Sebbene approdata nelle edicole solo un paio d’anni fa, la serie a fumetti ‘Dragonero’ si è guadagnata ben presto il “diritto” ad avere un proprio albo speciale a colori, che esce, come da tradizione, con cadenza annuale nel mese di luglio: dopo il numero dello scorso anno, dedicato all’ingresso di Ian negli scout imperiali, questa volta è il turno di un inedito team-up, lungamente atteso fin dal suo annuncio e icasticamente “fotografato” dalla copertina, fra Dragonero e una leggenda bonelliana del calibro di Zagor. Ebbene sì, Za-gor-te-nay, lo Spirito con la Scure creato nel 1961 da Sergio Bonelli (con lo pseudonimo di Guido Nolitta) e da Gallieno Ferri, che ha base nella immaginaria foresta di Darkwood e che fa del proteggere l’ambiente e i nativi americani il proprio scopo primario. Sebbene sia collocato nel “nostro” mondo, Zagor vanta un curriculum di tutto rispetto sia nel passare da un genere all’altro (western, fantasy, sci-fi…), sia nel forgiare curiose alleanze con altri eroi delle principali serie di casa Bonelli: il che, almeno sulla carta, fa dello Spirito con la Scure il candidato ideale per un crossover ‘Dragonero’-‘Zagor’, che è appunto ciò che troviamo in ‘Avventura a Darkwood’.
Come scrive Moreno Burattini, sceneggiatore di ‘Zagor’ dal 1991, nell’introduzione al volumetto, quello del team-up è un topos letterario che ci accompagna fin dalle origini dell’umanità, da quando gli eroi del mito greco univano le forze contro un avversario altrimenti imbattibile in maniera non dissimile da quanto possano fare, tremila anni dopo, Flash e Arrow nelle omonime serie trasmesse dalla rete americana CW. Diamo allora i consueti avvisi anti-spoiler e vediamo un po’ che cosa ci ha riservato mamma Bonelli in questo speciale.
DISCLAIMER: Questo articolo contiene SPOILER dall’albo Speciale n. 2 – almeno quelli giudicati indispensabili per la comprensione dell’argomento. Se non lo avete ancora letto, non proseguite nella lettura della recensione o verrete catapultati in un altro mondo sconosciuto dalle Pietre degli Ubiqui!
Iniziamo, come sempre, dall’esterno del volumetto, che si presenta leggermente più grosso della media (130 pagine contro le 100 circa degli albi ordinari) e anche un po’ più costoso (6 euro contro i soliti 3,30), in considerazione, verosimilmente, della colorazione e del maggior numero di pagine. La copertina è curata da Michele Rubini, storico disegnatore di ‘Zagor’, a conferma che il team-up non è solo nella storia, ma anche nel lavoro che sta dietro la realizzazione di questo crossover. Il disegno cattura in maniera davvero efficace la quintessenza dell’albo: in un antro circonfuso di semioscurità, da cui emergono delle colonne in rovina, troviamo Ian che, con Tagliatrice Crudele sguainata, osserva con sospetto la figura di Zagor, scure indiana in pugno, che si materializza dall’altra parte di un portale. I bordi di luce azzurrina delimitano i due mondi, il nostro e l’Erondar, al tempo stesso creando una sorta di ponte fra la grotta e la radura al limitare di Darkwood.
Ai disegni troviamo Walter Venturi, che cura con la stessa attenzione i dettagli dei volti e le concitate scene d’azione, riuscendo nel difficile gioco di mantenere distinti e al tempo stesso coerenti i disegni delle due “squadre”, Ian-Gmor e Zagor-Cico, e dei due mondi. C’è una meritoria attenzione ai dettagli, dal sangue che fuoriesce dal foro d’uscita di una freccia, agli arti mutilati. La colorazione del volumetto è curata da Luca Dell’Annunziata di GFB Comics e conferma che i già bei disegni della serie possono essere veramente impreziositi dal colore: amministrato con sapienza, dona profondità agli ambienti e consistenza ai personaggi. Devo però segnalare un’apparente incertezza sul colore degli occhi di Myrva, che nelle prime tavole sembrano grigio-azzurri, salvo poi diventare (e rimanere) castano-dorati nel prosieguo dell’avventura (ma potrebbe trattarsi di un mio errore di interpretazione sul gioco di luci all’interno della capanna).
