Se siete sopravvissuti alla precedente recensione, in cui abbiamo iniziato a delineare la violenza carnale perpetrata ai danni dei Saints di Atena: ora, per non perdere tempo e toglierci subito il dente dolente, andiamo ad analizzare la prima delle due stagioni che compongono la serie di Saint Seiya Omega, a loro volta suddivise (idealmente) ciascuna in due serie. Lunghe introduzioni sono superflue, dato che tutto quello che si poteva già accennare è stato detto nell’articolo di cui sopra, quindi allacciamo le cinture, indossiamo la cloth e partiamo!
N.B: Preciso anche che, in una simile recensione, gli spoilers sono cosa normale, quindi non scrivetemi in ventimila perché vi ho rovinato la sorpresa anche perché… al massimo, è Kurumada ad averci rovinato l’infanzia. Chiusa parentesi.
Saint Seiya Omega: Stagione I, Prima Serie
Su un’isola sperduta, ma rigogliosa lady Saori/Isabel/Atena vive oramai da molti anni assieme a Mylock/Tatsumi, recando su di sé le tracce del Cosmo Oscuro con cui Mars l’ha infettata tredici anni prima, durante l’assalto al Santuario e il tentato rapimento, sventato dall’intervento di Seiya di Sagitter, in seguito scomparso (ne accennavamo nella recensione precedente).
Assieme ad Ella, vivono Kouga, un trovatello allevato da Saori e aspirante (e riottoso) cavaliere della costellazione di Pegaso e Shaina/Tisifone, che fa le veci di istruttrice del Saint. La tranquillità della situazione viene interrotta dall’ennesimo attacco di Mars (oh, ma Atena la difendete come si deve o no? Possibile che tutti la trovino così facilmente?) che approfitta di una dea particolarmente indifesa e fa per rapirla: a nulla vale il ridicolo intervento di Tatsumi (che, a questo punto della serie, avrà minimo sessant’anni) e l’attacco di Shaina per difendere Saori, perchè è un dio quello che affrontano (anche se disegnato in modo ridicolo). In Kouga si ridesta “lo spirto guerriero” e, impiegando il Clothstone (le comode e fashionissime gemme tramite le quali è possibile evocare le armature, frutto del cataclisma portato dal Cosmo Oscuro invocato dalla misteriosa Medea), riveste l’armatura del raccomand del cavaliere di Pegaso. Inutile dire che l’inesperienza e l’assenza di capacità combattiva portano il novello Saint a fallire e quasi a morire: Saori viene rapita e Shaina infettata anch’ella dal cosmo oscuro pur di salvare l’erede all’armatura di Seiya.
Kouga decide così di partire dall’isola “per sconfiggere Mars e salvare Saori” (viva la modestia) e Shaina sentenzia che “la Clothstone ti indicherà sicuramente la via”: con un protagonista senza quindi una meta, senza una destinazione, senza un’accidenti di idea precisa di dove andare, possiamo già dalla seconda puntata iniziare ad apprezzare il lavoro sopraffino degli sceneggiatori della serie.
Kouga arriva sulla terraferma e subito incontra (vedete un po’ che fortuna!) un altro Saint della nuova generazione, Souma del Leone Minore, Elemento Fuoco, che gli spiega (e spiega quindi a noi spettatori) come funziona il discorso degli elementi: Kouga scopre che il proprio elemento è la Luce e viene a conoscenza del fatto che i Saint ggggiovani oggigiorno non vengono più massacrati di botte come normalmente accadeva in passato, sfidando i propri maestri o i compagni in duelli mortali per il possesso della cloth, oppure affrontando prove come invertire il corso di una cascata, congelare le gambe di un gigantesco orso polare, fare cinquemila flessioni appesi per i piedi su baratri a strapiombo o sopravvivere in isole vulcaniche in cui la temperatura oscilla dai +50 ai -20: nossignori, oggi i Saint si “allenano” a Palaestra (sic…), la Scuola per cavalieri dove è possibile studiare, imparare a padroneggiare i propri elementi e migliorare assieme ad altri cavalieri, scuola che si tiene in una sorta di castello, con stufe, MENSA comune, un preside anziano con la barba e e dove gli insegnanti tengono lezioni in classe…vi ricorda per caso Hogwarts, la scuola di Harry Potter? Si? Che strano…
Souma (che desidera vendicare la morte di suo padre, il cavaliere d’argento della Croce del Sud) inoltre informa Kouga che, a differenza di quanto lui creda, Atena sta bene e che non può essere vero il fatto che ella sia in pericolo, cosa che verrà confermata da Yuna dell’Aquila (non la città abruzzese…), Elemento Vento, una saint donna che ben presto si aggrega alla compagnia e, giusto per sfanculare una tradizione millenaria, nell’arco di una sola puntata rinuncerà alla maschera che le copre il volto e che, ricordo, tutti i Saint donne dovrebbero portare per nascondere la propria femminilità (e non per sessismo), pena l’innamorarsi o l’uccidere l’uomo che le abbia veduto il viso: ella inoltre è intelligente e studiosa e “fin troppo ligia alle regole” (ciao Hermione Granger, anche tu qui?) e riesce a leggere gli astri.
