Nel 2006 Giunti portava nelle librerie ‘Hyperversum’, romanzo storico (non privo di elementi fantastici) scritto da un’esordiente che si firmava con il nom de plume Cecilia Randall; a distanza di dieci anni esatti, quel nome è senza dubbio uno dei più affermati nel panorama degli scrittori fantasy italiani. Negli anni a seguire, infatti, Cecilia Randall ha pubblicato non soltanto gli altri due volumi di quella che ormai è diventata la trilogia “classica” di ‘Hyperversum’, ma anche il romanzo storico-fantasy ‘Gens Arcana’ e l’ucronia in due volumi (‘Seija’ e ‘Raivo’), dalle atmosfere decisamente cupe, intitolata ‘Millennio di Fuoco’. Come ben sanno i fan della scrittrice, dopo l’esperienza dalle sfumature horror e gotiche in un’immaginaria Europa dell’Anno Mille, dominata da creature simili a vampiri e da massacri senza fine, il forte desiderio della Randall era quello di tornare alle atmosfere più solari, luminose e – tutto sommato – ingenue di ‘Hyperversum’, cosa che ha fatto con ‘Hyperversum Next’, edito ancora una volta proprio da Giunti.
Il nuovo romanzo è ambientato, come i predecessori, nella Francia del Tredicesimo Secolo, in particolare nell’anno 1233: non a caso un periodo relativamente tranquillo, in cui il Regno di Francia trovava momentaneo riposo dalle continue guerre contro il prepotente vicino inglese, le mire espansionistiche del Sacro Romano Impero, le Crociate contro gli eretici nel Sud e contro le potenze arabe del Mediterraneo. Come nei precedenti romanzi di quella che è ormai una saga, il principale elemento fantastico è lo stesso videogioco ‘Hyperversum’, in questo caso nella sua versione ‘Next’, che ha la brutta abitudine, finora mai compresa né spiegata, di trasportare taluni (s)fortunati giocatori nel Medioevo in cui hanno ambientato la loro partita.
In questo caso, la next-gen non è solo quella del videogame ruolistico, ma anche quella dei personaggi: Alexandra Freeland, figlia di Daniel e Jodie (già incontrati nei volumi precedenti), è la sventurata protagonista che si ritrova catapultata da un videogioco in quello che è un modo reale, crudele e sanguinario. Dall’altra parte – lo dico senza pericolo di veri e propri spoiler – incontra Marc de Ponthieu, figlio del Falco del Re Jean Marc de Ponthieu (in realtà Ian Maarkyas, giocatore di ‘Hyperversum’ della prima ora che ha deciso di stabilirsi nel passato). Tra fughe, catture, tornei e intrighi di corte i due finiranno nel mezzo di una congiura molto più grande di loro.
Per la giovane età dei protagonisti e per certe dinamiche amorose, il romanzo appare inquadrabile nell’etichetta un po’ vaga del young adult, sebbene risulti per certi versi più “maturo”, nel linguaggio, dei primi romanzi di ‘Hyperversum’, e del primissimo in particolare – ricorderò sempre come, per accertarsi che la bella Isabeau non avesse subito violenza dai rapitori, Ian si esprimesse all’epoca con circonvoluti giochi di parole.
Il risultato, complessivamente, è ben all’altezza delle aspettative e del curriculum dell’autrice: rodato il meccanismo che introduce una persona proveniente da un futuro prossimo venturo nel Tredicesimo Secolo, con le relative gaffes e incomprensioni, il cambio di personaggi e di età dei protagonisti consente all’autrice di introdurre dinamiche genitori-figli che portano freschezza nella saga. Al di là di questo, quello che (ri)troviamo in ‘Hyperversum Next’ è un’avventura un po’ guascona (caratteristica e tono che si erano un po’ smarriti sullo sfondo delle guerre di religione ne ‘Il Cavaliere del Tempo’) che, pur al netto di colpi di scena di stampo martiniano, sa catturare, coinvolgere, emozionare e – perché no – anche commuovere. Scordatevi però le ambiguità morali de ‘Il Trono di Spade’: qui i buoni sono bravi e onesti, i cattivi sono spietati e senza redenzione, e per quanto le prove dei protagonisti divengano man mano più difficili da superare c’è sempre la sensazione che tutto, alla fine, si possa risolvere, in un modo o nell’altro. Come dei Moschettieri ante litteram (o post, dipende dall’epoca a cui fate riferimento), i nuovi personaggi agiscono spesso in maniera irruente e poco riflessiva, salvandosi dai pasticci in cui si cacciano di volta in volta con astuzia, abilità e un pizzico di “fortuna con la C maiuscola”. D’altronde so’ ragazzi, no?
