Il fenomeno cinematografico di inizio 2014, Capitan Harlock, è sbarcato in Italia! Noi di Isola Illyon abbiamo visto questo film, questa la nostra recensione!
L’universo è la mia casa… la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca e mi invita a vivere senza catene… la mia bandiera è un simbolo di libertà
Mi perdonerete se l’introduzione è una delle citazioni più romantiche, importanti e significative associate all’opera scaturita dal genio (e dalla matita) di Leiji Matsumoto nel 1976, ma mi è parso un doveroso omaggio che non potevo esimermi dal formulare, doveroso quanto – probabilmente – la realizzazione del lungometraggio in 3D del quale vi presento la mia opinione.
C’è da dire che Capitan Harlock è un fumetto, nonché un anime, che significa moltissimo per tutti gli over 30, che possono dire “io c’ero” ai tempi in cui il cartone animato veniva trasmesso su Rai 2, nel lontano 1979 (ebbene sì, all’epoca il palinsesto della Rai non contemplava solo la Clerici o Insinna in tutte le salse, né l’onnipresente Conti). Valori come la libertà del singolo, il salvare dai soprusi dei potenti gli umili, il battersi anche contro il Potere (con la “P” maiuscola) pur di fare la cosa giusta, nonché arrivare al sacrificio di se stessi in nome di un ideale, sono tutti contenuti che solamente oggi, in un’epoca costituita da Naruto e Peppa Pig, e da altri cartoni di quart’ultima categoria, può sembrare strano associare al valore educativo di un anime; in qualche modo, Harlock è sempre stato questo, e qualcosa di più, perché era un anti-eroe, un personaggio che alle volte esprimeva solo con uno sguardo una profonda umanità celata da un muro di forza d’animo e di determinazione assolute, un personaggio luminoso in un mondo oscuro.
È quasi superfluo dire che l’opera trasmessa dalla Rai ha subìto pesanti censure, specie in alcuni dialoghi (certe scene non sono mai state doppiate nemmeno nei DVD in vendita) o parti violente o di nudo, e ci fu persino chi, ai piani alti, ebbe da ridire sulla sigla (fonte: Wikipedia) perché potenzialmente idolatrica del fascismo: questo valga per tutti coloro che rompono l’anima oggigiorno per le varie censure operate dalla Mediaset sui loro “palinsesti animati”, che però curiosamente risparmiano contenuti violenti e diseducativi d’altro genere. Nonostante questo, ad ogni modo, Harlock ha, se non altro, conservato i suoi contenuti e valori quasi intatti.
-LA TRAMA GENERALE-
Per coloro che non conoscono il personaggio, un brevissimo accenno alla storia base, dato che poi ci sono anche altre serie (la SSX, L’Anello dei Nibelunghi, Endless Odissey…).
Nell’anno 2977 (sì, Matsumoto guardava DAVVERO oltre, quando si parlava di futuro, e non lo intendeva “vicino” come coloro che, descrivendolo, ci vedevano già nel 2010 usare i jet-pack e le auto volanti), la Terra vive un momento difficilissimo: a fronte di una sostanziale “pace” ottenuta con un lassismo e un disinteresse dilaganti, c’è una classe politica corrotta che governa i popoli ammorbando e mortificando l’intelligenza e lo spirito di ciascuno nascondendo la testa sotto la sabbia, ossia negando l’esistenza di problemi, lavorando perché le preoccupazioni – e quindi il dissenso – siano minime o non esistano proprio, così da evitare che possano nascere complicazioni.
Le macchine hanno integrato l’uomo, sostituendosi ad esso, e il pianeta è ridotto ad un fantasma di se stesso, a causa dell’impoverimento di tutte le risorse, sfruttate oltre il limite del ragionevole buon senso, al punto che le materie prime vengono recuperate da altri pianeti. I dissidenti, coloro che invitano gli animi a scuotersi e non accettano lo stato delle cose, vengono invece esiliati nello spazio e bollati come fuorilegge (come il nostro Capitano).
Nonostante questa assenza di interesse che il nostro pianeta possa costituire, un giorno una sfera gigantesca precipita sulla Terra portando morte e distruzione tra molte persone, compresi alcuni scienziati di grande fama: la Pennant, questo il nome della sfera, è stata inviata a titolo di monito da una razza aliena, gli abitanti di Mazone, che vogliono conquistare l’ex pianeta blu (erano alieni educati, e non esisteva proprio iniziare un attacco senza avvisare). Capitan Harlock, compreso il messaggio riportato in calce sulla sfera, si presta quale unico baluardo tra gli invasori e la Terra, dove peraltro continua ad essere considerato un fuorilegge.
