Cari illyoners, quanti di voi hanno provato a creare uno o più giochi da tavolo? Apprezzabile davvero, il lavoro della vostra stampante, delle immagini prese da deviantart per farne il prototipo, dei vostri muscoli che hanno trascinato a fatica quei cadaveri dei vostri amici per playtestarlo. Bene, se siete riusciti a crearlo e pubblicarlo, tanto di cappello. Se avete riposto tutto in un cassetto (vi consiglio le scatole di legno dei vini, molto carine, come scatolo da prototipo) o nell’immondizia, ripescate la vostra idea, lavorateci sù e fate in modo di realizzarlo!
Il disegnatore, illustratore, regista, fumettista, visionario Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, si è lanciato in un’avventura simile lavorando come uno stagista dell’Expo senza sosta fino ad arrivare al crowdfunding del suo progetto: Il gioco da tavolo “Bruti”. Di cosa si tratta? Come funziona? Ma sopratutto, è fantasy? Scopriamolo insieme in questa intervista all’autore!
Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, è un artista estremamente poliedrico. Dalle graphic novel alla regia cinematografica, come riesci a modulare la tua tentacolare creatività?
Non la modulo, quando arriva un’idea ci mette di solito tre secondi a passare allo stato di “ossessione” e a quel punto non posso fare altro che provare a svilupparla. In quei momenti mi dimentico delle altre passioni: Adesso sto lavorando a Bruti e Bruti si è preso tutto lo spazio lui.
In questa nebula di idee che rendi realtà, brilla la più recente creazione di un board game dal titolo “Bruti”. Sei un giocatore di quelli storici o ti sei avvicinato per questo progetto al mondo dei gamers?
Gioco da sempre. Da ragazzo, verso i 17, 18 anni, ho iniziato a giocare a Squad Leader, non esisteva neppure la versione italiana allora e così, io che non sapevo altre lingue al di fuori del “pisano”, mi misi a studiare l’inglese. Apposta per capire le regole. Pochi anni dopo arrivò Advanced Squad Leader e mi laureai in quello (sì, imparare a giocare a Advanced mi sembrò uno sforzo simile al prendere una laurea breve). Poi scoprii Dungeons and Dragons prima e Ad&D poi. Studiai tutto quello che potevo studiare, diventai un master e tormentai ogni bipede nel raggio di 10 chilometri e per circa 15 anni per poter giocare il più spesso possibile. Un fissato, insomma.
Sai che essendo un fumettista e disegnatore, hai evitato uno dei più grandi problemi dell’umanità dei creatori di gioco e cioè porsi la domanda “E dove ‘o trovo n’illustratore bravo mo?”
Sai che essendo anche scemo, invece, non l’ho evitata?
Ho avuto il gioco in versione prototipo per un anno e mezzo, senza disegni, ed ero tormentato dal pensiero “e adesso a chi lo faccio disegnare?”. Non pensavo di poter illustrare cose fantasy e guerrieri. Lo avevo fatto, in gioventù ma con gli anni il mio modo di disegnare e pensare era cambiato tantissimo: Non credevo di essere adatto. Così cominciai a chiedere ad altri disegnatori, molto più bravi di me, fin quando un giorno un amico sceneggiatore (e curatore di Dylan Dog) Roberto Recchioni, a una mia domanda su quale disegnatore potessi contattare per illustrare Bruti mi chiese se mi ero bevuto il cervello. Aggiunse che avrei dovuto disegnarlo io. Io risposi che non lo sapevo fare e lui mi chiese di nuovo se mi fossi bevuto il cervello.
Allora provai a disegnare le prime carte ma non riuscivo a usare il mio modo di disegnare, in sostanza cercavo di essere qualcun altro. mandai i disegni a Recchioni e indovinate lui che cosa mi chiese. Sì insomma, mi ero bevuto il cervello: Quindi riattaccai a disegnare usando il mio stile sgangherato ma applicandolo al tema e piano piano cominciai a divertirmi. Alla fine non mi sono più fermato.
