Eh sì, amici, il tempo è proprio volato: tra meno di due mesi il card-game digitale di Blizzard compirà due anni. Era infatti l’11 marzo 2014 quando il titolo uscì dalla open beta per conquistare il pubblico dei videogiocatori appassionati di giochi di carte. Sì, forse sono partito un po’ in anticipo, e c’è ancora tempo per scegliere il regalo da portare alla festa, quindi per ingannare l’attesa cosa c’è di meglio se non tuffarsi in una bella panoramica del gioco?
Inizierei con un recap a istantanee della storia di Hearthstone, giusto per rinfrescare la memoria. Una cosa in stile “carrellata di foto” che sono sicuro ognuno di voi, almeno una volta nella vita, avrà dovuto sorbire al compleanno di qualcuno, con immensa gioia.
Innanzitutto il nome del gioco deriva dalla Pietra del ritorno, che in World of Warcraft serve a trasportare il personaggio fino ad una taverna. Ed è proprio quello il luogo che si è voluto ricreare: un ambiente amichevole immaginario in cui gli avventori si incontrano e si sfidano con le carte.
La prima versione del gioco conteneva tre differenti modalità: Gioco, Avventura e Arena. A seconda della scelta, si aveva la possibilità di sfidare la CPU o un avversario random, a diversi livelli di difficoltà. Non mi addentro nella spiegazione delle meccaniche, ma l’obiettivo è sconfiggere lo sfidante con le carte a disposizione, portando i suoi punti salute a zero. Nei mesi successivi il gioco è stato aggiornato due volte, con La maledizione di Naxxramas, una nuova avventura con 30 nuove carte, e con l’espansione del set Goblin contro Gnomi (altre 123). Da quel momento è stato un crescendo di popolarità. La Blizzard decise di proseguire sulla strada che aveva portato al successo così, nel suo secondo anno di vita, il gioco fu rinnovato con Massiccio Roccianera, Gran Torneo e la Lega degli Esploratori, per un totale di 208 nuove carte. A ciò si aggiunse, sempre nel 2015, la compatibilità estesa a tutti i dispositivi mobili, che garantì un’ulteriore impennata del gradimento. E siamo arrivati così a gennaio 2016, con l’azienda statunitense che non si è ancora espressa su eventuali novità che dovrebbero festeggiare i 2 anni del gioco.
In ogni caso, è indubbio che Hearthstone abbia ottenuto un successo planetario che, forse, nemmeno la stessa Blizzard si sarebbe aspettata. Entrato in punta di piedi, si è velocemente fatto largo tra i giochi digitali grazie anche al più grande World of Warcraft, dal quale sono presi i soggetti – è stato come una matricola intoccabile a scuola il giorno di San Valentino perché ha un fratello rugbista all’ultimo anno! Al di là delle parentele videoludiche, bisogna riconoscere i meriti di questo gioco, che nel campo dei card game subiva la spietata concorrenza del sempreverde Magic the Gathering. I motivi sono tanti e spesso soggettivi, ma ci sono elementi che ne hanno, indubbiamente, garantito il successo:
- Si fa piacere. Spiego meglio questo concetto: possiede, come tutti i giochi simili, le proprie meccaniche, ma ha dalla sua una semplicità che lo rende accessibile al vasto pubblico, senza distinzioni. In più è intuitivo, con le regole che vengono spiegate chiaramente anche solo scorrendo la freccia del mouse, ed è veloce, graficamente ben realizzato, e ha quella componente di collezionismo che attira sempre.
- Ha costo zero. Il gioco è gratuito su qualsiasi piattaforma e, soprattutto, non è un “Pay to Win”. Ci vuole sicuramente tempo, ma con pazienza si può avere un mazzo competitivo senza spendere un centesimo. Se invece ci si vuole avvantaggiare comprando carte dal negozio, c’è comunque il pregio di avere prezzi più bassi rispetto ad altri titoli.
- È moderno. La Blizzard ha fatto centro su questo aspetto, con la possibilità di aggiungere amici e sfidarli, nonché rimanere connessi con loro anche al di fuori di Hearthstone tramite il client Battle.net, che raggruppa tutti i i titoli della casa americana. La ciliegina, però, è stata l’apertura ai dispositivi mobili, che garantisce la giocabilità anche fuori delle mura domestiche.
Ovviamente non è tutto oro quello che luccica, e alcuni di questi elementi hanno il loro lato negativo. Innanzitutto la componente economica ha portato a un certo squilibrio tra i giocatori, con principianti che non riescono ad andare oltre un certo livello (se non dopo parecchie ore di gioco) semplicemente perché avversari con la stessa esperienza possiedono carte più importanti “sbustate” con soldi veri. La Blizzard, da parte sua, fa giustamente orecchie da mercante alle lamentele, visto che gli ultimi dati stimano un guadagno per la società di circa 20 milioni di dollari al mese.
L’altro grosso problema è che un titolo del genere ha, fisiologicamente, mazzi più competitivi di altri. Sempre più spesso, quindi, i giocatori cercano in rete quelli migliori da poter usare, con una conseguente saturazione di partite “a specchio”. Ciò fa sì che, raggiunto un certo livello, le partite si riducano spesso a una questione di fortuna e non più di abilità. Gli sviluppatori su questo tema si sono impegnati maggiormente, modificando carte chiave del gioco o introducendone di nuove, ma la questione si ripropone sempre a distanza di qualche tempo.
La sensazione è che gli sviluppatori pensino “continuiamo così finché va bene” e che, al momento, preferiscano concentrarsi sui nuovi prodotti (Heroes of the Storm e il futuro Overwatch), per attirare ancora più persone. Gli “avventori” di Hearthstone, invece, avrebbero bisogno di una ventata di novità, magari un cambiamento profondo nelle meccaniche di gioco, che rinnovi una situazione che sta diventando stagnante. Ciò permetterebbe di conquistare nuovi utenti e di tenersi stretti gli aficionados, che cominciano a nutrire dubbi.
Tutto questo non cancella quanto di buono realizzato in questo breve lasso di tempo: il risultato ottenuto è qualcosa di incredibile, ma dopotutto la Blizzard non è proprio l’ultima arrivata, e sono certo che a tempo debito saprà tirare fuori dal cilindro il coniglio che stiamo aspettando. A noi non resta che continuare a sconfiggere quanti più avventori possibile e cantare una bella canzoncina di auguri. Chissà che non sia lo stesso Herthstone a fare a noi un bel regalo per il suo compleanno!
E voi che ne pensate? Cos’è che cambiereste del gioco?
– Andrea Camelin –