Da qualche giorno è noto che il doppiaggio dell’edizione italiana verrà affidato al cast storico: eppure non tutti sembrano contenti di ciò! Ma perché?
I Cavalieri dello Zodiaco, nella versione originale Saint Seiya, rappresentano uno dei marchi di fabbrica per l’animazione, i manga (per i non addetti, i fumetti) e i giocattoli (oggi si parla di un considerevole mercato associato al collezionismo) che ha maggiormente segnato gli anni Novanta in Italia. Giochi Preziosi bombardava noi giovani nerd – che non sapevamo ancora di esserlo – con ridondanti pubblicità su Odeon TV, Telenorba e su altri canali locali nei cui palinsesti le vicende di Pegasus e soci venivano trasmesse, spesso in un loop continuo.
Ora, lo scrivente è un grande appassionato di ciò che ruota attorno ai Santi di Bronzo, dato che solo un appassionato con tendenze masochistiche avrebbe visto fino all’ultimissima puntata quell’obbrobrio di Saint Seiya Omega di cui vi ha peraltro reso partecipi in un paio di articoli (che trovate qui e qui: oh, mica devo soffrire solo io, eh! Un po’ per uno…): non passerò per il massimo esperto della materia, visto che molte cose sono poco conosciute od approfondite da parte mia (specie circa ciò che accade nel Sol Levante), ma la passione c’è e quello, si spera, conta maggiormente.
È quindi con un misto di curiosità, gioia e viva apprensione che ho accolto la notizia, apparsa almeno un anno fa, che riguardava il progetto in stato già avanzato di trasporre le vicende di Seiya/Pegasus sul grande schermo, concentrandosi tra le altre cose su un plot colmo di pathos, intrighi e lotte al potere (e di potere) com’è quello della ben nota Grande Corsa o, altrimenti, La Saga delle 12 Case: il tutto sfruttando la tecnica, oggi sempre più comune eppure “aliena”, quasi, della Computergrafica (o CGI).
Sarà perché l’impatto grafico era, fin dai primissimi fotogrammi, quanto di più lontano da certi canoni cui ero avvezzo (e che nemmeno Omega, con le armature simili a termosifoni ornati di swarovski, aveva saputo sconvolgere fino a questo punto – a proposito, ringrazio un tale di nome Luigi che mi cop cioè mi cit cioè riporta pari pari i miei articoli sulla bacheca di Ivo De Palma senza nemmeno spendere una parola sul fatto che non è farina del suo sacco e che l’ha copincollato da noi di Isola Illyon: grazie, tale Luigi, sei un amico!), vuoi perché solo rarissimamente il trasportare i propri eroi dalla carta alla cellulosa è una mossa azzeccata (si diceva del buon esperimento costituito dal recente Capitan Harlock) ed un altro motivo può essere il fatto che sia legittimo nutrire qualche dubbio circa il condensare nei tempi cinematografici, solitamente dalle due alle tre ore massimo, storie che, come nel caso dei Saints, hanno avuto sviluppi su carta in una ventina di albi (nell’edizione della vecchia Granata Press) e qualcosa come 73 episodi nella versione animata (per un totale di 24 ore circa di durata).
A questo timore si aggiungeva anche la consapevolezza che, spesso, chi porta delle vicende sul grande schermo tende a cercare di rendere l’opera fruibile anche a chi non abbia nemmeno una infarinatura della controparte cartacea e/o animata, col risultato che in genere almeno un quarto del film si perde in riassunti superflui e spiegoni imbarazzanti per chiunque conosca bene la storia dei propri beniamini e che trova una inutile perdita di tempo e pellicola.
Molti si potrebbero chiedere se il progetto sia troppo ambizioso, se affidarsi alla CGI sia una scelta azzeccata (tenendo conto che lo stesso capostipite Final Fantasy resta nella memoria per vari motivi, tra cui essere stato un film comunque di poco conto, a parte l’aspetto grafico), se sia opportuno, pur nella logica di una industria cinematografica alla canna del gas quanto ad idee originali, dedicarsi ad un reboot come quello dei Saints tentando di condensare così tanti eventi in un tempo comunque limitato e se, a prescindere dalla CGI, non sia un po’ troppo vistoso il restyle grafico delle armature.
La risposta è, nemmeno a dirlo, la pecunia o, per meglio dire, il merchandising: nessuno vive, di pie illusioni ed incanti, in un mondo ideale, quindi tutti sappiamo come certe cose funzionano.