-IL MESSAGGIO DI HARLOCK-
Senza voler affrontare in questa sede il valore pedagogico di Capitan Harlock, c’è da dire che esso ha segnato una generazione, nel vero senso del termine: si sa che è un’espressione abusata, e che di molti film, cartoni, anime, fumetti, si usa dire la stessa cosa. Tuttavia, l’opera di Matsumoto ha davvero rappresentato un importante punto di svolta nel fumetto, perché ha offerto una miriade di contenuti, valori, messaggi e pensieri che stupisce trovare in un’opera cartacea che, tradizionalmente, dovrebbe rivolgersi al solo pubblico dei più giovani.
L’Arcadia, che è una nave ipertecnologica tanto quanto è un essere senziente – la coscienza del miglior amico di Harlock, nonché progettista di essa, vive nel computer della nave – è conforto e “madre” dei membri del suo equipaggio, ai quali è collegata mentalmente in ogni momento, donando saggezza, consigli, ausilio e costituendo alle volte, specie per il nostro Capitano, l’unico confronto per chi è sempre chiamato a guidare gli altri, senza potersi permettere il lusso di vacillare.
C’è da dire che Harlock ha una componente malinconica forte, ma è comunque un personaggio davvero indomito, fermo – a tratti potrebbe apparire sconsiderato –, fiero, ed è forse il primo antieroe o eroe “dark” in un periodo nel quale l’unica figura oscura poteva essere Batman, ed apparteneva ad una cultura d’oltreoceano parecchio lontana. L’Arcadia è quindi un luogo dove anche le persone più strambe (Yattaran e Meeme sono un esempio lampante di ciò, così come lo è Maji, il capo macchinista – NB: Yattaran era doppiato da Leo Gullotta, tanto per dire) possono sentirsi a casa in quanto accomunate da un obbiettivo comune, che è la libertà dall’oppressione (che venga essa dagli invasori alieni o dai potenti del proprio pianeta), nonché la riconquista della propria autonomia e autodeterminazione, in un contesto di forte manipolazione mediatica. L’attualità di questi contenuti già da sola dovrebbe giustificare per voi l’acquisto di tutto ciò che trovate di quest’opera.
L’essere pronti a morire per questi ideali, spesso andando contro tutto e tutti, è ciò che ha sempre velato di malinconia l’opera, così come il destino di Harlock e della sua ciurma, chiamata a confrontarsi spesso con se stessa, nell’immensa vastità del cosmo.
-IL FILM-
Dopo tutti questi spiegoni, eccoci arrivati a parlare del film vero e proprio.
La pellicola è uscita nelle sale italiane il 1° gennaio 2014, ed è stata anticipato da un battage pubblicitario di quelli che, di solito, sono tanto più massicci quanto più il film è brutto.
In questo caso, per fortuna, non è stato così: ha sicuramente insospettito molti – tra cui il sottoscritto – il vedere che persino i telegiornali hanno dedicato servizi all’uscita nelle sale di questo film diretto da Shinji Aramaki, riportando i giudizi entusiastici di James Cameron (Alien 2, Titanic, Avatar, tanto per citarne alcuni), che a livello registico e immaginifico non è proprio l’ultimo della classe, incuriosendo chiunque non fosse vissuto nelle caverne e avesse, sia pure sommariamente, sentito parlare del personaggio di Harlock.
Non volendo spoilerare alcunché della storia, dato che in molti non l’avranno ancora visto per il tempo trascorso e la ressa ai botteghini, mi limiterò ad un giudizio di massima sul film.
La prima cosa che salta agli occhi è senza dubbio il comparto grafico, che è massiccio, mastodontico, maestoso ed un’altra parola con la “m” a vostro piacere che esprima grandiosità e bellezza. Fuori dal tono scherzoso, la computer grafica è davvero meravigliosa (eccone un’altra con la “m”) e la tecnica innovativa della “facial capture” (ottenuta con un maggior numero di sensori applicati al volto degli attori, così da migliorare ancora di più la perfezione ed il realismo della mimica facciale dei personaggi animati) ha fatto davvero la parte da leone, sebbene non manchino alcune – per quanto pochissime – scene in cui si nota una leggera legnosità dei volti: ma si tratta proprio di dover cercare il pelo nell’uovo.
La Toei ha speso letteralmente miliardi per creare un qualcosa che, piaccia o meno, comunque sarà destinato a fare scuola nell’animazione.
