“È un periodo di guerra civile” titolava Star Wars: Una nuova speranza. Sono passati 40 anni, ma questa guerra ancora c’è, non tanto tra Ribelli e Impero, ma tra i registi e la Lucasfilm.
Non si può negare che l’universo fittizio di Guerre Stellari sia diventato qualcosa di enorme, così grande da sopravvivere alle persone che l’hanno creato. Dopo l’abbandono di George Lucas, la Galassia lontana lontana ha conosciuto infatti alti (Rogue One) e bassi (Episodio VII), ma ha dimostrato, nonostante tutto, di essere vitale.
Anzi, in un modo o nell’altro la saga è sopravvissuta nonostante team disastrosi, licenziamenti e cambi di direzione. Pensiamo ad esempio ai progetti cancellati, alla riorganizzazione dell’universo espanso, ma soprattutto ai continui riassortimenti del team creativo delle pellicole.
George Lucas è stato per tanti anni il one-man-band della serie, come regista, sceneggiatore e produttore, decidendo, spesso duramente, le sorti della saga e dei suoi collaboratori. Se pensavamo, però, che con la nuova direzione Disney la faccenda diventasse più lineare, ci sbagliavamo, e a ulteriore dimostrazione di ciò c’è la recente questione Colin Trevorrow, che vi avevamo accennato qualche giorno fa: il regista di Episodio IX è stato infatti sollevato dal suo incarico.
L’annuncio è arrivato ufficialmente da Lucasfilm, attraverso un comunicato di poche righe, secondo il quale società e regista avrebbero “deciso di comune accordo” – evidentemente la traduzione dal Wookie di imposto con la forza – di prendere strade diverse. L’azienda ha descritto Colin come un “magnifico collaboratore” (buffone egocentrico, sempre in lingua Wookie), ma di aver preso questa decisione per una “divergenza di vedute” (litigata brutale con lancio di action figures).
Ma quale sarà il vero motivo di questo improvviso licenziamento?
Ricapitolando, Trevorrow lavorava su Episodio IX dal 2015. Prima di lui, dal 2014, c’era Rian Johnson, che però ha abbandonato nell’aprile 2017 (rimanendo comunque su Episodio VIII). Colin viene dall’esperienza trionfale di Jurassic World, ma anche dal più recente e drammatico flop di The Book of Henry, un film che dai commenti critici è così orrendo da meritare un Oscar per la bruttezza.
Qualcuno pensa che questo fiasco abbia messo in guardia la produzione – e in particolare Kathleen Kennedy (presidente di Lucasfilm) – dall’affidare a Trevorrow un prodotto sacro come Star Wars. Qualcuno tira persino in ballo una recente diatriba sul “white male privilege”: a quanto pare, a Hollywood c’è una forte tendenza a preferire registi uomini, e Trevorrow, catapultato da cortometraggi sconosciuti a enormi blockbuster, è stato preso ad esempio di questa tendenza.
Personalmente, trovo entrambi i motivi piuttosto ingenui, se non faziosi. Di certo la direzione Disney sapeva bene che Colin era un maschio bianco già prima di assumerlo, e probabilmente era più che consapevole del fatto che si trattasse di un giovane regista, magari molto creativo ma senza grande esperienza. Per quanto riguarda i flop, sono capitati a tutti.
Più interessante è invece l’affermazione di un anonimo “alto profilo” di Hollywood, secondo cui Trevorrow sarebbe diventato egoista e arrogante – insomma, un tipo difficile con cui trattare. Inoltre, poco tempo prima il regista aveva dichiarato di volere uno Star Wars “anti-supereroi”, fatto di personaggi veri, credibili. Che sia stata questa impostazione a non piacere alla direzione? D’altro canto, secondo Disney, la visione di Lucas sulla sua creatura narrativa era sbagliata e incoerente con i principi dell’azienda (vendere merchandising, suppongo), tanto da cestinare totalmente le sue storie per la nuova trilogia.
Bisogna inoltre ricordare che la vicenda ha parecchi precedenti. Josh Trank doveva essere il regista di un film su Boba Fett. Dopo il suo flop con I Fantastici Quattro, fu cacciato. Gareth Edwards ha effettivamente diretto Rogue One, ma tutta la sceneggiatura è stata pesantemente rimaneggiata da Tony Gilroy, e questo potrebbe giustificare il fatto che il trailer e il film sembrassero due cose totalmente diverse. Infine Phil Lord e Chris Miller sono stati cacciati dallo spin-off su Han Solo, tra l’altro a riprese già iniziate. Sembra quindi che ci sia una grossa difficoltà di fondo da parte di Lucasfilm nell’identificare i collaboratori adatti.
Possibile che i produttori siano sempre così poco informati? Che la presidenza della Lucasfilm non sapesse che Josh Trank non fosse un gran regista, o che Lord e Miller avessero in mente un’impostazione da commedia americana? Possibile che nessuno abbia avvertito la Kennedy che Trevorrow fosse un tipo piuttosto arrogante, e che ci volessero due anni per far emergere questo suo lato? Non metto in dubbio che Colin possa aver avuto i suoi difetti e le sue colpe che giustifichino questo licenziamento su due piedi, ma la mia impressione è che le decisioni in fatto di regia e sceneggiatura siano ultimamente troppo basate su fattori transitori: il giovane regista popolare al momento, un diverbio, un flop recente. Sembra mancare una strategia di fondo, un’idea chiara di cosa sia Star Wars e come debba essere portato avanti.
Nel frattempo, la community sembra divisa tra il “meglio così” e chi professa che “il peggio non è mai morto”. A breve cominceranno le riprese dell’ultimo episodio della serie: chi starà dietro la cinepresa, secondo voi?
–Daniele Gabrielli–