La serie SS Omega è stata occasione, negli ultimi due anni, per riportare l’attenzione sul marchio dei Saints ed abituare il pubblico ad un design più ggggiovane e moderno delle armature; la Bandai non ha perso tempo nel lanciare una nuova serie di action figures/myth cloth associate a Legend of Sanctuary, cosa che rientra perfettamente nelle logiche di merchandising a questo si somma anche il lancio di un orologio da polso “commemorativo” dell’evento di quasi quarantamila yen (per la precisione 39.800, grossomodo quasi trecento euro tenendo conto anche delle spese di spedizione) in tiratura limitata, circa 1.200 pezzi soltanto, nel quale tra le altre cose il quadrante è stato fatto bene a livello di dettaglio, ma è concettualmente sbagliato visto che, come da immagini, il segno del Sagittario si trova in corrispondenza del numero romano XII (forse per metterlo nella giusta rilevanza visiva), il numero I è associato al Capricorno, il II all’Aquario, il III ai Pesci e così via: considerando il costo e questa fesseria concettuale, la voglia dello scrivente di accaparrarselo si è notevolmente ridotta, anche perché è visivamente abbastanza pacchiano (è acciaio placcato d’oro, nel caso in cui ve lo siate chiesti. E no, non vi permette di evocare le armature).
(NB: l’utente Daniele, nostro aficionados, ci segnala che probabilmente la scelta di abbinare i segni zodiacali a quei numeri romani “sfasati” dipenderebbe dal fatto che il detto numero romano non va inteso nell’ottica dell’ora, come sulla Meridiana dello Zodiaco, bensì del mese: il sagittario è difatti corrispondente al 12° mese dell’anno. Si ringrazia Daniele per la precisazione!)
Ora, fermo restando che in questo articolo non ci saranno commenti tali da indurre a qualsivoglia spoiler, andiamo a fare il punto della situazione su un tema particolarmente caldo, ultimamente (dove “caldo”= si stanno insultando le rispettive madri, copyright del Dottor Manhattan), che è quello del doppiaggio: nello specifico, andiamo ad approfondire se, almeno sulla carta, sia una scelta azzeccata o meno affidarsi in Italia al cast di doppiatori storici che, con le loro voci e i dialoghi meravigliosi spesso sono stati reinterpretati dallo scomparso Enrico Carabelli.
Saint Seiya Legend of Sanctuary: Confermato il cast storico
Questo era il titolo (o comunque uno dei titoli più spesso presentati) con cui veniva diffuso da Lucky Red e dai siti di settore la notizia che ha dato fuoco alle polveri, come si suol dire: il ritorno alle voci che abbiamo (tutti noi) attribuito sempre ai Cavalieri dello Zodiaco qui in Italia, ossia Sirio il Dragone/Marco Balzarotti, Crystal ll Cigno/ Luigi Rosa, Andromeda/ Andrea De Nisco e Phoenix/Tony Fuochi nonchè Lady Isabel/Dania Cericola, assieme all’immancabile (per i fans) Pegasus/Ivo De Palma. Quest’ultimo ha tra l’altro rilasciato un comunicato in cui ringraziava Lucky Red per la possibilità ma che, essendo stato praticamente copincollato in qualsiasi sito abbia anche solo accennato alla notizia, qui non troverete, dato siamo soliti andare controcorrente e magari ci auguriamo di riportare prossimamente un comunicato o un commento originale da parte dello stesso De Palma qui, per noi, per voi, su Isola Illyon.
Le polemiche sono scaturite perché, a detta di molti detrattori (il Sig. De Palma ha un seguito di affezionatissimi haters, va detto, secondo probabilmente ai calciatori Ibrahimovic e Suarez e a Scott Summers/Ciclope degli X-Men), a causa del tempo trascorso (l’anime in Italia è del 1990) e dell’età anagrafica che è avanzata, le voci di questi professionisti (giova ricordare che si tratta di persone serie che doppiano non perché non hanno di meglio da fare nella vita o come passatempo, in luogo della bocciofila) non sarebbero più adatte a venir adattate (scusate l’allitterazione) a personaggi nuovi, freschi (nel design) e giovani come i Saints ora appaiono.
Dovremmo fare anche una ulteriore divagazione, ragion per cui cercherò d’essere sintetico: i personaggi del manga sono tutti minorenni e di età compresa tra i tredici e i quindici anni, il che impose già all’epoca un aspetto grafico più maturo ed un cipiglio comunque più deciso in fase di trasposizione della serie animata, avvalendosi del lavoro del compianto Maestro Araki (che, se avesse assistito allo scempio perpetrato a danno di tanti suoi personaggi nella serie Omega probabilmente si sarebbe cavato gli occhi per il disonore, ma glissiamo) il quale rese graficamente molto più adulti i Cavalieri/Saints.