Un’esperienza visivamente appagante e magnifica (evvai, un’altra parola con la “m”) avrebbe però poco da poter raccontare se le musiche d’accompagnamento non fossero all’altezza: ciò di cui spesso ci si dimentica è che qualunque film perderebbe almeno metà del proprio fascino se privato di un sonoro che si rispetti. Qui la soundtrack è davvero eccellente, miscelando temi che hanno il sapore di “già sentiti” ad altri completamente nuovi, perché nuova è l’avventura di Harlock & Soci.
La trama, difatti, è qualcosa di assai nuovo per il pubblico: sebbene non manchino accenni o citazioni alle saghe principali che hanno portato al successo il personaggio, quali la SSX, quella classica, l’Anello dei Nibelunghi, etc…, gli sceneggiatori hanno pensato bene di studiare una storia che fosse completamente diversa e potesse sollecitare la curiosità dello spettatore fino all’ultimo istante, così da non annoiarlo con vicende che potessero essere già note, e offrire qualcosa di differente ma non troppo anche a chi conosca poco del personaggio, così da poter respirare un’aria “familiare” e non trovarsi catapultato in chissà quale realtà.
Se vogliamo, è la stessa cosa fatta con Yattaman, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, dato che si è capito (ma in America il messaggio non è giunto, pare) che chi ama i personaggi di un anime, per il quale spende euro sonanti pur di vederli anche al cinema, non ha bisogno di spiegoni pazzeschi o di lunghissime introduzioni alla sua storia, in cui per metà film si va a ripresentare i personaggi: essi sono già noti agli appassionati, che chiedono solo un maggior approfondimento di retroscena, vicende in sospeso, o lati caratteriali dei loro beniamini che, vuoi per i tempi (già Harlock era rivoluzionario per l’epoca in cui fu trasmesso), vuoi per i budget, spesso la televisione non permette di esplorare.
I protagonisti, a questo proposito, risultano meglio definiti, meglio umanizzati e contestualizzati in una realtà moderna come quella odierna: al di là di qualche caso, tutti i personaggi secondari hanno acquistato una dimensione nuova, attuale, realistica, e non tradiscono sul grande schermo. Lo stesso Harlock è stato in qualche modo reinterpretato, risultando più oscuro, a tratti tormentato, identificabile come una figura “positiva” solo fino ad un certo punto, presentandosi in una veste più dark (Nolan ha fatto scuola col suo Batman Begins), rimanendo qualche volta ai margini della narrazione e mescolando le varie carte del mazzo in modo tale che i buoni lo siano in maniera non del tutto netta così come i cattivi lo siano in modo non assoluto, estendendo l’area di grigio esistente tra il bene ed il male.
Forse, e sottolineo, forse, qualche combattimento o scena d’azione in meno avrebbero giovato a fronte di una ancor maggiore profondità di taluni personaggi (pochi, beninteso!) che un poco poco restano sullo sfondo, e che sarebbe stato bello vedere maggiormente approfonditi e contestualizzati.
Il film pare stia andando molto bene anche in Italia – mancano per ora dei dati definitivi, ovviamente – dato che è stato proiettato in 420 sale circa con un incasso complessivo di oltre 2 milioni di euro in soli 4 giorni di proiezione (dal 2 fino al 5, fonte Movieplayer.it), e si spera esso incentivi e possa motivare le produzioni a spendere molti soldi per realizzare ottime trasposizioni sul grande schermo di classici dell’animazione a cui siamo affezionati, in modo da ottenere un altrettanto immenso ritorno di immagine ed economico.
Difatti, è noto che quest’anno uscirà, tra gli altri, Saint Seiya Legends, film in CGI sui Cavalieri dello Zodiaco: ma qui le prime informazioni che trapelano non sono particolarmente confortanti, dato sembra che si sia puntato sul reinventare (?) la storia, e che i Saint di Athena siano solo in 4, anziché in 5. È noto anche che gli aficionados dei Cavalieri spesso abbiano dovuto masticare amaro per produzioni scadenti, tanto animate (l’attuale e orrendo Saint Seiya Omega, in corso di trasmissione, di cui forse vi parleremo, se proprio vorremo farvi male) sia per i videogiochi (abbiamo parlato di recente di Brave Soldiers).
In definitiva, Capitan Harlock è un’esperienza appagante che merita d’essere vissuta.
Vi consiglio caldamente, se non l’avete già fatto, di fiondarvi al cinema oggi stesso. Per tutti coloro che l’hanno già visto invece, senza fare spoiler, diteci la vostra!
-Leo D’Amato-