Praticamente Claudia che fa l’oroscopo su Love FM.
A Palaestra, a parte i prevedibili episodi di bullismo tipici delle scuole moderne (so’ regazzi!) e molto poco di un luogo consacrato a forgiare i Cavalieri di Atena, Kouga stringe amicizia con Ryuho del Dragone, Elemento Acqua, il figlio di Shunrei/Fiore di luna e di Shiryu/Sirio: quest’ultimo, apprendiamo, è stato corrotto dal Cosmo Oscuro, ha perso tutti e cinque i sensi ed è impossibilitato a muoversi da I Cinque Picchi. Ora, polemiche a parte… Madonna Santa, ma che sfiga! Che ha fatto di male Sirio agli sceneggiatori per finire cieco e simile ad un vegetale ogni cacchio di battaglia? Persino i gatti neri si grattano quando lo incontrano. Vabbè.
Ryuho è affetto da una salute cagionevole e da costituzione debole ma, in tutta la serie, si ricorderà di esserlo giusto due o tre volte , saccagnando di botte nel frattempo chi gli si parerà davanti. Coerenza Mode: ON.
Ben presto si tiene un torneo stile Guerra Galattica (dei poveri) tra i cavalieri: il premio è diventare un Silver Saint (all’epoca si sfidavano per un’armatura d’oro… eh, la recessione è arrivata anche qui!) e poter incontrare Atena, cosa che è l’obbiettivo di Kouga, che è ancora convinto che Saori sia stata rapita; la Dea, inoltre, giunge a Palaestra proprio durante il Torneo, cosa che spingerà il protagonista a tentare di incontrarla di soppiatto per accertarsi che ella sia davvero al sicuro.
Tuttavia il torneo, che aveva anche visto eccellere Eden di Orione, Elemento Fulmine, viene interrotto da un ennesimo attacco dei Martians, i combattenti di Marte, favoriti da un traditore all’interno di Palaestra, ossia addirittura il Preside Ionia, il cavaliere d’oro del Capricorno, che sorprende Kouga nelle sale della “nuova” Atena: costei è una ragazzina di nome Aria, latrice anch’ella di un cosmo di Luce, proprio lo stesso di Saori.
Questo ci permette di comprendere come in effetti i Saint di questa generazione non abbiano mai avuto modo di incontrare o conoscere la vera Atena, dato il nome Saori non dice nulla o quasi a nessuno dei compagni del novello cavaliere di Pegaso e che quindi il fatto tutti ripetessero che Ella stesse bene era dovuto al fatto che Aria ed il suo Cosmo provenissero sempre, come al solito, dal Santuario.
Questo, per quanto possa spiegare le cose nell’ottica dei nuovi Saints, che ad eccezione di Kouga non sapevano proprio chi fosse Atena, non spiega invece un accidente circa i vecchi saints, specie quelli minori come Gerki/Geki dell’Orsa, diventato uno steel saints ed un insegnante (….) che Saori, la VERA Atena, l’avevano incontrata e difesa. Facciamo finta di nulla…? Facciamo finta di nulla.
Aria viene portata via da Ionia e consegnata a Mars che si avvale del Cosmo di Luce della giovane per radere al suolo il vecchio santuario ed edificare al suo posto la Torre di Babele (non chiedetemi nulla , per pietà), la quale inizia a drenare il cosmo della Terra per dar vita alla utopia del Dio della Guerra, ovvero rendere abitabile il pianeta Marte, un nuovo Eden: i bronzini Kouga & Co., guidati saltuariamente dallo spirito di Seiya, affrontano così un viaggio per riprendersi Aria e, una volta salvatala, per distruggere i Nuclei degli Elementi, luoghi mistici sparsi sulla Terra dalla steppe del nord alla giungla pluviale fino ai deserti (viaggio che loro affrontano restando sempre vestiti uguali e percorrendo centinaia di migliaia di chilometri nello spazio di una puntata…), ciascuno dei quali incarna uno degli Elementi.
