Sono quasi dieci anni che il Mago ci lavora: annunciato come un libro da un milione di parole, poi ridotte alla “modica” cifra di 600.000, il secondo romanzo di Alan Moore, Jerusalem, è in arrivo per Settembre 2016. Il padre di V per Vendetta, Watchmen ed altri capolavori del fumetto ha già vestito i panni del romanziere con “La voce del fuoco”, una narrazione di quasi seimila anni di storia del Northampton (acclamata dalla critica, meno dal pubblico). Il suo primo romanzo era un lavoro complesso, pregno di simbolismo e non proprio di immediata accessibilità. D’altronde il fumettista non ha mai avuto la pretesa né di piacere né di farsi capire.
Su queste premesse, Jerusalem si lascia intravedere come un opus magnum. A conferma di ciò è arrivata – sul sito di Gosh!, storico negozio di fumetti Londinese – la prima sinossi del romanzo, inequivocabilmente uscita dalla penna dell’autore. Nella città che fu la capitale Sassone di Inghilterra (sempre lei, Northampton), si sta “manifestando un nuovo genere di tempo, una lercia simultaneità che non fa differenza fra le pozzanghere color petrolio e i sogni infranti di coloro che le calpestano“. Dopo una narrazione storica della propria città d’origine, che Alan Moore voglia affrontarla in modo trasversale al tempo e allo spazio (leggi: multiversi)? Bò. Nelle parole dell’autore, “violenta nell’immaginario e stupefacente negli intenti, [Jerusalem] è la storia di tutte le cose, raccontata da un bassifondo scomparso”. Qualunque cosa possa voler dire.
– Luca Pappalardo –