Avevamo parlato di Jupiter: Il destino dell’universo già qualche settimana fa, nella prima parte dei nostri articoli sulle aspettative cinematografiche di questo 2015 ed ora, piano piano, ci stiamo avvicinando alla fatidica data, il 5 febbraio, per fiondarci al cinema e vedere questa volta cosa i fratelli Wachowski hanno in serbo per noi. Li avevamo lasciati, nel lontano 2012, all’intricato Cloud Atlas, ma sapevamo che già durante le riprese di quest’ultimo erano alla ricerca della star che potesse per bene interpretare il ruolo di protagonista per quello che sarebbe stato il loro progetto futuro; e in effetti hanno spaziato tanto in quanto a cast, partendo dall’iniziale scelta di Natalie Portman che però rifiutò la parte, a Rooney Mara scelta come sua sostituta, fino poi ad arrivare all’opzione definitiva: Mila Kunis.
Scritto, prodotto e diretto dai Wachowski, Jupiter: Il destino dell’universo (o Jupiter Ascending, com’è conosciuto in patria) ci racconta la storia di una giovane ragazza, Jupiter Jones, e della sua vita da immigrata, costretta a lavorare duramente per vivere, fino a quando “un bel giorno” non incontra Caine (interpretato da Channing Tatum), un militare geneticamente potenziato inviato sulla Terra per rintracciarla, e che le rivelerà il segreto dell’umanità: in realtà la razza umana non è originaria della Terra, ma è stata inseminata dalla stirpe aliena (effettivamente nessuno ci aveva mai pensato, un’idea originalissima…) chiamata Abrasax, una delle potenti dinastie che dominano i pianeti abitabili e che sottomettendo e sfruttando i popoli più deboli, attraverso l’inseminazione dei mondi, possono donare lunga vita ed enormi profitti ai propri membri (live long and big money). Jupiter scopre quindi che la sua semplice ed umile vita terrestre è destinata a cambiare, e il suo lavoro, le sue delusioni e le sue paure diverranno presto solo un ricordo.
Tralasciando la scelta di una tematica attuale, dove il più potente sottomette i più deboli ai fini di arricchirsi sempre di più, credo che un po’ tutti quelli che masticano la fantascienza abbiano pensato che questo film sappia di già visto, e in quanto a idee e storia non apporti nulla di nuovo, poiché – cerchiamo di essere onesti e diciamoci la verità – siamo un po’ tutti stanchi della solita solfa del prescelto che è destinato a grandi cose e che abbandona la sua mera vita quotidiana per lanciarsi in una avventura che potrebbe portarlo ad un riscatto sociale e al conseguente salvataggio dell’intera umanità… siamo grandi, ormai, vogliamo qualcosa di nuovo! Ad appesantire un po’ i pregiudizi c’è anche un altro aspetto: per quale motivo i Wachowski hanno scelto come cast dei nomi di attori e attrici pescati dal toto-Hollywood e che dal mondo delle pellicole fantascientifiche sono un po’ distanti? Certo, non che un attore per fare un film di fantascienza debba per forza avere un’esperienza nel campo – la versatilità in quel mestiere è la prima cosa –, ma il balzo tra una film commedia e demenziale e uno sci-fi è bello grande! Sicuramente nulla da dire su Sean Bean (il nostro longevo Boromir) ed Eddie Redmayne, che nel film interpreta Balem Abrasax (l’antagonista, per intenderci) e che proprio recentemente ha vinto il Golden Globe come “miglior attore in un film drammatico” ne La teoria del tutto, e certo, ultimamente, è vero che per un fortuito allineamento stellare siamo abituati a vedere solo la bellissima Scarlett Johansson nel dappertutto fantascientifico (vestirà perfino i panni del maggiore Kusanagi di Ghost in the Shell)… ma perché Mila Kunis? La Portman, scelta iniziale per interpretare Jupiter, in effetti sarebbe stata l’ideale, anche perché l’avevamo già vista alle prese con questo genere (era Padme nei film della nuova trilogia di Star Wars, ma l’abbiamo vista anche in Mars Attack! di Burton, in V per Vendetta, e al fianco del dio Thor nei due film Marvel) ma soprattutto, perché affiancata da Channing Tatum? Che la Lana Wachowsky si sia fatta abbindolare dal ballerino protagonista di Step Up e Magic Mike?
Tutte queste riflessioni un po’ maliziose da “pre-film” finiranno solo quando avremo messo gli occhi sul risultato finale, sperando che in una trama abbastanza semplice possano aver costruito qualcosa di interessante. Inoltre sarà il primo progetto in 3D dei Wachowski, quindi dal punto di vista tecnico siamo sicuramente curiosi di vedere cosa ne riusciranno a cavare, anche grazie all’aiuto di collaboratori dai nomi già conosciuti come John Toll, direttore della fotografia in film come Vanilla Sky, L’ultimo samurai e Iron Man 3 (peraltro il suo primo lavoro in digitale), e alle musiche del premio oscar Michael Giacchino, conosciuto già nel campo videoludico per le soundtrack dei primi tre capitoli di Medal of Honor e per la collaborazione musicale ad alcuni capitoli di Call of Duty, ma anche nel campo cinematografico per le musiche composte per diversi lavori di J.J. Abrams (Star Trek, Lost e Fringe), senza dimenticare la dinamica colonna sonora di Speed Racer (altro film dei fratelli Wachowski).
Insomma, un cast per certi versi un po’ incerto, ma dal punto di vista tecnico potremmo avere una buona fotografia e una buona colonna sonora. Non ci resta che aspettare febbraio e andare a vedere questo film, sperando che possa trasformare qualsiasi aspettativa negativa in un vago ricordo e che i due registi di Matrix possano sorprenderci e calarci in una nuova coinvolgente avventura.
Intanto vi lasciamo ad un filosofico interrogativo: Sean Bean morirà anche questa volta o il nostro Eddard Stark ci sorprenderà?
– Alessia Bellettini –