C’era una volta un mondo in cui i sogni restavano nei cassetti. Un mondo difficile per tutti coloro che avevano qualcosa da dire, che sentivano forte il bisogno di esprimere se stessi in qualche modo, per quelli che avevano grandi progetti ma nessun mezzo per realizzarli. Il mondo del “ci g’ha denti no g’ha pan” (per usare un’espressione cara dalle mie parti) potrebbe in futuro sparire, e questo grazie alle meraviglie del crowdfunding, il mezzo più democratico che esista per ottenere finanziamenti seguendo un processo di collaborazione tra persone, a partire dalla presentazione al pubblico di un progetto – artistico, sociale, tecnologico o commerciale che sia – fino ad arrivare al sostentamento dello stesso grazie al denaro collettivo. Gli esempi di campagne di crowdfunding che hanno avuto successo sono innumerevoli, e per rendervene conto basta dare una rapida occhiata in rete. Si va dai 6,2 milioni di dollari raccolti dalla leggenda del rock americano Neil Young per la realizzazione del suo rivoluzionario player musicale Pono – innovativo perché progettato per conservare la qualità audio dei pezzi, a cui i formati ridotti stile mp3 ci hanno disabituato – fino ai quasi 70mila euro rastrellati dall’agenzia di comunicazione “La Bande Destinée” per la creazione e il lancio del gioco da tavolo medieval-fantasy creato dal nostro Gipi, il favoloso “Bruti”, passando per quotidiani che si sostengono oramai solo con questo sistema, edifici storici e religiosi di cui è stato finanziato il restauro e l’autista del pulmino scolastico vittima di bullismo che si è pagata una meritata vacanza e ha fondato un’associazione per vittime analoghe. Insomma, c’è di tutto. E il bello del crowdfunding, oltre al fatto di essere un esempio positivo di sfruttamento delle potenzialità della rete, è che sono proprio i donatori, cioè la gente comune, a scegliere quanto denaro elargire e a chi dare fiducia. Perché proprio di questo si tratta, di fiducia e di curiosità verso progetti che si possono trovare interessanti e che magari fanno dire “Cacchio! Ma perché non ci ho pensato io?!”
Altro aspetto particolarmente interessante del crowdfunding è il consentire un dialogo costante tra imprese o creativi in genere e il pubblico, la folla (crowd appunto), non solo per ottenere soldi, ma anche per sondare il sentire comune, raccogliere idee e consigli sui prodotti o servizi per i quali si ha intenzione di proporre una campagna di finanziamento. Se pensiamo, poi, che solo in Europa, ogni anno circa, mezzo milione di progetti si affida a questo sistema perché altrimenti non vedrebbe un euro per iniziare e che, sempre nel nostro continente, si sono toccati picchi anche di un miliardo di euro raccolto in dodici mesi, è innegabile che questa novità sia destinata a portare nel prossimo futuro notevoli cambiamenti sociali nell’ambito dell’innovazione, e a crescere esponenzialmente come principale antagonista dell’investimento finanziario tradizionale. Ci sono altri esempi celebri, come la campagna elettorale di Barack Obama per la presidenza degli Stati Uniti, pagata appunto in parte proprio con i soldi degli elettori, che ovviamente erano i primi interessati; oppure l’iniziativa del Louvre denominata “Tous Mécènes” (tutti mecenati), con la quale il prestigioso museo parigino finanzia acquisti di importanti opere dai collezionisti privati o il restauro di capolavori bisognosi; o ancora il quasi milione e mezzo di euro raccolti per ricostruire la Città della Scienza di Napoli, distrutta da un incendio nel 2013.
Vi starete chiedendo cosa c’entrino tutte queste belle cose geek con il fantasy. Beh, ragazzi miei, non ditemi che non avete mai sognato di poter realizzare quel fumetto che avete sceneggiato durante le ore buche al liceo, ma che nessun editore mai si sognerebbe di prendere in considerazione, o che non avete nel cassetto un romanzo per il quale avete ricevuto solo rifiuti e che vi piacerebbe tanto veder finalmente pubblicato, o ancora che ritenete di avere tutti i mezzi e le capacità per programmare quel videogioco che farà dimenticare al pubblico la saga di Baldur’s Gate, ma non avete soldi per svilupparlo. Ecco, non ditemelo perché non ci credo. Scherzi a parte, il crowdfunding è la parte bella del web 2.0, perché crea sinergia tra gli utenti, dà la possibilità a chi ha le idee giuste di mettersi in contatto con tutti coloro che potrebbero ritenerle meritevoli di essere realizzate, e mette a disposizione un’alternativa per dar vita a progetti che, pur prendendo il via dalla trovata geniale di un singolo – o di un’associazione, o di un’impresa, etc. –, in un certo senso alla fine appartengono anche a tutti quelli che l’hanno foraggiato con le proprie donazioni. Figata, no?
Chi non ha mai sentito almeno una volta nominare Kickstarter, alzi la mano! Il colosso americano del crowdfunding è sbarcato in Italia a giugno di quest’anno, e promette faville, però non è l’unica possibilità disponibile sul nostro mercato. Con una semplice ricerca, infatti, potrete trovare facilmente la piattaforma più confacente ai vostri bisogni, tenendo presente che non sono tutte uguali. La differenza principale, oltre alla specializzazione di ciascuna in determinati settori e prodotti, sta proprio nella tipologia di finanziamento. Le principali sono: reward based (in cambio di donazioni in denaro, si prevede una ricompensa, come il prodotto per il quale si sta effettuando il finanziamento, o un riconoscimento, come il ringraziamento pubblico sul sito della nuova impresa); donation based (modello utilizzato soprattutto dalle organizzazioni no profit per finanziare iniziative senza scopo di lucro); lending based (si tratta di microprestiti a persone o imprese); equity based (in cambio del finanziamento versato è prevista la partecipazione del finanziatore al capitale sociale dell’impresa, diventandone così socio a tutti gli effetti). Non vi resta, quindi, che rivolgervi ad una delle tantissime piattaforme per il finanziamento dal basso presenti in rete, che vi permettono con alcuni semplici passi di presentare il vostro progetto, spiegarne i perché e attivare la raccolta fondi. Ma ricordate la regola fondamentale: la gente non è scema e non regala soldi a caso. L’importante sta nella bontà dell’idea iniziale e in come essa viene presentata: se merita, vedrete che il pubblico non si farà attendere.
Dunque Illyoners, che le vostre lampadine si accendano! Anche se non credo proprio che qualcuno riuscirà a farmi dimenticare Baldur’s Gate…
– Michele Martinelli –