Lettori di Isola Illyon e amici di ‘Dragonero’, benvenuti a questa recensione dedicata all’ultimo grande sforzo di casa Bonelli, vale a dire la riedizione del romanzo a fumetti ‘Dragonero’, pubblicato nel 2007, oggetto di uno straordinario riscontro di pubblico, tanto da aver portato, sei anni dopo, alla consacrazione di ‘Dragonero’ tra le serie regolari di SBE. Dato l’innegabile successo di quella prima edizione, trovare la versione originale in fumetteria, in libreria o anche sugli store online è ormai diventata un’impresa improba – o comunque molto costosa; quantunque il romanzo a fumetti del 2007 sia sempre disponibile in ebook, è chiaro che non possa restituire le stesse sensazioni di un volume cartaceo stretto fra le dita: non c’è dunque da stupirsi che i fan di Ian Aranill abbiano accolto con entusiasmo questa novità, distribuita in anteprima all’ultimo Lucca Comics & Games e ormai disponibile per tutti. Vediamo dunque di scoprire di più in merito.
‘Dragonero. Le origini’ (questo il titolo dell’albo) è molto più che una banale ristampa: è, appunto, come abbiamo anticipato, una totale riedizione della graphic novel del 2007. Cambia, innanzitutto, il formato (cartonato, 19×26 centimetri), che consente di godere appieno delle belle illustrazioni a colori sparse sulle oltre 300 pagine. Cambia anche la copertina, realizzata ancora una volta da Giuseppe Matteoni, che cura le matite dell’albo e che dal 2013 è copertinista ufficiale della serie mensile: l’immagine, particolarmente evocativa, mostra Ian intento a calare la spada contro il drago suo avversario e si differenzia sostanzialmente da quella della versione originale, sempre bella, ma decisamente più statica. Altra novità è rappresentata dalla presenza, nelle ultime pagine del volume, di un piccolo ma adeguato assortimento di schede di presentazione dei personaggi, corredate dai bozzetti iniziali dei volti, delle armi e degli equipaggiamenti, nonché da un sempre utile dizionario dei termini più ricorrenti in lingua erondariana. Come in ogni fantasy che si rispetti, d’altronde, non possono mancare le sacrosante indicazioni geografiche: ‘Dragonero. Le origini’ fornisce un vasto assortimento di bellissime mappe, sia generali dell’Erondar che di scala minore, concentrate sull’area in cui è ambientato ogni capitolo.
I punti di forza del volume sono, però, rispettivamente una caratteristica della prima edizione della graphic novel e una novità introdotta proprio in questa riedizione: da un lato la sceneggiatura, curata da Stefano Vietti e Luca Enoch, dall’altro la colorazione delle vignette che, dal 2007 e fino a ieri, i fan hanno potuto gustare solo in bianco e nero. Procediamo con ordine.
Due note sulla trama, senza SPOILER più grossi di quelli che potreste rinvenire sulla quarta di copertina, nella sinossi annidata tra le spire del drago dalle scaglie scintillanti: sul Vallo che separa le terre dell’Impero Erondariano dalle regioni funestate da demoni e dai misteriosi Algenti, Alben, Luresindo esperto di magia, e Myrva, Tecnocrate al servizio del potere imperiale, assistono allibiti a un fenomeno che minaccia di compromettere l’equilibrio costituito secoli prima grazie al sacrificio degli ultimi Grandi Draghi Senzienti. L’Antico Divieto, che impedisce ai demoni di prorompere nel mondo fisico, sembra ormai prossimo al crollo, così come i tumuli di pietra sorti dal sangue dei draghi immolati nell’impresa. I due si rivolgono a Ian Aranill, ex militare di carriera al centro di un confuso episodio avvenuto al di là del Vallo quattro anni prima, amico del Luresindo e fratello della Tecnocrate, appartenente all’antica schiatta nobiliare dei Varliedàrto, gli uccisori di draghi, la cui arte è andata smarrita nel corso dei secoli.