Questa avventura, nella sua relativa linearità, è scritta ottimamente, in maniera decisamente scorrevole: i capitoli volano uno via l’altro e le circa 480 pagine terminano in un batter d’occhio, senza evidenti cali di ritmo (tranne forse che nella descrizione un po’ smisurata di un banchetto). Come nei precedenti volumi c’è sempre un occhio di riguardo per la Storia, che ci viene raccontata sia facendoci incontrare grandi personaggi del passato, sia descrivendo con dovizia di particolari alcuni aspetti dello stile di vita dell’epoca (appunto il torneo, il banchetto, i rapporti tra i feudatari…). A differenza del primo ‘Hyperversum’, però, le spiegazioni sono molto meno insistite, e l’azione ha uno spazio decisamente maggiore. Al tempo stesso, tuttavia, e diversamente da quanto accadeva nei romanzi precedenti (sempre legati a precisi eventi storici), qui l’intera vicenda è, per stessa ammissione dell’autrice, di pura fantasia – o fantastoria, se preferite. Il che, comunque, non esclude di trovarsi davanti a un romanzo storico, come insegnano, per citarne solo alcuni, ‘Ivanhoe’, ‘I Promessi Sposi’ o ‘Le nebbie di Avalon’.
Un ulteriore aspetto che vorrei enfatizzare, in chiusura di questa recensione, è quello che personalmente ho letto come un giocoso abbattimento della “quarta parete” da parte dell’autrice. Mi spiego subito: al di là del fatto che ‘Hyperversum’ stesso sia un gioco di ruolo, è interessante il riferimento al libro che, nel futuro in cui vive Alexandra, contiene dettagliate descrizioni degli avvenimento del casato dei Ponthieu. Una delle poche cose che Ian teme davvero, infatti, è di subire spoiler sul futuro proprio e della propria famiglia, pericolo davanti al quale reagisce, né più né meno, come un moderno lettore (o spettatore) che parla con un amico più avanti di lui nella lettura (o visione) della serie del momento. E non è certo l’unico caso, ma lascio a voi il piacere di scovare questo genere di riferimenti nella lettura del libro.
Da non tralasciare, in ultimo, la cura dell’autrice, dimostrata già in ‘Gens Arcana’, per dettagli solo apparentemente secondari: le scene di duello sono efficacemente descritte anche grazie alla consulenza della Sala d’arme Achille Marozzo, elemento che aggiunge un pizzico di realismo in più. Che altro dire, allora? Nel lasciarvi al nostro giudizio finale, mi limito a concludere dicendo che, ora come ora, avverto la forte curiosità di leggere un seguito… che potrebbe, chessò, intitolarsi ‘Hyperversum Ultimate’…?
– Stefano Marras –
‘Hyperversum Next’ di Cecilia Randall: recensione
Isola Illyon
- Ritroviamo i protagonisti della trilogia "originale", insieme alla "next gen", costituita dai figli di Ian e Martin;
- Un'avventura un po' guascona che sa coinvolgere, emozionare, commuovere, sullo sfondo della Francia del Tredicesimo Secolo;
- Ritmo sostenuto e scrittura molto scorrevole: il libro letteralmente si lascia divorare!
- Offre un piccolo spaccato della vita di corte nel Medioevo;
- Come già in 'Gens Arcana', da notare l'attenzione alla tecnica schermistica;
- Trama piuttosto lineare, priva di colpi di scena eclatanti;
- Un lieve calo di ritmo nella descrizione del banchetto;
- Resta il mistero sul funzionamento di 'Hyperversum' come portale spazio-temporale;