Quella cresciuta a cavallo tra gli anni ’90 e il terzo millennio è una generazione di sani principi e con una classifica ben definita su quali argomentazioni sia cosa buona e giusta ripetere una quarantina di volte alla settimana sui social media. Tra le prime posizioni troviamo senz’altro quelle dei detrattori di chiunque sia nato dopo l’anno 2000, cui fanno da corollario numerosi assiomi di dubbio senso, non ultimo “i ragazzi di oggi non hanno idea di cosa siano dei veri cartoni animati”.
Ebbene, cari critici dell’animazione non-nipponica contemporanea, finalmente l’Internet vi ha dato retta: il 2016 è l’anno del ritorno di un piccolo fenomeno cult del palinsesto di Cartoon Network che, dopo cinquantadue episodi e tre anni di messa in onda (2001-2004), massacri grafici a prova di censura e puro, irreprensibile delirio, ci aveva lasciato apparentemente per sempre. Di chi stiamo parlando? Jack. Samurai Jack.
Come spiegarlo a chi non conosce le avventure del nipponico viaggiatore temporale? La serie principia vedendo contrapposti da un lato Aku, demone mutaforma, progenie e personificazione del Male Puro, determinato a portare morte e distruzione sulla Terra, e dall’altro un principe senza nome, costretto ad abbandonare da bambino patria, famiglia, e ogni speranza di una vita normale, per diventare il guerriero definitivo che, armato di una magica katana in grado di tagliare qualsiasi cosa, avrebbe dovuto salvare il mondo.
Durante lo scontro tra i due, tuttavia, il Samurai è scaraventato in un varco spaziotemporale per un futuro ucronico e distopico dove Aku è il signore incontrastato di ogni cosa, la sua malvagità è legge, e magia e tecnologia hanno trasformato il globo in una via di mezzo tra la copertina di un album heavy metal e il delirio allucinatorio di un cocainomane schizofrenico, popolato da robot assassini, alieni, mutanti, mostri, non-morti, e qualsiasi altra cosa possa essere fatta a pezzi senza versare una goccia di sangue (non vorremmo mica spaventare i giovani spettatori da casa?).
È l’inizio del lungo viaggio del Samurai (soprannominato Jack poco dopo il suo arrivo) alla ricerca di un modo per tornare indietro nel tempo, sventando l’ascesa al potere di Aku prima che questa possa compiersi.
Nato dalla mente di Genndy Tartakovsky (produttore anche de “Il Laboratorio di Dexter” e della serie animata “Star Wars: Clone Wars” del 2003), il cartoon è pensato come una via di mezzo tra poema epico e film di arti marziali anni ’70. Contraddistinto da uno stile grafico minimalista orientaleggiante, una colonna sonora sperimentale decisamente d’effetto, un modello narrativo fortemente caratterizzato (puntate brevi e ricche di azione, dialoghi ridotti al minimo, ricorso frequente a tagli di campo cinematografici), e da una capacità pressoché unica di abbracciare una varietà sorprendete di temi e generi narrativi (dal noir al surreale, dal grottesco all’horror, dal wuxia alla fantascienza pura), debutta nell’ottobre 2001, raccogliendo un certo successo, che gli vale la programmazione fino al 2004. Da quel momento in poi, le repliche hanno continuato a circolare sul circuito di Cartoon Network, assieme alle voci di un film che avrebbe ultimato la storia (apparentemente, in pre-produzione dal 2009) e a un fumetto ufficiale, “Samurai Jack”, che dal 2013 al 2015 ha portato avanti la trama.
Questo, tuttavia, sembra essere l’anno della svolta: l’attenzione è rivolta al canale Adult Swim, specializzato in prodotti d’animazione per un pubblico più maturo, che con un brevissimo teaser ha mostrato al mondo di essere pronta a riportare la leggenda sul piccolo schermo da cui è nata.
Le informazioni a riguardo sono veramente centellinate: sappiamo che la quinta stagione andrà in onda prima della fine dell’anno, ma non c’è ancora una data d’esordio ufficiale. Tartakovsky e il team di produzione, interrogati a riguardo dall’eccezionalmente fedele comunità di fan, hanno finora rilasciato alcuni commenti che fanno sperare decisamente bene per il futuro: in primo luogo, lo stile grafico e d’animazione tenterà di essere il più fedele possibile all’originale (uno dei grandi punti di forza della serie), pur tenendo conto delle necessità tecniche modificatesi nel corso dell’ultimo decennio. Si tratterà di una continuazione delle prime quattro stagioni (NON di un reboot) che riscriverà il canone (apparentemente annullando la validità del fumetto). La sequenza iniziale (narrata da Aku per le prime quattro serie) sarà ripensata, ma non verranno apportate modifiche alla sigla. Quasi certamente la stagione sarà quella conclusiva, quindi si vedranno toni e temi decisamente più drammatici rispetto alla media del cartoon.
Una vera e propria sorpresa, tuttavia, è stata per la produzione trovare una risposta tanto entusiasta da parte del pubblico, indice inconfutabile del segno lasciato da un prodotto che ha fatto la storia per una generazione.
Tutti pronti a un ritorno nel passato? Jack is back!
– Federico Brajda –