Una volta distrutti i Nuclei, la Torre di Babele perderà la capacità di risucchiare l’energia della Terra e il pianeta sarà salvo ed è con questo obbiettivo che Kouga e compagni partono per eliminare la minaccia alla Terra.
Avete presente gli RPG giapponesi con grafica bidimensionale degli anni ’90 e trama piatta uguale? Ecco, siamo li.
Ad accompagnarli in questo fantastico viaggio anche Haruto, il Saint Ninja del Lupo: so che l’ho già detto ma a me pare un plagio ed assieme una fesseria immane inserire un saint ninja che sembra un richiamo fin troppo palese a Naruto.
Durante il viaggio, quando oramai tutti i Nuclei oramai distrutti, si scoprirà che Eden di Orione è anch’egli un traditore (anche se in buona fede), perchè è figlio di Mars, ed addestrato fin da bambino a difendere Aria che ricoprirà il ruolo di nuova Atena nell’Utopia di Mars; la sorellastra di Eden, Sonia, è invece colei che ha ucciso il padre di Souma; la madre di Eden è proprio la Medea che ha portato il cataclisma del Cosmo Oscuro sulla Terra; Kouga apprende infine che in lui è insito anche il Cosmo di Tenebre e non solo quello di Luce e che è in qualche modo legato ad Aria, quasi fossero fratelli; Aria infine si ridesta appieno come nuova Atena.
I novelli Saint si sollevano contro Mars ma vangono sconfitti, Aria uccisa, il suo Cosmo rubato ed un nuovo grande Tempio con le nuove Dodici Case dello Zodiaco viene eretto, occupate dai Gold Saints fedeli al Dio della Guerra. Il cosmo della Terra inizia ad essere drenato e una meridiana di dodici ore segna il countdown verso la distruzione.
Nessuno ha spiegato COME dei Gold Saints e delle Gold Cloths abbiano preso ad obbedire a Mars fregandosene dell’appartenenza ad Atena. Facciamo finta di nulla anche qui? Ok.
Saint Seiya Omega: Stagione I, Seconda Serie
Questa parte possiamo riassumerla alla veloce: Kiki, il discepolo di Mur/Mu, è il nuovo Saint dell’Ariete ed è l’unico Gold fedele ancora alla vecchia Atena incarnata da Saori, assieme a Gembu, Saint di Libra/Bilancia; tutti gli altri, consapevolmente o meno, seguono Mars come nuovo “Grande Sacerdote” e vicario di Atena, assieme alla quale edificare il nuovo mondo. Quindi, possiamo dire che: Kouga blablabla contro Harbinger del Toro, mazzate tra Ryuho del Dragone e Paradox dei Gemelli, una sorta di ninfomane con sdoppiamento di personalità, Yuna blablabla Schiller del Cancro, Haruto & Souma blabla settimo senso contro Mykene del Leone, Eden si ravvede soccorrendo i New Bronzini e blabla botte con Fudo della Vergine, Ryuho e Haruto combattono contro Tokisada di Acquario che viene sconfitto, Souma contro Sonia, nel frattempo promossa a tempo determinato a Gold dello Scorpione, Kouga blabla settimo senso blabla Ionia del Capricorno (che pare abbia tradito Saori/Atena perchè, amandola “come donna”, voleva che Mars potesse conquistare il mondo e liberare Saori dal destino di essere sempre in pericolo per difendere l’umanità) ed infine tutti contro Amor dei Pesci, latore di Cosmo Oscuro e fratello di Medea. Kouga e Eden collaborano, blablabla flashback di Mars che spiega perchè voglia distruggere l’umanità edificando un nuovo mondo (motivazioni trite e ritrite) e Mars viene sconfitto; l’Oscurità di Kouga si ridesta avvolgendolo e controllandolo e si scopre che egli era portatore dello spirito di Apsu, il Dio delle Tenebre, l’entità invocata da Medea molti anni prima durante il primo scontro tra Mars e Atena. Seiya ritorna, Kouga si riprende dalla possessione ed affronta il Dio ridestatosi indossando la cloth di Sagitter, sconfiggendolo.
Tutto finisce bene… o no?
Saint Seiya Omega: Stagione II, Prima Serie
I Saint si preparano ad una nuova Guerra Sacra, questa volta contro Pallas, dea dell’Amore, legata da antico affetto ad Atena ma adesso solo da rancore: una maledizione unisce le due divinità e quando la nuova dea appare in forma di bambina, Ella inizia a drenare energia vitale da Saori/Atena, che prende invece ad indebolirsi.
