Ci sono notizie nel mondo dei videogiochi che davvero non ti aspetti, notizie che normalmente farebbero solo sorridere ma che in un periodo in cui i confini tra i diversi ambiti sono sempre più sottili e meno impermeabili, danno anche più di uno spunto di riflessione. Ne è un esempio evidente l’annuncio fatto dal noto brand di moda Louis Vuitton, che ha voluto mettere da parte per una volta la figura professionale della modella o della showgirl “più in voga del momento”, che di solito vengono scelte come testimonial, optando un personaggio insolito per la sua collezione Series 4, vale a dire Lightning, “figlia virtuale” di Tetsuya Nomura (che non ha bisogno di presentazioni) e personaggio principale del videogioco Final Fantasy XIII.
Annunciata tramite un comunicato su Instagram dal direttore creativo della casa parigina, Nicolas Ghesquière, che ha anche pubblicato alcune immagini per i followers (la maggior parte dei quali probabilmente penserà che Final Fantasy sia una marca di yogurt americano), la notizia ha destato certamente molta curiosità, e con ogni probabilità non poche titubanze. Già qualche anno fa ci sono state delle case di moda che hanno provato ad approcciarsi al mondo dei videogiochi: Diesel e Prada, infatti, nel 2012 hanno sfruttato la grafica dei videogame sperimentando nuove modalità per promuovere i propri prodotti. La prima commissionò ad Electronic Arts un DLC speciale per The Sims 3 che permetteva ai giocatori di poter agghindare il proprio alter ego virtuale con vari capi di abbigliamento prodotti dal noto brand italiano, mentre Prada decise di promuovere i suoi occhiali da sole pieghevoli Folding Sunglasses affidandosi alla simulazione di un videogioco. Ma nessuno aveva ancora estrapolato di sana pianta un personaggio appartenente a un contesto virtuale famoso come quello di Final Fantasy, per trapiantarlo in un ambito del tutto estraneo ad esso. Ad essere onesti, non è la prima volta che un personaggio digitale assume un ruolo che fino a qualche anno fa sembrava esclusivo di individui in carne ed ossa: è accaduta più o meno la stessa cosa con Hatsune Miku, come ci ha raccontato qui la nostra Elisa.
La questione apre diversi interrogativi: dunque le aziende vedono le loro modelle come pure immagini, tranquillamente sostituibili con surrogati digitali? Una simile domanda in realtà non era difficile porsela neppure prima, se ci si sofferma un attimo a riflettere su come queste ragazze debbano rappresentare dei severissimi standard estetici, caratteristiche che omologano la bellezza del corpo umano a dei parametri imposti proprio da marchi che fanno della “bellezza” e dell’estetica il proprio lavoro. C’è ben poco da fare: nonostante le mille campagne di sensibilizzazione contro l’anoressia e il tentativo di demolire vecchi stereotipi, le modelle rappresentate nelle varie pubblicità continuano a dover essere semplicemente perfette, tant’è vero che ogni minimo difetto viene sapientemente corretto attraverso il fotoritocco, portando spesso a risultati talmente lontani dalla realtà, talmente contraffatti, da poter essere considerati a tutti gli effetti come “virtuali”. Che differenza c’è tra un’immagine di una modella irriconoscibile per l’uso che è stato fatto di Photoshop, e l’immagine di un soggetto totalmente ricreato da zero? Si scade davvero nel sofisma…
Tra l’altro, forse lo ricorderete, queste tematiche nel 2012 diedero lo spunto al film di fantascienza (ma non troppo) S1m0ne, di Andrew Niccol, con Al Pacino. In questa pellicola l’attore interpreta un regista in declino che, attraverso un sofisticato programma che ricrea un personaggio virtuale femminile dalle caratteristiche perfette – la Simone del titolo –, riesce a ritrovare il successo. Ovviamente non è tutto rose e fiori, e ben presto la natura irreale della donna creerà più di un problema al protagonista, andando a toccare proprio quei punti di riflessione che sembrano tornare nella vicenda di cui stiamo parlando.
Per tornare a noi, quello che ora mi chiedo, come credo facciano tanti altri è: quanto questa trovata di marketing di Louis Vuitton avrà successo, e quanto invece rasenterà il ridicolo? Personalmente, essendo appassionata della serie di Final Fantasy, il vedere la protagonista di un gioco che ho amato nei panni di una modella, mi fa un po’ strano. Lightning è un personaggio con un carattere freddo e distaccato (palesemente ispirato a quello di Squall Leonhart e Cloud Strife), diffidente, sempre sulle sue, e il quale unico vero interesse è la sorella Serah: un personaggio, insomma, che non potrebbe mai vestire i panni di una modella che promuove borse per le quali molte donne si strapperebbero i capelli.
A quale pubblico, dunque, vuole puntare Louis Vuitton utilizzando lei come testimonial? Deve essere per forza quello generalista, visto che le videogiocatrici amanti degli accessori della marca parigina che nello stesso tempo conoscono bene questo personaggio, avranno probabilmente la mia stessa sensazione di straniamento anche solo nell’immaginarsi Lightining con in mano qualsiasi altra cosa che non sia una spada (guardate il video qua sotto e siate sincere con voi stesse…). Conoscendo, poi, le esorbitanti cifre che nelle vetrine dei noti negozi di alta moda sono scritte a caratteri microscopici proprio perché non devono esser viste, quanto costerà in Guil uno di questi accessori? Basterà questa volta il farming spietato sui Mimik?
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.
– Alessia Bellettini –