Cosa accomuna Il Risveglio della Forza, Gli Ultimi Jedi, Rogue One e Solo? Tutte le ultime pellicole di Star Wars prodotte da LucasFilm e Disney hanno letteralmente spaccato in due fan e critica. Ciascuno di questi film ha prodotto scismi religiosi, proteste di massa, dibattiti, nuove teorie sulla fine del mondo; e poi folle entusiaste, introiti vertiginosi nei Disney Store, nuovi input per dei parchi a tema futuristici, bambini sognanti. Insomma, come sempre tutto ciò che tocca le corde del cuore non può che avere effetti diversi a seconda del vissuto che trova e che va a stimolare.
Il mio parere su Episodio VII l’avete potuto già leggere qui – e non voglio aggiungere altri termini volgari. Rogue One è stata invece come un’epifania, qualcosa che mi ha tenuto incollato alla sedia per tutto il tempo e che mi ha fatto pensare “cazzo, ma perché hanno fatto un film osceno come Il Risveglio della Forza se sono capaci di cotanta bellezza?”. Poi è arrivato Gli Ultimi Jedi e da allora l’immagine di Luke Skywalker che munge le vacche spaziali mi tormenta nel sonno. E ora abbiamo Solo, recensito qui dal nostro Simone.
Vi dirò più avanti cosa penso di questo secondo spin-off, di questa seconda Star Wars Story. Prima, per farvi capire quanto questa nuova pellicola abbia fatto incazzare un bel po’ di fan, vi riporto le parole degli attori che interpretano due dei protagonisti, cioè Alden Ehrenreich (Han Solo) e Donald Glover (Lando Calrissian), rilasciate durante una recente intervista concessa al L.A. Times. Sti due poracci se ne sono sentiti dire talmente tante da decidere di non leggere più critiche e recensioni. Dice il primo:
“Evito di leggere i commenti online come la peste. Possono essere molto distruttivi, ma sono anche completamente irrilevanti rispetto al lavoro che stiamo facendo. Non è qualcosa che possiamo controllare. George Lucas una volta ci ha detto: “Se non leggete cosa dicono del vostro film, è come se non avessero detto nulla”. In effetti è vero. Così puoi ancora passare una bella giornata, andare al parco senza doverti sedere su una panchina e pensare cose come: “Forse quel tizio ha ragione, forse non avrei dovuto muovere l’orecchio in quel modo in quella scena…”
E aggiunge Glover:
“Tutto ciò vale specialmente quando si parla di Internet. In rete le sfumature sono uno e zero, come un dialogo con un sistema binario. Le cose sono calde o fredde. Anche qualcuno che esclama: “Ragazzi, Solo: A Star Wars Story è il più bel film mai realizzato!”, anche quello è un commento tossico. Tutto quanto sembra essere diventato una specie di concorso di popolarità”.
Ma sono davvero i fan a essere troppo severi oppure è il nuovo corso imboccato da Disney a immettere sul mercato produzioni scadenti? Forse democristianamente la verità sta nel mezzo, chi lo sa.
Insomma, diciamo le cose come stanno. I film di Star Wars devono far sognare? Sì. Solo: A Star Wars Story fa sognare? No. E qui con sognare intendo desiderare anima e corpo di ripercorrere le gesta epiche degli eroi, spada laser in mano, per cambiare le sorti dell’Universo. Beh, in tal senso nemmeno quel capolavoro di Rogue One faceva sognare. Ma questo basta a fare dei due spin-off dei brutti film? La mia risposta è no.
Si chiamano spin-off perché le storie raccontate in essi si inseriscono nella continuity, pur non facendo parte del filone narrativo principale. Ergo, per loro natura, non nascono con la pretesa di iniziare saghe o fornire nuovi percorsi alle trame future, bensì di raccontare cosa accadeva quaggiù mentre lassù gli dei combattevano per le sorti della Galassia. E quaggiù succede che uomini e donne comuni vivono, muoiono, amano, si perdono, hanno paura, sognano e lottano nella normalità delle loro vite. A mio avviso, questo è da tenere ben presente se si vuole dare una lettura critica di questi film, perché altrimenti il rischio è quello di arrivare alla conclusione superficiale che se non ci sono spade laser, Jedi, la Forza o Darth Vader, allora non è un film di Star Wars.
