A breve distanza dall’uscita del crossover ‘Dragonero’-‘Zagor’ sulle pagine a colori dello speciale di fine luglio, torniamo a visitare le lande dell’Erondar, sormontate dalle due suggestive lune gemelle che rendono questo mondo tanto caratteristico. ‘Gli artigli del cervo’ (questo il titolo dell’albo di agosto) ci porta nell’Enclave della Montagna, la terra in perenne lotta con l’Impero che abbiamo già incontrato in uno degli spin-off della saga, quello dedicato a Zhabéle, la lupa di Vetvwadàrt, nel sedicesimo volume della serie. In controtendenza con il clima rovente degli ultimi giorni, la storia è ambientata nel periodo invernale, tra passi di montagna e foreste innevate: quando si dice che il fantasy è una “lettura di evasione”…! Diamo i soliti avvisi antispoiler e procediamo senza indugio.
DISCLAIMER: Questo articolo contiene SPOILER dall’albo n. 27 – almeno quelli giudicati indispensabili per la comprensione dell’argomento. Se non lo avete ancora letto, non proseguite nella lettura della recensione o verrete braccati da un figlio di Olhim incazzato nero con voi!
Come sempre, partiamo dalla copertina, realizzata dall’imprescindibile Giuseppe Matteoni. In primo piano, sulla sinistra, vediamo Ian, il fiato che produce uno sbuffo di condensa, l’abbigliamento pesante adatto per sopravvivere alla montagna, gli stivali sprofondati nella neve quasi fino all’altezza del ginocchio. Sulla destra, in secondo piano, troviamo un misterioso guerriero armato di ascia in groppa a quello che sembra un bufalo; possiamo notare che l’individuo indossa un copricapo ricavato dalla pelle e dalle corna di un cervo, mentre sul petto spiccano dei piccoli teschi. Sullo sfondo si stagliano dei picchi montuosi, flagellati dal vento, dalla neve e dalla foschia, tra i quali si intravede una struttura che potrebbe essere un tempio montano.
A maggior ragione dopo la lettura, possiamo dire che Matteoni ha pienamente catturato lo spirito dell’albo: fin dalle prime vignette vediamo, infatti, Ian Aranill alle prese con una tormenta di neve, mentre, intabarrato come un esploratore polare, incede attraverso il paesaggio ostile. Mi sento di uscire per un attimo dai panni del recensore, entrando in quelli del fanboy, per dire che Dragonero non è mai stato così fico, con la barba lunga incrostata di neve e il cappuccio foderato in pelliccia che gli adombra il volto. Dà quasi un senso di straniamento vederlo però da solo, senza l’abituale spalla Gmor, procedere in terre desolate senza emettere un solo fiato. A farci compagnia sono unicamente i balloon che ci riportano i suoi pensieri, a volte quasi sotto forma di flusso di coscienza, mentre raggiunge un rifugio nascosto degli scout, si rifocilla e si regala una notte di sosta.
La sua missione è quella di salvare una pattuglia di esploratori imperiali rimasta intrappolata in un tempio (quello anticipato dalla copertina, di cui parlavamo giusto poco fa) al termine di una ricognizione in territorio nemico. Lungo la strada per il tempio Ian incontra un cacciatore (anche in questo caso, quello già visto in copertina, come si evince dai piccoli teschi che porta a tracolla) e, sfruttando la sua conoscenza degli usi e costumi di tutti i popoli del Continente, riesce a passare indenne e a proseguire verso il tempio.
Qui trova gli esploratori imperiali, che si rivelano ben presto uno più antipatico dell’altro (con la lodevole eccezione di Mhuriòs), fino ad arrivare al loro comandante. Ian nota immediatamente il clima di omertà che aleggia nell’ampio e oscuro salone del tempio: è evidente che c’è qualcosa che non va. È forse a questo punto che il bellissimo tratto di Luca Malisan dà il meglio di sé: il disegnatore gioca sapientemente con il chiaroscuro, enfatizzando profondità, luci e ombre. La stessa tecnica, in uno stacco dell’ambientazione, sottolinea il giuramento di vendetta del misterioso cacciatore dell’Enclave, che in un macabro rituale si vota anima e corpo al massacro della squadra di esploratori. A questo compito, dall’indomani mattina, si dedica con perizia, sabotando i passi montani e attirando animali selvatici nelle vicinanze del gruppo di malcapitati.
È palese che la missione degli esploratori non fosse una semplice ricognizione, ed è altrettanto palese che, qualunque fosse il loro obiettivo, gli esploratori si siano messi sulla strada del cacciatore, ma Luca Enoch (che cura la sceneggiatura del volumetto) centellina accortamente le rivelazioni, regalandoci una storia cupa, violenta, viscerale. Non manca davvero niente: mutilazioni, decapitazioni, smembramenti; lungo la strada, poi, c’è anche del lavoro per Saevasaecta, la spada del Varliedarto. La storia riesce davvero a trasmettere l’incertezza e la diffidenza di Ian, circondato da uomini che si coprono a vicenda, ma anche il paradosso che connota la sua missione: salvare degli uomini per i quali non nutre altro che disprezzo, uccidere un guerriero con il quale, in circostanze diverse, avrebbe forse potuto legare.
“Possano i nostri spiriti incontrarsi senza rancore”, sono le parole di commiato con cui Dragonero saluta il valoroso avversario: non può essere un caso. Da notare anche come, nei concitati frangenti del corpo a corpo finale (ma non solo in quella sede), Malisan tenda a spezzare la famigerata “gabbia bonelliana”, dando alle vignette un taglio maggiormente cinematografico, proprio di molte produzioni d’Oltreoceano.
Nel complesso, ‘Gli artigli del cervo’ è un numero davvero valido; sebbene forse un po’ slegato rispetto alle diverse trame orizzontali che costellano la saga, approfondisce il personaggio di Ian offrendo al lettore azione, mistero, avventura, nella migliore tradizione del fantasy e di questa serie. E magari donando anche un po’ di immaginaria frescura, con le sue bellissime ambientazioni calate in mezzo ai ghiacci. Prossimo appuntamento a partire dal 9 settembre, con il volume 28, intitolato ‘Cacciatori di Kraken’… inutile dire che basta il titolo per generare hype!
– Stefano Marras –
Dragonero 27 – Gli artigli del cervo: recensione
Isola Illyon
- Ian non è mai stato così fico!
- La copertina di Giuseppe Matteoni è forse una delle migliori dell'intera serie;
- Trama matura, cupa, che offre azione, mistero, avventura;
- Violenza a volontà;
- Bellissimi i disegni di Luca Malisan, in particolare quelli realizzati in chiaroscuro;
- La storia rimane forse un po' isolata rispetto al filone principale;