Inutile negare che il debutto di Superman abbia gettato le fondamenta per una nuova generazione di miti e di eroi. Il suo successo è stato tanto inaspettato quanto esplosivo, convincendo diverse case editrici a cercare la medesima fortuna su percorsi paralleli che troppo spesso finivano “inavvertitamente” per incrociare la strada del noto kryptoniano. Una testimonianza concreta di questa tendenza si riscontra certamente in Capitan Marvel, un campione supereroistico con parecchi tratti comuni al più celebre collega, cosa che alle lunghe ha portato a una feroce battaglia legale e alla morte editoriale di quest’ultimo (o quasi, visto che è stato accorpato dalla DC e viene mantenuto rigorosamente in panchina senza speranza di riscatto). Volendo giocare alla matriosca del plagio, Mick Anglo, fan dell’ormai defunto Capitan Marvel, decise di passare gli anni ’50 a scrivere e inchiostrare le storie di un fantomatico Marvelman che, di fatto, era apertamente un inno d’amore fanatico a una narrazione comics ormai archiviata come esperienza passata.
Passa il tempo e arriviamo agli anni ’80: un giovane scrittore un po’ sciroccato e perennemente frustrato dal mondo sociale reinventa le sue memorie giovanili dando il via a un suo periodo revisionista che non ha mai più placato. Il ragazzo in questione era Alan Moore, e sotto le sue grinfie Marvelman ha abbandonato ogni innocente istinto naif per catapultarsi in un mondo tetro e opprimente che ha fatto da apripista a quei capolavori che sono V per Vendetta e Watchmen. Tra un Capitan Marvel della DC e un altro della Marvel Comics, Marvelman non ha certamente avuto vita semplice e, per evitare un dolorosissimo linciaggio da ambo i lati, ha dovuto alterare la propria identità adottando il nome con cui è noto ancora oggi: Miracleman.
Per l’ennesima volta spostiamo avanti le lancette dell’orologio, questa volta di dieci anni. Dopo i tre primi cicli narrativi, Moore viene sostituito da un altro scrittore di spicco nato sotto il regno della regina Elisabetta II, quel Neil Gaiman che proprio in quegli anni era nel pieno della creazione della sua magnum opus fumettistica (Sandman) e che ha portato il suo brio onirico all’interno del progetto, stravolgendone per un’ultima volta anima e contenuti. Anche in questo caso, tuttavia, vi sono state noie legali. Todd McFarlane (il creatore di Venom e Spawn) avanzava pretese legate all’acquisizione dei diritti d’autore, portando a una battaglia legale che ha segnato la sospensione apparentemente definitiva del comics.
“Apparentemente” è la parola chiave. Miracleman è finito definitivamente nella scuderia Marvel e nel 2014, forte dei suoi agganci, è stato ripubblicato in una forma “restaurata” che ha fatto andare su tutte le furie il ben poco placido Alan, ma che ha reso accessibile al mondo intero un fumetto che veniva precedentemente distribuito esclusivamente da piccoli editori indipendenti e venduto quasi sottobanco. Sempre nel 2014 la Panini ha prontamente echeggiato le uscite d’oltreoceano e ora, all’alba del 2016, ha finalmente raggiunto con le uscite il primo fascicolo del quarto ciclo, cioè quello caratterizzato dall’insediamento ufficiale di Gaiman.
Se il modo di fare di Moore riecheggia lo stereotipo super-eroistico in salsa cupa e paranoide (di nuovo, pensate a Watchmen e V per Vendetta), Neil mima le collaudatissime tinte di Sandman proponendo un’esperienza sognante che prende enormemente alla larga le vicende del personaggio il cui nome è in copertina, mutandolo di fatto in una comparsa secondaria oggettificata al pari di un fulcro narrativo utile a dipanare le dinamiche di un’intera quanto inesplorata società. La conoscenza della trama pregressa, per quanto sempre utile, viene resa superflua dal drastico cambio di rotta; l’unica cosa da sapere è che Miracleman, a seguito di un’efferata battaglia che ha distrutto Londra, ha preso le redini del governo e, grazie a una tecnologia aliena, ha garantito un periodo di pace e serenità, ergendosi sugli umani al pari di un dio.
Qui entra in gioco Libro Quarto – L’età dell’oro, in una rediviva Londra impreziosita da imponenti sculture dei metalli più preziosi. “Era il migliore dei tempi” recita il narratore, ammiccando sornionamente a tutti coloro che vantano un’infarinatura di Dickens e suggerendo paradossalmente che sia il “peggiore dei tempi”. Miracleman si è ormai ritirato in quella che potrebbe essere una vera e propria torre di Babele (sobriamente denominata “Olimpo”), mettendosi a disposizione esclusivamente di quei pellegrini pronti a mettere alla prova il proprio corpo e la propria mente in una scalata infinita quanto faticosa. Quei pochi che raggiungono la cima possono sottoporre all’eroe una richiesta, confidando nel suo intervento e in una risoluzione positiva.
Miracleman è dio, ma dio è fatto a immagine e somiglianza dell’uomo, ed è l’uomo che, pertanto, vale la pena di ascoltare. Viviamo questo nuovo mondo dagli occhi di un anonimo scalatore, vediamo il rapporto con i suoi compagni di pellegrinaggio, assistiamo a tutte le surreali stranezze che ne accompagnano il viaggio. Sesso, passioni, follia, disperazione, stanchezza: si tratta di una via crucis che ricorda molto da vicino le alienanti atmosfere del classico della fantascienza “Non ho bocca, e devo urlare”, ottenebrando di opprimente oscurità i luccichii dell’epoca di sedicente prosperità.
Gaiman è uno dei nostri scrittori preferiti, la sua sensibilità tocca corde dolci-amare capaci di emettere una soave melodia; Mark Buckingham, che si è occupato dei disegni, si riconferma talentuoso nel suo uso oculato di linee rigidamente geometriche che concedono alle vignette un dinamismo “sporco” e violento. Se avete avuto l’occasione di leggere Sandman e ne avete tratto piacere, il Libro Quarto farà assolutamente per voi.
–Walter Ferri–
Miracleman #1 di Gaiman e Buckingham – Recensione
Isola Illyon
- Neil Gaiman (approccio particolare a temi altrimenti noti);
- La ristampa preannuncia lo sviluppo dei due cicli narrativi mai pubblicati,
- 20 pagine di contenuti extra;
- Volume "spillato";
- Buona parte delle pagine di extra sono dedicate alla sceneggiatura;
- Incertezza sul futuro;