Seiya interviene ma gli manca il coraggio di uccidere la divinità dato l’infantile aspetto: e così uno dei Quattro Re Celesti, Titan, riesce a portare in salvo Pallas, rivelando che presto lui e gli altri Pallasite (i seguaci di Pallas) presto verranno a reclamare il mondo, appena la loro divinità sarà cresciuta abbastanza: appare fin da subito strano che i devoti della dea dell’amore sappiano controllare il tempo e indossino le chronotector, armature robustissime, ma in questo marasma iniziale sono cose che magari si notano di meno, dato all’inizio ci sono alcune idee positive a caratterizzare la serie (tipo, non si parla più di Elementi e tornano le armature vecchio stile in luogo delle Clothstone).
I nuovi bronzini apprendono che le loro armature si digievolv si rigenerano non tanto col sangue di cavalieri d’oro o di Atena ma elevando il loro stesso cosmo (vedete il progresso!), un modo pratico e comodo per abbattere una delle ultime cose ancora in piedi della serie classica e non offendere i bimbetti che potrebbero impressionarsi a mostrare un po’ di sangue: per fortuna, nel processo di powerizzazione cessano di assomigliare a delle tutine da ginnastica per assomigliare a delle armature vere e proprie… dal design simile a quello di un termosifone con gli swarovsky, ma apprezziamo lo sforzo. Inoltre, oltre il Settimo Senso, si apprende che esiste il cosmo ultimo, quello che rappresenta il potere supremo… no, non l’Ottavo Senso, che qui nemmeno viene menzionato, ma “il potere che anelano i Saints e che MAI NESSUNO HA RAGGIUNTO PRIMA”, ossia L’Omega: viene da chiedersi da dove sia balzato fuori questo potere che Seiya e compagni mai hanno ventilato di poter raggiungere, anche perchè avevano GIA’ risvegliato il cosmo ultimo-ultimo ridestando anche le cloth divine. Facciamo finta di niente nuovamente, ma è davvero troppo.
Dato poi evidentemente non c’erano abbastanza personaggi principali, si punta su un nuovo comprimario, Subaru, uno Steel Saint dotato di una cloth meccanica e che fin dalla primissima apparizione, senza il minimo colpo di scena, già si capisce nasconda qualcosa di sinistro: con tutti questi personaggi, e con quelli cui si darà spazio in seguito, Haruto, Souma e Yuna vengono pesantemente ridimensionati, mentre Eden quasi sparisce del tutto: se non altro il ritmo ne guadagna, a parte le solite parti con dialoghi inutili e che fungono da riempitivo.
Nel corso della guerra contro i Pallasite assistiamo al ritorno sul campo di battaglia degli Steel Saint originali della serie classica, dei bronze leggendari compreso Ikki di Phoenix (ma vieeeni) ed alla discesa in guerra di Atena, Seiya e dei gold superstiti (Fudo della Vergine, Harbinger del Toro, Integra dei Gemelli, Shiryu/Sirio della Bilancia, Kiki dell’Ariete), i quali si riuniscono tutti quanti davanti alla Porta del Tempo, che protegge l’accesso a Pallasbeltha, la fortezza di Pallas (i disegni sono ispirati all’architettura di Firenze, per inciso).
Saint Seiya Omega: Stagione II, Seconda Serie
I Saints invadono il luogo più protetto di Pallas, che nel frattempo continua a crescere man mano che risucchia il cosmo di Atena: diversi Pallasite intervengono a sbarrare loro il passo, ma l’arrivo dei Saints Leggendari favorisce l’avanzata di Atena (e toglie spazio alla crescita ed alle scene dedicate ai nuovi bronzini): viene compreso che per affrontare le Quattro Corone Celesti sarà necessario ridestare il famoso Omega che, as usual, verrà raggiunto dai soli Kouga e compagni, pur con esperienze di battaglia, potere ed effettiva utilità pari a zero rispetto ai Seiya, Shiryu ed altri. Seguono vari momenti dal ritmo più elevato, alcune battaglie divertenti, diversi momenti “mbè” e molti momenti “maandateveneaff”, tipo quando con una leggerezza impressionante alcuni gold scelgono di usare l’Urlo Di Atena /Athena Exclamation (che comporta infamia e marchio di “traditori” per l’eternità) per affrontare un nemico che una sceneggiatura del cacchio ha reso fin troppo potente e fuori scala (tipo quando in un gdr il master fa affrontare un semidio a personaggi di 5 livello).
Infine, si scopre anche che i Quattro Re stanno solo sfruttando Pallas per favorire il loro vero Signore, un Dio non ancora rivelatosi e che vuole approfittare della sicura debolezza di Atena, una volta che si sarà scontrata contro la Dea dell’Amore.
