DISCLAIMER: in questo articolo si parla degli ultimi episodi della sesta stagione de Il Trono di Spade, nonché dei libri della saga da cui è tratto lo show. Se siete rimasti indietro, proseguite con la consapevolezza che incapperete in diversi spoiler!
L’avevamo lasciato alla fine di “A Dance with Dragons” e della quarta stagione della serie targata HBO in una situazione fuori dal tempo, tra l’onirico e il magico. Aveva finalmente raggiunto ciò per cui aveva lasciato Grande Inverno avventurandosi oltre la Barriera, dovendosi separare dal suo fratellino e mettendo a rischio la salute di uno dei suoi compagni di viaggio, Jojen (addirittura conducendolo alla morte, stando alla serie tv). Sto parlando ovviamente del giovane Brandon Stark.
Un ragazzino che si dimostra ben più maturo della stragrande maggioranza degli adulti della saga e che, nell’economia complessiva della stessa, ha di certo ancora molto da dire. Forse è per questo che ho sempre guardato al giovane Stark come a uno dei miei personaggi preferiti, perché volevo sapere dove lo avrebbe portato il suo misterioso destino, fino a questo momento non del tutto esplorato. In attesa fremente del prossimo capitolo della saga, nelle prime tre puntate della sesta stagione televisiva abbiamo assistito a dei colpi di scena mica da poco che riguardano proprio il ritrovato Bran. Che anche George Martin se li fosse immaginati così? Lo sapremo solo vivendo.
Comunque sia, lo storpio di Grande Inverno non è semplicemente un metamorfo, ma sta pure imparando a viaggiare nel tempo! Non solo: il giovane pupillo del Corvo con Tre Occhi capisce di poter in qualche modo interagire con il passato. Correggetemi se sbaglio: ai draghi ci eravamo ormai abituati, la resurrezione di Jon ce la aspettavamo da mo’ – il Signore della Luce benedica Melisandre – ma i viaggi attraverso tempo e spazio ci hanno lasciato tutti di stucco. È come se la storyline di Bran, più che aver subito una svolta, iniziasse veramente solo ora, e credo sia per questo che dopo l’episodio “Oathbraker” le fan theory sul quartogenito del povero Ned Stark hanno avuto un’impennata.
Non sto qui a citarvele tutte, ma vorrei riassumervele in una breve visione di insieme. Nel primo libro delle Cronache gli Stark trovano i cuccioli di metalupo. Jon inizialmente non vede Spettro: dopo essere già salito a cavallo insieme agli altri, improvvisamente si ferma guardando indietro. “Cosa c’è Jon?”, chiede Ned, “Non lo senti?”, risponde il bastardo. Ha sentito qualcosa che solo lui è in grado di percepire, mentre gli altri sentono solo il sussurro del vento tra gli alberi. Jon torna indietro e poco dopo riappare con il cucciolo di metalupo bianco. Di chi è il POV in questo capitolo? Di Bran. Il Re Folle Aerys Targaryen diceva di sentire dei sussurri nella sua testa, finché questi non l’hanno di fatto diventare… folle. In “A Dance with Dragons” Bran impara a mettere in connessione se stesso con gli Alberi Diga. È così che chiama suo padre Ned, intento a pulire la sua spada Ghiaccio nel parco degli dèi di Grande Inverno: ed egli si gira, attirato da qualcosa (scena che nella serie tv è stata probabilmente sostituita con quella ambientata ai piedi della Torre della Gioia). Ora consideriamo anche che la frase “le parole sono vento” compare circa 14 volte nel quinto libro della saga, e che Martin è stato irremovibile sul non sostituirla o tagliarla, e che nella serie tv quando Bran chiede al suo nuovo mentore di riportarlo da suo padre perché lo aveva apparentemente sentito, il vecchio risponde “Forse. O forse ha sentito il vento”. Se due indizi fanno una prova, qui siamo di fronte a una scena del crimine incasinata come poche.
È davvero così assurdo pensare che a modificare alcuni degli eventi chiave della saga sia stato propria Bran, tornato nel passato per cercare di cambiare il futuro? È altrettanto assurdo ipotizzare che Bran abbia in realtà dato il via alla catena di eventi a cui stiamo assistendo, manipolando addirittura il se stesso del passato affinché spiasse Cersei e Jamie, in modo da perdere l’uso delle gambe e sviluppare così i suoi poteri? È irragionevole credere che gli innumerevoli Brandon Stark di cui si raccontano le gesta siano in realtà la stessa persona? Beh, vi ricordo che la vecchia Nan, raccontando al ragazzino le storie dei vari Brandon, spesso si confondeva tanto che, viene detto, nella sua testa diventavano tutti una persona sola.
Ho sempre pensato che George Martin nei suoi romanzi abbia spesso volontariamente posto in secondo piano Bran rispetto ai protagonisti conclamati, lasciando solo intendere che il suo futuro lo avrebbe condotto a un ruolo fondamentale nella fittissima trama di eventi di cui sono composte “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”. Sapete cosa credo ora? Che Martin, nella sua genialità, forse sta preparando un narratore onnisciente interno alla storia, che possa poi tornargli utile quando ne dovrà raccontare la fine. Voi cosa ne pensate?
– Michele Martinelli –