Veniamo dunque alla trama, curata dal creatore e sceneggiatore della serie regolare ‘Dragonero’ Stefano Vietti. Ian, Gmor e Myrva sono sulle tracce di Oram Thais, un Tecnocrate rinnegato, nella cui pentola bolle un piano potenzialmente distruttivo per l’intero Erondar. Seguendo le tracce del losco figuro, i tre raggiungono un fortilizio abbandonato, presidiato da un gruppo di ghoul muniti di “strane armi”, che non fatichiamo a riconoscere come fucili Winchester (!). La spiegazione arriva presto, quando vediamo Zagor e Cico scontrarsi con alcuni ghoul (!) che hanno appena depredato un carico di armi. Dietro lo “scambio di ambientazione” c’è ovviamente Oram Thais, che ha trovato e collegato delle Pietre degli Ubiqui, congiungendo l’Erondar alla nostra Terra del Diciannovesimo Secolo in modo da lavorare indisturbato alla costruzione di una macchina fuori dalla portata delle percezioni magiche dei Luresindi.
L’incontro-scontro fra Ian e Zagor è quasi inevitabile, ma quello che un po’ stupisce è vedere Dragonero messo in seria difficoltà dalle tecniche di combattimento dello Spettro con la Scure. Grazie a degli artefatti che forniscono una provvidenziale traduzione in tempo reale, i due eroi e le loro spalle sono in grado di superare le barriere linguistiche, di capire quali sono le rispettive priorità e di allearsi per mettersi sulle tracce dei ghoul, sperando che portino al Tecnocrate. La caccia, inutile dirlo, porta i due a conoscersi e rispettarsi, ciascuno che ritrova nell’altro similitudini sue proprie. Ancor più rapidamente scatta l’amicizia fra Gmor e Cico, due spalle fra loro diversissime, ma accomunate da una profonda passione per il cibo. Senza voler rovinare eccessivamente la sorpresa a chi non abbia letto ancora l’albo, ci limitiamo a dire che la storia scorre in crescendo verso il finale, con l’unica pecca di soffrire di una certa prevedibilità nello sviluppo.
Un altro punto negativo di tutti i team-up, d’altronde, è che, risolto il problema, tutto è destinato a tornare alla normalità. Sventata la minaccia le ferite guariscono, i Portali si riaprono e ognuno è libero di tornare a casa propria. È difficile intuire adesso quali possano essere le ripercussioni sul futuro della serie, al di là di un’ulteriore conferma dell’utilità delle Pietre degli Ubiqui. Quando però Ian appende la scure, insieme a Saevasecta, alla parete della sua capanna a Solian, siamo piuttosto certi che i due torneranno a fare squadra, prima o poi. Sarà forse l’Erondar a ospitare Zagor, la prossima volta?
Insomma, ‘Avventura a Darkwood’ ha tutti i pregi e i difetti di un team-up, ma riesce a confermare il livello più che buono della serie: molti erano perplessi per questa inedita accoppiata, ma penso che Stefano Vietti abbia gestito il crossover in maniera egregia, sfruttando tutti i cardini di questo topos letterario e amalgamando le due diverse realtà fumettistiche in maniera più fluida di quanto ci si potesse aspettarsi.
Che altro aggiungere, Isolani? Non ci resta che salutarvi e darvi appuntamento alla recensione del numero 27, ‘Gli artigli del cervo’, in uscita l’11 agosto!
– Stefano Marras –
Dragonero Speciale 2 – Avventura a Darkwood: recensione
Isola Illyon
- Davvero efficace la copertina di Michele Rubini;
- Primo team-up per Dragonero!
- Bei disegni (dettagliatissimi) impreziositi dalla colorazione;
- Circa trenta pagine in più dei volumetti mensili;
- La storia scorre veloce e coerente verso il finale;
- Personaggi amalgamati in maniera sorprendente;
- C'è un'apparente incertezza nel colore degli occhi di Myrva, ma potrebbe essere un gioco di luci;
- Il finale risulta un po' prevedibile;
- Come spesso accade alla fine di un team-up, sventata la minaccia tutto torna alla normalità;