È inutile prenderci in giro: dopo aver terminato le antologie introduttive, la pentalogia di Ciri, il romanzo prequel La Stagione delle Tempeste, e dopo aver trascorso decine di ore di gioco ammazzando mostri e seducendo qualsiasi cosa avesse anche solo la parvenza di un apparato genitale femminile con i tre videogiochi di CD Projekt RED, ancora non ci siamo stancanti delle avventure del più famoso strigo di tutti i tempi, il Lupo Bianco, noto anche come Geralt di Rivia.
A questo punto, che altro ci rimane, per esplorare l’universo fantasy hard boiled nato dalla penna di Andrzej Sapkowski? In attesa del GdR, l’alternativa migliore è probabilmente passare al mondo dei fumetti, che da decenni ormai affiancano i libri (e i giochi a essi ispirati) nel raccontare (e a volte, ri-raccontare) alcuni dei momenti topici della carriera da witcher del Carnefice di Blaviken.
Il primo nome da ricordare, soprattutto per coloro che hanno conosciuto la saga attraverso il videogame, è quello di Michal Galek, soggettista forse non particolarmente conosciuto dalle nostre parti, che però figura tra gli autori della trama di Wild Hunt: dalla sua alleanza artistica con il disegnatore Arkdiusz Klimek ci arrivano un paio di fumetti, Reasons of State e Matters of Conscience, pubblicati tra il 2011 e il 2015 e disponibili in inglese (e polacco) in formato digitale (nonché come omaggio per gli acquirenti di The Witcher 2 e dell’espansione Hearts of Stone di Wild Hunt, rispettivamente). Entrambi nascono come accompagnamento al secondo e terzo capitolo della saga videoludica, e pur essendo entrambi di qualità quantomeno apprezzabile sul piano artistico, Reasons of State è generalmente considerato il migliore, con una trama completamente originale e slegata dagli eventi dei videogiochi, che vede Geralt impegnato nella caccia a una pericolosa creatura boschiva dove, come nel miglior stile di Sapkowski, niente è come sembra.
Ben più nota è però senz’altro la serie edita dalla Dark Horse Comics a partire dal 2014, con una collaborazione di vari autori e artisti, ma principalmente con Paul Tobin alla scrittura e Joe Querio ai disegni. Le pubblicazioni della Dark Horse, sempre in lingua inglese, seguono un modello narrativo variegato: si comincia con House of Glass, miniserie in cinque parti assolutamente originale, per poi passare a Fox Children, che riprende fedelmente alcuni eventi de La Stagione delle Tempeste, ultimo libro pubblicato e testo particolarmente controverso tra i fan. Viene poi il turno di Killing Monster, uno stand-alone che fa da prefazione e introduzione all’omonimo trailer di Wild Hunt, e Curse of Crows, altra storia originale che però si rifà notevolmente a “Lo Strigo”, il primo racconto contenuto nell’antologia Il Guardiano degli Innocenti.
Per i veri fan (almeno quelli poliglotti), però, quando si parla di fumetti di The Witcher il primo pensiero non può che andare alla serie originale: scritta tra il 1993 e il 1995 da Maciej Parowski e disegnata da Boguslaw Polch per la casa editrice Prószyński i S-ka, fu distribuita inizialmente in volumi soft-cover, poi raccolti nel 2001 in due hardback. Disponibile solamente in polacco (sebbene esista una versione tradotta dai fan in russo), nonostante una grafica francamente datata e alcune interpretazioni artistiche sfortunate dei personaggi, risulta particolarmente interessante per i pochi in grado di metterci sopra le mani (e capirci qualcosa) per il fatto che i singoli numeri riprendano (con qualche libertà) i racconti di Sapkowski, tra cui “Droga bez powrotu” (“Una strada senza ritorno”), mai tradotto in italiano e avente per protagonista i genitori di Geralt, e soprattutto “Zdrada” (“Tradimento”), ispirato a un’idea del papà di Geralt mai trasformata in vero e proprio racconto.
Infine, risulta impossibile non menzionare il progetto (naufragato) di una quarta collana di fumetti, che avrebbe dovuto avere come disegnatore Przemyslaw Truscinski (in arte, Trust), uno dei principali concept artist di Wild Hunt: di quest’ultima ci sono arrivate purtroppo solo un paio di tavole dallo stile retrò eccezionalmente suggestivo. Sembra proprio che in questo caso dovremo limitare a immaginarci quella che aveva le carte in regola per diventare una delle più avvincenti incarnazioni dello strigo di Rivia. Ma non disperate: dopotutto, contro i progetti del Destino non si può nulla, e chissà che Sorprese ci riserverà il domani…
–Federico Brajda–
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