Il tempo sembra volato, eppure siamo già al giro di boa: la sesta stagione de ‘Il Trono di Spade’ giunge alla quinta delle dieci puntate in programma. Vi dico subito che mi pare di recensire due episodi distinti, che meriterebbero voti separati. Purtroppo, esigenze redazionali impongono che debba dare un unico voto all’intera puntata, per cui ecco spiegato il giudizio numerico che troverete in calce all’articolo. Dopo i canonici avvisi anti-spoiler, entriamo subito nel vivo della recensione dell’episodio ‘The Door’.
DISCLAIMER: Contiene SPOILER dal quinto episodio della stagione in corso: uomo avvisato, mezzo ustionato.
Due episodi in uno, dicevo: per cui vediamoli – e giudichiamoli – separatamente. Ho trovato, nel complesso, la prima parte estremamente mediocre in termini di sceneggiatura, sia per gli eventi che vi si dipanano, sia per il modo in cui lo fanno, sia, infine, per il ritmo – lentissimo – dei primi due terzi della puntata.
Alla Barriera Sansa dimostra di essere sempre più una donna di potere. Terrorizza Ditocorto, che è riapparso magicamente a Città della Talpa dal wormhole che usa per spostarsi, lasciando i Cavalieri della Valle al Moat Cailin, proprio alla porta del Nord. Sansa sbatte in faccia a Baelish, senza risparmiare troppi particolari, le angherie subite per effetto della decisione di mandarla in sposa a Ramsay, minaccia di scatenargli contro Brienne, quindi – quando l’intrigante baffetto tenta di mettere sul piatto l’esercito che ha radunato dalla Valle – Lady Stark “rifiuta l’offerta e va avanti”. Forse preferisce seguire i consigli del Machiavelli e non affidarsi ad armate che non debbano lealtà che a lei, e lei soltanto. La ragazza ha imparato talmente bene le arti del suo presunto maestro da nascondere quest’informazione anche a Jon, limitandosi a rivelargli la bella notizia della riconquista di Delta delle Acque a opera del Pesce Nero, lo zio Brynden Tully. A questo punto Jon, Davos e Sansa decidono di fare leva sulla lealtà tradizionalmente dovuta agli Stark dagli alfieri del Nord per reclutare il proprio esercito, e si avviano verso sud, lasciando appena una manciata di sfigatissimi Guardiani della Notte a presidiare il Castello Nero. Da apprezzare i nuovi vestiti che Sansa ha confezionato per se stessa e per Jon, che richiamano l’orgoglio ferito ma indomito di questa Casa tradita, rasa al suolo, eppure ancora in piedi e pronta a combattere. Complessivamente questa parte procede senza scossoni di particolare rilievo.
Altrettanto accade a Braavos, con l’addestramento di Arya. Solo a me questi momenti sembrano noiosi e infiniti? È da due stagioni che la ragazza progredisce di una briciola ad ogni puntata, ma rimane più o meno sempre lì. La sensazione di immobilità è aggravata dallo spreco di prezioso minutaggio per uno spettacolino che riassume gli eventi di Approdo del Re e che serve, in definitiva, a dirci “No one un par de palle”: Arya non dimentica chi è, non può farlo, e questo vanificherà probabilmente l’addestramento che sta seguendo.
Daenerys improvvisa un commosso addio a Jorah, che rivela la patologia che lo affligge e che lo sta trasformando in una statua di pietra animata da furia omicida. Un momento che, non ne dubito, ha toccato il cuore di tanti, se non fosse che la khaleesi ha sempre ignorato Mormont e i suoi sentimenti, esiliandolo la bellezza di due volte, e quel pianto sa un po’ di lacrimoni da coccodrillo. A Meereen entra in scena la più importante delle servitrici del dio R’hllor, pronta ad appoggiare Daenerys come prescelta e a superare, con delle misteriose cognizioni sul passato di Varys, le diffidenze dell’eunuco. Il quale, comprensibilmente, non è il primo supporter della magia, dato che è stato proprio un mago a torturarlo ed evirarlo.
Nelle Isole di Ferro si registrano probabilmente i momenti più scadenti della puntata – e di questa prima parte della stessa. L’Adunanza dei Re indetta da Aeron Capelli bagnati vede Yara, supportata da un Theon che cerca di tenere insieme i propri stessi cocci, rivendicare il Trono con un discorso che non avrebbe convinto nemmeno una vecchina a prestarle due Euro. Fortunatamente c’è Euron Greyjoy, lo zio, che ammette pubblicamente e senza ritegno di aver ucciso il precedente sovrano (ma la cosa può starci, dati i costumi un po’ rozzi degli Uomini di ferro) e, con un’orazione che è l’unghia del mignolino sinistro di quella che offre nel libro ‘A Feast for Crows’, si porta comunque a casa la competizione. Poi si fa ritualmente annegare (in barba al suo decantato ateismo), mentre nel frattempo Yara, Theon, gli equipaggi e le navi migliori disertano. Ben giocata, Occhio di corvo.