In forza di questo, le voci di Ivo De Palma (allora 28enne) e dei suoi colleghi potevano essere anche adatte e risultare scelte comunque comprensibili, così come comprensibili (per l’epoca) furono le scelte fatte circa la riscrittura dei dialoghi, il pluricelebrato tono aulico e colto introdotto (che, a detto dello scrivente, non può fare che bene in una produzione per ragazzi, dato è grazie a quei toni di pura epica che mi sono appassionato alla mitologia e alla lettura) e il modificare, in soldoni, nomi di personaggi, di colpi segreti e spesso di luoghi (Grande Tempio in luogo di Santuario, per esempio) o cariche (Gran Sacerdote in luogo di Pope).
Oggi, con voci di certo mutate (i professionisti di cui sopra hanno più di cinquant’anni), in molti si sono detti stupiti, delusi ed amareggiati per una scelta, riferiscono “meramente nostalgica” che snaturerebbe nell’essenza un’opera nuova e che ha visto nella sua controparte originale un deciso cambio proprio nel cast di doppiatori (Tōru Furuya, voce di Seiya/Pegasus, ha oggi circa 61 anni ed è stato sostituito da Kaito Ishikawa , classe ’93) dei quali il più “vecchio” è Kenji Nojima, nuova voce di Ikki/Phoenix e classe ’76. Alcuni sostengono anche che sia stata una “scelta a furor di popolo” per accontentare un’orda di vecchi trentacinquenni (?!?!) che volevano per forza rivivere i fasti della gioventù riascoltando le voci che hanno accompagnato la loro infanzia. Fa quasi libro Cuore dire queste cose.
Ancora, in tanti hanno anche posto dubbi (anche qui, “posto dubbi”= hanno tirato giù i Valar ed i Grandi Antichi di Lovecraft) circa il contenuto del doppiaggio, se i nomi dei personaggi verranno mantenuti nella forma a cui siamo avvezzi in Italia (Pegasus, Colpo del Drago Nascente, Per il Sacro Leo…) o se verrà conservata almeno la fedeltà all’opera (quindi Seiya, Rozan Shoryuha, Lightning Plasma…) in modo da accontentare almeno sotto questo profilo i fans.
Queste domande concettuali, per quanto lecite in un contesto ove esposte in modo sano, sono ovviamente da ostracizzare nell’ottica tanto di fanboys che a spada tratta difendano il cast storico a prescindere dal lavoro che verrà effettivamente svolto, sia nell’ottica dei detrattori che insultano un’opera e delle persone che ancora non hanno, ad ogni buon conto, messo mano all’opera stessa (che, si ricorda, dovrebbe arrivare a novembre nelle nostre sale).
Ciò che si può notare, contando i numerosissimi trailers ufficiali che circolano in rete (ancora un po’ e sarebbe lecito chiedersi se valga ancora la pena di vederlo, dato poco manco poco dal vedere giusto i titoli di testa e l’effettivo finale – e questa si, è una vera domanda concettuale) è che il tono dell’opera è alle volte tendente al comico in-volontario, che alcuni personaggi sembrano rappresentati in un modo differente dal solito (non grafico, ma proprio caratteriale) e che, trattandosi di un reboot, la storia differisce in alcuni punti da quella ben nota (e vivaddio, almeno qualcosa di diverso è bene accetto in questo senso). Complessivamente si è cercato di riproporre un’atmosfera che sappia anche trasmettere tensione ed esaltare i momenti topici, tentando di far affezionare il pubblico a questi nuovi, vecchi personaggi.
Si può anche porre un po’ di dati, affermando che forse forse il successo ottenuto è lungi da quello sperato, visti gli incassi non proprio esaltanti (si come si può vedere a questo link la prima settimana si è collocato al 5° posto e vabbè, essendoci anche un colosso come Frozen al 1° posto, ma poi è scivolato al 9° posto nella seconda settimana ed al 12° posto addirittura nella terza ed ultima di proiezione) e i commenti di solito non positivi da parte di chi l’ha visto (quelli negativi sono una marea, uno positivo e se non altro autorevole lo trovate qui, ma occhio agli spoilers!).
Ma questi solo possono dirsi fatti.
Punto.
