Dopo un mese di attesa, l’avventura di Ian “Dragonero” Aranill con i Folli di Queman, iniziata nel volume n. 28 – ‘Cacciatori di kraken’, giunge a una degna conclusione con l’albo di ottobre, intitolato ‘Il nido del Draughen’. Ecco la recensione di Isola Illyon!
DISCLAIMER: Questo articolo contiene SPOILER dall’albo n. 29 – almeno quelli giudicati indispensabili per la comprensione dell’argomento. Se non lo avete ancora letto, non addentratevi nella recensione o verrete schiacciati da una coscia del Draughen!
Ai disegni, per la sessantina di pagine che occorrono per raccontare il finale della storia, troviamo ancora una volta Francesco Rizzato, che conferma l’estrema bravura nel giocare con le matite per realizzare un evocativo chiaroscuro. Si tratta di una dote già abbondantemente dimostrata, da ultimo, nell’albo del mese precedente, ma che qui raggiunge vette elevatissime. L’utilizzo del nero è pervasivo, abbellisce, riempie: dal cielo notturno che si stende sopra il mare all’albero maestro di un nuvolante, dai volti dei personaggi ai tentacoli dei kraken d’aria, il nero è una presenza costante, inquietante, ma al contempo amica.
Degna di menzione anche la copertina, realizzata dall’immancabile Giuseppe Matteoni, che ci fa dono di una bella illustrazione capace di riassumere, con linee piuttosto semplici, il nocciolo della storia custodita dal volumetto: Ian, di spalle, con la nerissima Saevasecta in presa bimane, fronteggia il Draughamhor, prigioniero e simbionte del gigantesco Kraken delle nuvole.
Passiamo dunque alla storia, della quale mi sia consentito di proporre una rapida sinossi. Ian si è unito ai Folli di Queman, esperti cacciatori di Kraken d’aria, in rapporti tutt’altro che amichevoli con l’Impero Erondariano. Durante il viaggio, lungo e – verosimilmente – noiosetto, Ian fa amicizia (pur non esimendosi da qualche scivolone diplomatico) con Arpione, donna di rara durezza, braccio destro di Queman, al comando dei suoi cacciatori. Si arriva al dunque quando i nuvolanti giungono nei pressi delle Isole Volanti, che a me – ma penso di non essere il solo – hanno ricordato da vicino le Hallelujah Mountains di ‘Avatar’ e che, nel mondo di Dragonero, ospitano una nutrita fauna di Kraken delle nuvole.
Lo scontro fra i Draughen e i Folli di Queman è gradevolmente concitato, con disegni dettagliati (bellissimo quello della fila di balliste pronte a far fuoco contro il Kraken) e veramente tanta azione. Anche se, inutile dirlo, si fatica a provare una reale preoccupazione per la salute del protagonista, che essendo tale immancabilmente se la cava anche nelle situazioni più disperate. Da notare invece che, ancora una volta, Ian si trova a prendere una decisione “scomoda”: impedisce ai Folli di Queman di razziare il cadavere della “Madre” che hanno abbattuto, risparmia il Draughamhor e, di fatto, pone le premesse per la sopravvivenza dei Draughen stanziati presso le Isole Volanti, lasciando quindi aperte le porte, in un futuro più o meno distante, ad un nuovo, devastante attacco contro le fortezze costiere dell’Impero. Non è certo la prima scelta anticonvenzionale che Ian adotta, ma per la prima volta Dragonero si pone in radicale contrasto non solo con gli interessi della Cancelleria Imperiale, ma anche, in prospettiva, con quelli dei poveri cristi – cosa che personalmente mi ha colpito maggiormente – che un domani potrebbero essere massacrati da una nuova razzia dei Draughen. Non è da trascurare nemmeno quello che gli urla il Draughamhor: “Ferma quella spada, uomo drago… Tu sei come noi!”
La vicenda si conclude, a mio parere, in maniera un po’ troppo affrettata: uno scambio di battute fra Ian e Arpione, l’ennesimo sauro volante di questa storia “spalmata” su due albi, quindi un piacevole ritorno verso casa con Sera. Il dialogo con Sera introduce ‘Il racconto di Sera’, uno degli occasionali spin-off ai quali questa serie ci ha abituato, che mira a darci un’idea degli accadimenti avvenuti al Palazzo Imperiale, dove la piccola, petulante elfa era rimasta in compagnia di Elara, la madre (degenere…?) di Ian. Personalmente, ho trovato che questo spin-off avesse ben poco da dire, ma che per esigenze di distribuzione degli spazi dovesse dirlo comunque: forse proprio per questo i dialoghi, soprattutto nella parte iniziale, sono particolarmente fitti e inconcludenti, e offuscano i bei disegni di Antonella Platano. In questa prima parte ci viene ricordata ancora una volta la storia della separazione fra Elfi Bianchi, Neri e Grigi; Sera confida a Elara di non riuscire a stringere amicizia con Ian a causa dei pesi indicibili che gravano sul cuore dello scout ed Elara, da brava mamma, si dimostra consapevole delle condizioni in cui versa il figlioletto.
Poi, come d’improvviso, ecco arrivare l’azione. Purtroppo, non ho potuto fare a meno di pensare che fosse un po’ un pretesto per ravvivare una storia non particolarmente accattivante. Ciò detto, le sequenze di quest’ultima parte sono assai ben scritte e godibili; anche il modo in cui Elara progetta di liberarsi della femmina di ragno gigante è originale e piuttosto coerente. Un avviso agli amici aracnofobici: girate al largo da pagina 78 in poi, a meno che non abbiate istinti autolesionisti.
Anche in questo caso, lo scontro si conclude e, un paio di tavole dopo, lo fa anche la storia: mi sbaglierò, ma in un caso come nell’altro ho avuto la sensazione che si tendesse ad accorciare per consentire alla narrazione principale e allo spin-off di coesistere nello stesso volume, quando forse le due vicende avrebbero avuto bisogno di più spazio per respirare. Ciò detto, e pur con le difficoltà insite nella recensione di un unico albo che contiene due storie accomunate dal solo numero di pagine, il giudizio non può che essere positivo, a conferma del buon livello medio della serie bonelliana.
Vi lascio al nostro giudizio finale, dandovi appuntamento su queste stesse pagine con la recensione del volume n. 30, ‘Il contagio’!
– Stefano Marras –
Dragonero 29 – Il nido del Draughen: recensione
Isola Illyon
- Sapiente utilizzo del chiaroscuro da parte del disegnatore Francesco Rizzato;
- Copertina icastica di Giuseppe Matteoni;
- Sempre carina l'idea dello spin-off;
- Parte finale della storia principale ricca d'azione;
- Finale della storia principale un po' accelerato, forse per lasciare spazio allo spin-off;
- Lo spin-off non risulta particolarmente riuscito: molta lentezza e, in alcuni casi, balloon troppo invasivi;