Ma se accettiamo che gli spin-off servano ad allargare le vedute, a spostare l’orizzonte narrativo anche a quello che succede attorno alla trama principale, allora dobbiamo ricordarci che stiamo assistendo allo svolgersi di storie che raccontano di vite normali a caccia di riscatto, in fuga dall’ordinario, alla ricerca di un senso per la propria esistenza. E in questo senso sì che anche trame come quelle di Rogue One e Solo ci fanno sognare: lo fanno a modo loro, con meno epicità, ma forse con una maggiore vicinanza alla vita reale.
Se dovessi etichettare questi due film in un genere, direi che sono più degli adventure-fantasy, che non degli space-fantasy. Prendiamo Solo: qui è l’avventura, la tensione per la quest in senso cavalleresco a mantenere viva l’aspettativa; è lo svolgersi di eventi rocamboleschi e picareschi a strappare qualche risata e a far spalancare qualche occhio; quelli in cui ci ritroviamo a immedesimarci sono personaggi più simili ad Huck Finn e Tom Sawyer (anche nel loro percorso iniziatico giovanile) che non a Re Artù o Mago Merlino. Raccontare tutto questo significa aver prodotto qualcosa di scadente? Dal punto di vista dei contenuti, io credo di no. Se poi vogliamo fare una critica tecnica al film o parlare di sceneggiatura e attori (Bettany e Harrelson mostruosi), questo è un altro discorso, e probabilmente non è questa la sede per farlo. Mi limito solo a dire che in molte delle scene criticate personalmente ci ho visto delle citazioni che mi hanno piacevolmente sorpreso: una fuga alla Blade Runner, scene di guerra alla Salvate il soldato Ryan e Là dove osano le aquile, una corsa in astronave circondati da tentacoli che mi ha ricordato Matrix… sono questi gli esempi che mi vengono in mente. Poi magari Ron Howard non ha pensato a nulla di tutto ciò ed è solo frutto della mia immaginazione, però ciò vuole comunque dire che il film abbia riattivato in me certi ricordi, certi archetipi che non possiamo toglierci dalla mente.
Ma poi, insomma, questo spin-off parla di Han Solo, della canaglia con la faccia da sberle più grande della Galassia! Cosa dovevamo aspettarci di vedere se non una pellicola più simile a un Indiana Jones che non a una favola classica? E poi ci interessava scoprire che minchia fosse ‘sta rotta di Kessel, il perché il Falcon non avesse più il guscio di salvataggio, come si fossero conosciuti Han e Chewie, cosa ci fosse nel passato del nostro contrabbandiere preferito in grado di palsmarne il modo di fare guascone e diffidente da tutti (cosa fondamentale questa per capire meglio i tratti del suo carattere, per altro). Neppure Rogue One è una favola, anzi, direi più che è un melodramma, considerato il destino di tutti! E nonostante questo, credo che entrambi i film ci regalino uno sguardo insolito, dal basso, sull’Universo di Star Wars che ci serve a comprenderlo meglio.
E quindi? Sono i fan a essere cattivi o la Disney a produrre episodi scadenti? E hanno ragione o no gli attori protagonisti a ignorare recensioni e critiche? La risposta definitiva purtroppo non ce l’ho, ma credo che se fossimo ugualmente tutti contenti o, al contrario, tutti incazzati, allora ci sarebbe qualcosa che non quadrerebbe. Perché è normale che l’immaginario collettivo lavori in modo diverso in ciascuno di noi, facendoci affezionare più o meno a storie, personaggi e leggende differenti. Come mai? Perché toccano il nostro personale, la nostra vita.
Devo ammettere che ero molto scettico prima di vedere Solo, perché ho sempre pensato che il bello di alcuni personaggi della saga stesse anche nell’aura di parziale mistero che li avvolgeva. Guardandolo, mi sono dovuto ricredere, almeno per quanto riguarda il personaggio di Han. E poi Harrison Ford ne è entusiasta, e questo mi basta. Ma state tranquilli, vi giuro che sugli Episodi VII e VII non mi ricrederò mai.
–Michele Martinelli–
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