In cosa consiste “Bruti” e quali sono le cose che ti hanno più divertito nel realizzarlo?
All’inizio di tutto c’era un’altra idea per un gioco che spero di poter realizzare in futuro: un solitario di esplorazione di Dungeon, molto classico. Così, mentre cercavo di inventare alcune meccaniche cominciai a pensare la combattimento. Avrei desiderato qualcosa che infervorasse il giocatore e lo portasse a sbattere le carte di attacco sul tavolo come fanno i vecchi ai bar di paese quando giocano a briscola. Non volevo che combattere si risolvesse in un calcolo di valori o altri metodi “lenti”. Mi concentrai quindi sul combattimento.
Pensai ai colpi di arma bianca, alle direzioni dalle quali si possono portare e a come si possono parare e alla fine mi trovai questo mazzo di colpi e parate, su carta da fotocopie, che sembrava funzionare.
Ecco, il progetto dell’esplorazione di Dungeon andò momentaneamente in soffitta e mi decisi a approfondire e sviluppare solo il combattimento, spostandolo dalla modalità giocatore contro giocatore.
Ci sono stati dei board game a te cari che ti hanno ispirato per creare qualche meccanica di gioco presente in “Bruti”? Perché hai deciso di evitare pedine, segnalini o plance?
Non esattamente. Mi ero entusiasmato per la serie di giochi di Chad Jensen “Combat Commander” e per l’uso delle carte che si fa in un gioco che però è un gioco di combattimento con tanto di mappa e pedine. Poi avevo giocato a un paio di giochi a tema fantasy molto belli ma tutte le volte c’era qualcosa che mi mancava. Questa sensazione di governare tutte le meccaniche solo con le carte mi entusiasmava.
Intendiamoci, amo mappe e dadi di tutti i tipi ma credo che ogni invenzione, ogni cosa che facciamo sia ancora più stimolante se la si imbriglia, se si mettono delle regole nella creazione. Così mi sono messo la regola di non poter usare altro che le carte: niente dadi, niente segnalini, niente plancia. È stato divertente lavorare in questo modo.
Hai scelto di finanziare il progetto sulla piattaforma di crowdfunding Ulule, come funziona? Inoltre avete raggiunto il primo obiettivo di 25.000 euro in pochi giorni!
In due giorni, sì. C’è stata un’ottima risposta. Ho lavorato con Massimo Colella, mio amico fraterno, e con la sua società “La Bande Destinee” che ha sede a Parigi e si occupa di comunicazione a fumetti. Lui ha seguito tutta la parte difficile, crowdfunding e organizzazione di tutti gli aspetti meno artistici. Io mi sono tenuto la parte più divertente.
Cosa ne pensi del mercato italiano dei giochi da tavolo e dei giochi di ruolo? Meglio o peggio di quello del fumetto?
Sai che praticamente non conosco neppure quello del fumetto?
Grazie alle ossessioni delle quali ho parlato all’inizio ho sempre la testa in qualche progetto pazzo e non seguo il mercato e ne so pochissimo di come vanno le cose. So che ho giocato a giochi italiani molto belli e spero che tutto vada per il meglio, per chi fa i giochi e per che ci si diverte.
Bene, ringrazio Gipi per questa intervista e vi linko un po’ di cose. Il sito ufficiale è brutigame.com dove troverete tutte le informazioni sulla storia del gioco, illustrazioni, aggiornamenti. Per sostenere il gioco in crowdfunding basta cliccare su it.ulule.com/bruti/ per scoprire le soglie, le ricompense e l’andamento del progetto. Vi lascio ad un simpatico trailer che vede protagonista il nostro Gipi, sostenete Bruti, e non dimenticatevi di portare a termine anche i vostri giochi. Si-può-fareeee!
– Luca Scelza –