anni. Lo vediamo alle prese con Pierce Brosnam/James Bond in “GoldenEye”, mercenario insieme a Jean Reno e Robert De Niro in “Ronin” e terrorista incallito in “Giochi di Potere”. Si capisce già che la parte dell’antagonista gli piace assai.
Arriviamo così al 2001, quando, cioè, Peter Jackson decide di reclutarlo nella più famosa saga fantasy del nostro tempo. E lì dà buona prova di sé, almeno finché un gruppo di Uruk-Hai non decide di usarlo come puntaspilli. Nei successivi due film della saga comparirà solo in poche scene isolate (d’altronde, è defunto). E da lì comincia la sua vera esperienza fantasy/fantascientifica: lo troviamo in “Equilibrium” con Christian Bale, in “The Island” con Ewan McGregor e quel bel pezzo di figliola di Scarlett Johansson e nel ruolo di Zeus nel primo film della saga di “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo”. E non disdegna ruoli in film “storici”, come “Troy” o “Black Death”.
Più recentemente, Sean Bean è stato alle prese con “Il Trono di Spade” nel ruolo di Eddard Stark, nella scadente rivisitazione di Biancaneve di Tarsem Singh e lo si rivedrà presto su grande schermo nel nuovo capitolo della saga di Percy Jackson. Una cosa che salta subito all’occhio è il macabro destino dei personaggi interpretati dal povero Sean. Non tutti, ma un buon 80% di loro è il cattivo che alla fine muore e, la maggior parte delle volte, nemmeno in modo troppo indolore. Il nostro attore è stato ripetutamente impalato, decapitato, bruciato vivo, legato a cavalli da traino per strappargli le braccia dal corpo, impiccato, mutilato, ecc. Che i registi ce l’abbiano particolarmente con lui? O che sia una sua scelta di discutibile gusto? Toccherà chiederlo a Sean, sempre che sopravviva all’intervista.
– Giovanni Vietri –