L’unica cosa positiva è che i disegni migliorano nelle ultime puntate, così come il dettaglio delle armature, specie quella di Seiya di Sagitter che finalmente si priva di quell’imbarazzante sciarpone bianco per far digievolvere la cloth del Sagittario in qualcosa di molto più decoroso e quasi da antichi fasti di serie classica.
Telefonatissima giunge anche la battaglia finale contro il vero Dio e l’happy ending conclusivo: se non altro, Seiya e Saori si capisce si amano davvero e che il nostro cavaliere del Sagittario è riuscito, dopo solo trent’anni di mazzate in nome della Dea e scontri con divinità e cavalieri che gli hanno rimescolato variegatamente gli organi interni a suon di botte e colpi segreti, a far innamorare di lui la Principale. So’ soddisfazioni.
GIUDIZIO FINALE (finalmente!)
La serie riesce ad intrattenere, e può persino risultare piacevole come passatempo, oscillando tra un voto sei per la prima stagione ed uno stiracchiatissimo sei e mezzo/sette per la seconda,fin tanto che non si fanno paragoni con la serie classica, come design o come coerenza, o ne si valuta la fedeltà a sè stessa, dato nella seconda stagione il tema portante, gli Elementi, viene del tutto abbandonato e le clothstone quasi del tutto dimenticate.
La grafica è quella che è, povera e essenziale anche se colorata, con armature che nelle loro digievoluzioni passano da armatutine ad armature swarovsky, di sicuro meno squallide ma abbastanza squadrate da essere ridicole e ricordare un mecha o robottone giapponese che dir si voglia; le animazioni sono decenti e solo alcuni scontri sono davvero gestiti con un minimo di mosse che i personaggi si scambiano, al di là del “colpo segreto che risolve tutto alla fine” ; ma è il tono dell’opera ad essere troppo infantile fin dalle prime battute per poter diventare qualcosa di più serio col passare del tempo: le morti di alcuni personaggi colpiscono, certo, alcune lasciano l’amaro in bocca, ma metterci quasi cento puntate per affezionarti a qualcuno è un po’ troppo, a mio parere, segno che la psicologia di molti cavalieri è poco sviluppata, così come sono spesso poco o per nulla sviluppati spunti di trama interessanti che vengono gettati li, come riempitivo, e poi dimenticati in toto (per esempio, una sorta di gelosia di Kouga verso Seiya che è palesemente legato a Saori, oppure certe rivelazioni nella seconda stagione).I corpi dei Saints sono diventati troppo efebici, quasi femminili, con pochissima muscolatura (l’assenza di Araki pesa come una montagna) e sangue se ne vede poco o nulla, forse per non spaventare i bambini (?), cosa che ancora ancora reputo giustificabile nell’ottica dell’ottusità nostrana della censura di Mediaset e Rai, meno se si tratta di un Giappone in cui l’Uomo Tigre e Kenshiro (ma anche gli stessi Cavalieri) di sangue ne gettavano a litri.
La trama offre pochi colpi di scena, sopravvivendo in larga parte sulla speranza dei fans di assistere al ritorno dei cavalieri della serie classica e scoprire il cosa è successo o succederà dopo le battaglie che li hanno fatti maturare.
Si salva solo la colonna sonora, riciclando alcuni temi classici (e presentandoli in modo un po’ più giovane) e inventando un bel tema musicale, Eternal Saints, che però finisce per essere usato in ogni momento topico al punto di perdere un po’ di efficacia.
Glisso sulle tante domande concettuali che la serie non chiarirà mai e che servirebbe un altro articolo per affrontare (e la voglia non c’è, ammetto).
Resta un complessivo amaro in bocca per quello che è stato fatto, e quello che avrebbe, invece, potuto essere questa opera, che si è limitata a sfruttare il brand affermato dei Saint Seiya, oltre a spianare la strada al film in CGI di prossima uscita: checchè gli ascolti abbiano premiato una serie che, si diceva, andava in onda in un orario disgraziato (alle sei e dieci circa del mattino della domenica), questo non è effettivamente indice di gradimento, altrimenti gli stessi Cinepanettoni o film porcate come “Amici Miei-Come Tutto Ebbe Inizio”, “Fuga di Cervelli” e quelli di Mandelli & Biggio sarebbero capolavori, considerando gli incassi. Magari sarà il mercato dei myth cloths che ci rivelerà l’effettivo successo dell’operazione.
Quantità non vuol dire qualità: riusciremo mai a farlo capire?
– Leo d’Amato-