DISCLAIMER: in questo articolo si ragiona a seguito della conclusione della sesta stagione de “Il Trono di Spade“: se non avete ancora visto l’ultimo episodio, rischiate degli spoiler!
E così, i venti d’inverno sono finalmente arrivati. Abbiamo capito che davvero il Nord non dimentica, nonostante tutto; abbiamo capito che il nome Targaryen è ben lontano dell’essere stato dimenticato; abbiamo capito che non ci sono azioni senza conseguenze, e che l’animo umano è tutto fuorché solo bianco o nero.
Emozionante, epico, esagerato: il finale della sesta stagione di Game of Thrones (qui trovate la recensione) è stato tutto questo, grazie a un regista di cui sentiremo parlare ancora molto e a due puntate che segnano davvero un punto di svolta nell’intera saga, direi quasi un nuovo inizio da cui riparte una storia fatta di sensazioni e atmosfere diverse rispetto a prima. Tutti i pezzi sono finalmente al proprio posto per il finale della storia: Jon è il Re del Nord e non un bastardo qualunque, Daenerys è in viaggio verso l’Occidente, Cersei siede sul Trono di Spade e il Re della Notte ha pronta un’armata di non-morti.
Ci siamo, insomma: le vite di uomini e donne, comuni e meno comuni, stanno per scoprire che esiste qualcosa di più grande e potente di loro, e che questo qualcosa non sono certo gli dèi tanto riportati in auge ultimamente nei Sette Regni – anche perché quegli dèi sono stati letteralmente e definitivamente spazzati via nell’ultima puntata.
Meno male che il finale ha soddisfatto tutte le nostre aspettative, altrimenti questa stagione sarebbe stata ricordata solo per le lacrime versate per Hodor e per non aver raccontato sostanzialmente nulla o poco di nuovo che già non fosse narrato nel quinto romanzo, finale a parte ovviamente. Che alla HBO abbiano un po’ cincischiato e temporeggiato in attesa di conoscere più approfonditamente il contenuto del prossimo libro di Martin? Chissà, magari sì.
Una cosa, però, non mi è chiara. Perché questa stagione, la più attesa e importante, in cui abbiamo pianto lacrime di gioia e di commozione più che in ogni altra, e in cui abbiamo visto finalmente confermate tante teorie (R+L=J su tutte), alterna in maniera evidentemente forzata sceneggiature al limite del ridicolo e momenti epici di emozione pura? Si passa dal voler scagliare il telecomando nel vedere Tyrion ridicolizzato che cerca di far ridere a suon di barzellette un Immacolato, a piangere quando Daenerys lo nomina Primo Cavaliere della Regina donandogli una spilla fatta fare apposta per lui (forse il primo regalo mai ricevuto in vita da Tyrion, visibilmente emozionato). Ci sorbiamo la storyline ambientata a Dorne che fa sempre, irrimediabilmente raggelare il sangue, mentre su al nord Bran diventa onnisciente, Jon soddisfa ogni sete di vendetta sua e nostra, Sansa ha finalmente un ruolo non più da comprimaria e Arya ne fa di ogni – tra l’altro, spero vivamente che nelle Terre dei Fiumi la piccola assassina Stark possa ricongiungersi con il suo metalupo Nymeria! Insomma, currently mood: altalena emotiva very much.
Questi ossimori narrativi diventano ancora più insopportabili quando la produzione afferma di aver dovuto rinunciare a mostrare certi personaggi per questioni di budget. Ma per la barba dei Primi Uomini! È verosimile che Spettro sia rimasto nella cuccia al Castello Nero mentre Jon combatteva una battaglia per la vita? È possibile che Lady Stoneheart – chi ha letto i libri sa di chi parlo – non possa avere un ruolo nella trasposizione televisiva della saga? Personalmente avrei preferito una sesta stagione con meno episodi e con più sostanza in certi momenti, anche perché David Benioff ha annunciato che mancano solo 13 puntate al termine definitivo della storia (probabilmente 7 per il 2017 e 6 per il 2018). A questo punto non si poteva realizzare una sesta stagione da 8 episodi, senza troppe fastidiose scene interlocutorie? Con i soldi risparmiati in termini di riprese, cast, ecc, si poteva pensare, per esempio, di affiancare a Jon il suo metalupo bianco nella battaglia dei bastardi. A me sarebbe piaciuto. Oppure si sarebbe potuto mettere in mano a Wun Wun una sequoia con cui randellare i Bolton, almeno.
Gli effetti speciali sono questione di budget, lo capisco. Ma allora le cazzate fatte in sede di stesura della sceneggiatura cosa sono? Di certo non è giusto che le emozioni degli spettatori (per non dire degli spettatori che sono prima di tutto anche lettori) siano sottoposte alle logiche del denaro. Lo so che è così, ma non è giusto. Qui si parla di emozioni che coinvolgono tutti perché parlano a tutti, emozioni che il fantasy, rivoluzionato definitivamente dalla saga di Martin, non toccava più da tempo immemore. Carissimi producer della HBO, avete per le mani la storia del secolo. Non rovinatela e onoratela, e ve ne saremo grati in eterno. Promesso.
E voi Illyoners, cosa avreste voluto vedere in questa sesta stagione o cosa vi sareste aspettati di diverso?
– Michele Martinelli –