A questa prima parte darei un… sei? Sei meno? Sinceramente pare che fino a questo punto l’episodio fatichi a trovare un momento focale, procedendo quasi a forza. La svolta arriva però nel finale e, credetemi, alza decisamente la media.
Bran è un bimbominkia, per usare un termine moderato. Siamo tutti d’accordo su questo, sì? Bene. Dal momento che si annoia e non può giocare alla PlayStation, pensa bene di esercitare da solo le sue capacità, finendo per attirare l’attenzione degli Estranei, che – scopriamo – pare proprio siano stati creati dai Figli della Foresta per combattere gli invasori, i Primi Uomini.
Il Re della Notte e i suoi scagnozzi piombano sulla caverna in un battibaleno, superando l’inefficiente difesa dei Figli della Foresta e delle loro bombe a mano (?), che già ci avevano lasciati allibiti sul finire della quarta stagione. Bran e Bloodraven, però, sono indietro nel tempo, a guardare l’addio del giovane Eddard Stark al padre Rickard, prima che il giovane Ned parta per la Valle, dove incontrerà Jon Arryn e Robert Baratheon. Data la situazione disperata – Estate, il metalupo di Bran, cade trafitto dai non-morti: e già questo shock sarebbe bastevole – il quartogenito degli Stark, pur mantenendo la visione del passato, prende possesso di Hodor e lo impiega per sbarrare la porta alla fine del tunnel, mentre Meera lo porta in salvo.
Che dire? Quello a cui assistiamo è probabilmente uno dei momenti più toccanti di ‘Game of Thrones’. Il ponte creato da Bran tra passato e presente fa arrivare nella testa di Willys, il grosso stalliere degli Stark, la voce di Meera, che implora di tenere ferma la porta: “Hold the door”, ripete ossessivamente, e così inizia a fare il Willys del passato, in preda alle convulsioni, fino a che quell’urlo non si contrae in un “Hodor”. Ecco a cosa si riferiva quella maledetta “Porta” del titolo dell’episodio. Ecco spiegato perché il gigante buono non riesce a pronunciare altre parole: il Bran del presente gli ha inferto un trauma devastante, che lo ha reso incapace di dire altro che non sia la frase sentita durante il combattimento con gli Estranei. Quindi non soltanto Bran gli ha rovinato la vita, ma lo ha anche costretto a sacrificarsi: Hodor/Willys, infatti, muore tra le grinfie degli Estranei, mentre il se stesso del passato continua a impazzire. Dà i brividi: Hodor muore per la persona che ha sempre adorato e scarrozzato per mezzo Westeros, che è la stessa persona che lo ha fatto impazzire e che ne ha causato la morte.
Al tempo stesso, superato il trauma, traiamo due corollari (che il nostro Michele vi aveva suggerito qui e che trovano immediatamente conferma): il primo è che Bran può effettivamente modificare il passato; il secondo è che il presente che Bran vive si… presenta già modificato dagli interventi che Bran compie e compirà in futuro. Inoltre la teoria dell’“hold the door” è probabilmente la prima fan theory azzeccata nella storia de ‘Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco’.
A fronte di questo loop spazio-temporale che suscita suggestioni legate a paradossi degni di ‘Lost’, cubi di Minkowski e viaggi nel tempo, vi do dunque appuntamento alla prossima settimana con il promo della 6×06, ‘Blood of my Blood’:
– Stefano Marras –
Game of Thrones 6×05: The Door – Recensione
Isola Illyon
- Confermate le teorie elaborate dai fan su Hodor e sui poteri di Bran;
- Il finale è concitato e struggente;
- Probabilmente c'è la morte più commovente mai vista in tutte le stagioni di GoT;
- Sembra di guardare due diversi episodi in uno;
- La prima parte della puntata è scritta piuttosto male e priva di ritmo;
- Lo spettacolino a cui assiste Arya sembra pensato più che altro per riempire minutaggio;
- L’Adunanza dei Re è resa in maniera decisamente insoddisfacente rispetto alle potenzialità dimostrate nei libri;
- Dopo aver visto la puntata, odierete Brandon Stark;