Da questo punto inizia una affannosa corsa contro il tempo che porterà il protagonista, i suoi amici e il suo fedele alleato Gmor (un orco votato alla lettura e alla preparazione di squisiti manicaretti, che non disdegna l’utilizzo dell’ascia bipenne e le risse da taverna), in giro per i quattro angoli dell’Erondar. Il viaggio, l’avventura, la Cerca (nel senso della parola “Quest”, troppo spesso banalizzata dai videogame) sono gli elementi centrali di questa solida storia fantasy, la cui bontà è stata messa alla prova, nel corso degli anni, dal giudizio di migliaia di lettori. Per un verso le vicende narrate nelle circa 300 pagine sono molto vicine al fantasy “classico”: ci sono i maghi, razze come Orchi, Nani, Elfi; ci sono draghi, viverne, demoni, spiriti e altre creature dai tratti più marcatamente dark fantasy; c’è un party che deve portare a compimento una Cerca, verosimilmente destinata a salvare il mondo dalla distruzione. E sì, c’è un Vallo sorvegliato da un’apposita Guardia, ma prima che si gridi al plagio nei confronti di George Martin occorre notare che il concept dell’albo risale agli Anni Novanta, e che probabilmente il Vallo e la Barriera si limitano a condividere la medesima fonte di ispirazione storica, il Vallo di Adriano costruito in Britannia dai Romani per tenere a bada le tribù dei Pitti. Ci sono però anche tanti aspetti innovativi (penso agli elementi steampunk, rappresentati dai Tecnocrati) e, in generale, gli archetipi del fantasy sono rimescolati per formare un lore robusto e originale, che neanche due anni di serie regolare hanno permesso di esplorare da cima a fondo.
Arriviamo adesso ai colori, il piatto forte di questa riedizione. Come c’era da aspettarsi, su questo versante la Bonelli ha fatto un lavoro scrupoloso, impreziosendo i disegni di Matteoni con colori pieni, dal gusto moderno. Personalmente, prima di avere il volume tra le mani, avevo un po’ sottovalutato la portata di questo lavoro, ma dopo aver sfogliato con cura maniacale (pinzette sterilizzate, anyone?) ‘Dragonero. Le origini’ mi sono dovuto ricredere: certo, è bello leggere un fumetto in bianco e nero e colorare gli spazi bianchi con la sola fantasia, ma è anche piacevole, talvolta, immergersi in un caleidoscopio di forme e colori che sono quelli immaginati dagli autori. Non dico che sia stato come leggere il romanzo a fumetti di ‘Dragonero’ per la prima volta, ma di sicuro sono stato portato a guardare con occhi diversi ciò che succedeva sulla pagina. Il rosso intenso delle uniformi dei soldati del Vallo, lo scintillio sinistro della lama di Tagliatrice Crudele, il verde dei boschi e l’azzurro profondo del cielo (tanto per esemplificare, senza pretese di esaustività) arricchiscono più di quanto si possa pensare il racconto per immagini, sottolineando efficacemente la differenza di ambientazioni, di culture, di flora e di fauna sparse per tutto l’Erondar.
Insomma, l’unica nota dolente, a detta di molti, sarebbe il prezzo, pari a 28 euro. Ma, a ben vedere, in considerazione del numero di pagine interamente a colori, delle dimensioni dell’albo e della copertina rigida, è sinceramente difficile lamentarsi, anche alla luce dei prezzi che propone il mercato per prodotti analoghi.
In conclusione, ‘Dragonero. Le origini’ è, come l’edizione del 2007 del romanzo a fumetti, una piccola pietra miliare del fantasy (a fumetti e non) italiano; di fatto, è già un classico. Per chi già possiede la pubblicazione originale può rappresentare un degno completamento della collezione, mentre chi non ha questa fortuna ha finalmente occasione di colmare una lacuna di un certo momento sulle origini dell’eroe Dragonero, più volte accennata nei fumetti che escono con cadenza mensile.
E voi, Isolani? Avete acquistato ‘Dragonero. Le origini’? Qual è la vostra opinione in merito? Non esitate a scrivercelo nei commenti!
– Stefano Marras –
‘Dragonero – Le origini’: recensione del romanzo a fumetti
Isola Illyon
- Copertina inedita di Giuseppe Matteoni;
- Una solida storia (dark) fantasy, scritta a quattro mani da Enoch e Vietti, che si dipana per circa 300 pagine;
- Tutto a colori!
- Una tessera fondamentale nel puzzle delle origini di Dragonero, riproposta in una versione 2.0 dell'introvabile romanzo a fumetti del 2007;
- Un lore affascinante esaltato dalle tavole a colori;
- Schede dei personaggi, bozzetti del character design iniziale e una pratica guida alle parole di uso comune in lingua erondariana;
- Una trama forse un po' "classica";
- Prezzo relativamente alto;