Non si può giudicare altro dell’opera e nessuno può accampare ancora giudizi, salvo di chi l’abbia vista effettivamente e queste persone sono le UNICHE legittimate a parlare: quanto al doppiaggio, fermo restando il concetto che ciascuno è legittimato ad avere una propria opinione (ancorchè ponderata), è quantomeno onesto ammettere che non è possibile formulare alcun giudizio preventivo: un po’ per il rispetto verso i professionisti coinvolti nel progetto (personalmente, ho grandissima stima verso coloro a cui debbo alcuni dei momenti più belli della mia infanzia e di certo i più belli se ripenso ai cartoni animati che amavo ed amo ad oggi), un po’ perchè, per l’effetto Minority Report, non è possibile giudicare qualcuno che ancora non abbia fatto nulla (di male).
Se proprio si vorrà insultare (nell’ambito artistico, rigorosamente, eh!) coloro che lavoreranno al progetto (nota bene, “lavoreranno”, non è che giocano a fare i doppiatori), si consiglia almeno di attendere l’uscita (e la visione) dell’opera, dato che giudicare qualcosa non conoscendola è indice di profonda ignoranza, supponenza e superficialità.
Per amor di onestà, è vero che sarebbe forse stato più indicato designare per un progetto nuovo anche un nuovo cast in modo da dare, più che altro, un taglio netto anche mentale, oltre che visivo ed uditivo, con l’opera “classica”, ma è del pari impossibile credere che chi si fosse recato al cinema sarebbe riuscito a togliersi dalle orecchie le voci di Balzarotti, Fuochi e compagni e non provare, pur con il rispetto verso gli eventuali, ipotetici nuovi doppiatori, un certo senso di disagio/fastidio (per dire, ogni volta che ascolto la versione de La Leggenda Dei Guerrieri Scarlatti con il doppiaggio italiano differente ed i nomi di colpi e personaggi originali , la voce che Patrizio Prata dà a Seiya ed al suo ryuseiken mi fa lo stesso effetto delle unghie sulla lavagna. Nulla contro il doppiatore, che ho apprezzato in numerosi altri ruoli – tipo il Go di Shin Getter The Last Day in cui dava fiato ai polmoni un bel po’- ma è lo stesso effetto prodotto dal nuovo doppiatore italiano scelto da Tom Cruise per La Guerra dei Mondi , con risultati abbastanza discutibili a mio giudizio).
Se è vero che il cast storico ha dalla sua l’età, è anche vero che ha però l’esperienza e la dimestichezza nell’interazione e nella resa recitativa dei personaggi, quindi è anche plausibile credere che con un buon mixaggio l’aspetto anagrafico possa venir bypassato (è noto che, per esempio, in Her/Lei, Micaela Ramazzotti abbia doppiato tutto sommato bene la Johansson ma sia stata mixata abbastanza male da far sembrare la sua voce sempre fuori campo).
È’ anche vero che allo scrivente la CGI applicata ai cavalieri fa un bruttissimo effetto ed i timori, come detto in apertura, superano le speranze ma, ad onor del vero, il doppiaggio non era proprio tra i miei pensieri.
La cosa che appare strana è la netta spaccatura tra le due frange, coloro che sono convinti della bontà della scelta di Lucky Red e coloro che al contrario la tacciano come una scelta assurda e “facilona”: tutto questo solo per la notizia della scelta del cast di doppiatori, senza nemmeno aver avuto occasione di assistere ad un solo trailer italianocon le voci scelte; magari, polemiche innescate da chi, fino all’altro ieri, avrebbe difeso a spada tratta il doppiaggio storico, giudicato comunemente il valore aggiunto all’opera italiana.
Ora, alcuni potrebbero credere che sia un fenomeno del tutto italiano, farsi tutti ‘sti problemi per una cosa simile ma non è così lontano il tempo in cui si era arrivati a fare una petizione da indirizzare al presidente Obama perchè impedisse di scritturare Ben Affleck al posto di Christian Bale nel ruolo di Bruce Wayne/Batman nel nuovo film “Batman Vs Superman”: cioè, arrivare a scrivere al presidente degli Stati Uniti per una cosa simile fa sembrare intelligente e colta la polemica che divampa sul doppiaggio dei Saints in Italia.
Non ci resta che attendere novembre – la data precisa non è nota- per poter assistere alla proiezione del film.
E giudicare dopo la visione.
Nel frattempo, coloro che già sanno che sarà brutto possono preparare le torce ed i forconi: non sia mai che i doppiatori fuggano all’estero per evitare il linciaggio, nella miglior tradizione di Lupus in Tabula.
N.B. Salutiamo anche Luigi che ci segue! Se usi il tasto CTRL+ C bada di comprendere nel testo anche il nome dell’autore dell’articolo! Non può fare che bene!
– Leo d’Amato-