Oggi ci occupiamo del manga che in Italia è ancora in corso di pubblicazione e che ha diviso i fans: Saint Seiya Next Dimension!
Era il 1985 e un allora giovane autore, classe ’53, di nome Masami Kurumada seppe farsi conoscere in patria e ben presto fuori da essa con un manga destinato a fare storia e segnare indelebilmente il panorama del genere shonen (e non solo) ancora oggi: Saint Seiya, ossia I Cavalieri dello Zodiaco in Italia.
Per quelle poche persone che non hanno mai udito parlare di un’opera di questa caratura che ha avuto il merito, presso il nostro Paese, di beneficiare nella controparte animata di un doppiaggio stupendo e di aulica epicità che mai risulterà più eguagliato, andiamo a dare qualche informazione veloce.
I Cavalieri dello Zodiaco/Saint Seiya narra le gesta dei Santi, cavalieri protetti dalle costellazioni principali dello zodiaco, devoti alla dea Atena, divinità della sapienza, delle arti, della saggezza e della guerra (vista negli aspetti più nobili di essa, non quella fine a sé stessa che era appannaggio di Ares/Marte) i quali sono chiamati a difendere la loro dea e l’umanità da Ella amata indossando potenti armature protettive e sfruttando il loro cosmo/ki/energia interiore per portare colpi fortissimi.
Essi “…con i loro pugni squarciano i cieli, con i loro calci fendono la terra”, bruciando il (micro) cosmo, quell’universo in miniatura di cui ciascun essere umano, figlio del Big Bang, è in parte portatore.
Il protagonista della serie è Seiya, cavaliere di Pegaso (chiamato Pegasus cavaliere di Pegasus nella versione italiana… mizziga che fantasia!) e leader della casta dei cavalieri di bronzo, che diverrà ben presto il più strenuo difensore della dea Atena (reincarnatasi nel corpo di lady Saori/Isabel) e simbolo dell’uomo che non si arrende mai in nome degli ideali che difende.
L’opera è pregna di metafore, molta mitologia greca e fondamentalmente tanti elementi positivi come l’amicizia, lo spirito di sacrificio, l’amore fraterno, la dedizione verso una causa, la voglia dell’uomo di affermarsi e autodeterminarsi anche oltre la divinità che “serve”: si giungerà fino al punto in cui Seiya affermerà il proprio io, la propria voglia di proteggere Atena/Saori perché si fa carico del destino dell’Uomo, a differenza di altri dei come Ade, Apollo, Nettuno, Eris, Artemide che vogliono solo guidare e comandare gli uomini, facendosi venerare da essa senza nulla concedere della propria divina attenzione e si batterà contro gli dei di cui sopra in nome dell’umanità.
Infine, a tempo perso, nell’opera i personaggi si sfidano a suon di colpi segreti, tecniche alla velocità della luce e pugni in grado di trapassare montagne, il che senza dubbio alza ancora di più il tono del manga che è pregno di combattimenti.
Il tratto dell’opera (che poi ha generato una produzione sterminata con diversi manga , ossia Episode G, Lost Canvas, Next Dimension, Omega e Sainthia Sho, non tutti disegnati da Kurumada, senza contare videogiochi, fan fiction come se piovesse, un romanzo, un film in CGI di prossima uscita e serie televisive con lungometraggi animati) era caratterizzato da una fondamentalmente semplicità, quasi elementare, per i volti e l’anatomia dei personaggi, e per contrasto di una ricchezza di dettagli assai notevole per le armature –specie quelle d’Oro- che offrivano un grande fascino e che non può non aver fatto scuola.
Nessuno mai metterebbe in dubbio i meriti di Kurumada, al quale si debbono anche altre opere come BT’X, Kojiro dei Fuma e, più in generale, di aver segnato un’epoca e buona parte delle produzioni seguenti, come I Cinque Samurai/Samurai Troopers (amatissima dal sottoscritto e di cui prima o poi dovremo parlare!) o persino produzioni di stampo fantascientifico (Gundam Wings vi dice qualcosa?).
Eppure non dobbiamo dimenticare nemmeno che Kurumada disegnava in un modo magari si, accattivante, ma questo quasi trent’anni fa: per questo, apprezzando la originale spigolosità dei tratti di Episode G, disegnato da Okada, e la meravigliosa bellezza di Lost Canvas che si deve alla indiscutibile bravura della Teshirogi, fa molto strano pensare che Kurumada, nel 2006, si sia presentato con un’opera come Next Dimension arrivato in Italia nel 2010, di cui andiamo adesso a parlare.
Per inciso, daremo per scontato che la storia di Saint Seiya sia nota a tutti fino alla conclusione della serie Hades, di cui Next Dimension è il prosieguo ufficiale: occhio quindi a, sia pure involontari, piccoli spoilers.
La trama di Next Dimension
La storia viene narrata come seguito della serie di Hades, si diceva più in alto: il dio deglio Inferi è stato sconfitto, Atena e l’umanità tutta sono stati salvati dall’eroismo dei Saint di Bronzo (Shun/Andromeda, Ikki/Phoenix, Shiryu/Sirio, Hyoga/Crystal) assurti al rango di cavalieri dalle Vestigia Divine a prezzo della vita di Seiya/Pegasus, trafitto dalla spada letale del suo nemico divino…o così pareva a noi lettori illusi e presi in giro: in realtà, come nella migliore tradizione supereroistica americana, Seiya non era morto morto, ma ferito quasi a morte; e il cavaliere di Pegaso è ridotto alla stregua di un vegetale su una sedia a rotelle, affidato alla cura di Saori/Isabel, ossia Atena in persona (però…una dea come badante! Non male…) che vuole cercare di proteggere il suo campione per eccellenza, con cui si è sempre pensato (noi maligni, pensiamo) che in fondo ci fosse del tenero.
Tuttavia, è ben presto chiaro che lo status quo potrebbe cambiare: per quanto estratta dal suo corpo, la spada del Signore dell’Inferno è ancora spiritualmente presente nel corpo dell’eroe ed avanza come una piaga verso il cuore del cavaliere di Pegaso, in procinto di ucciderlo per sempre (e si alza un coro da stadio “Si, come no…”): il cavaliere ha solo pochissimi giorni di tempo prima che ciò accada, il che induce Atena a cercare prima l’aiuto della sorella Artemide, poi a rivolgersi direttamente a Cronos, il più grande degli dei (nonchè, mitologia insegna, un titano ma non stiamo a sottilizzare) perchè Egli rimandi indietro nel tempo la dea, così che Ella possa distruggere la spada del dio degli Inferi nel corso della precedente Guerra Sacra avvenuta circa 240 anni prima; ad accompagnarla in questo viaggio, dapprima il solo Shun, Cavaliere di Andromeda, poi via via gli altri Saints per dare man forte alla loro dea che si troverà subito in difficoltà visto che l’esperienza temporale altera fisicamente lady Saori/Isabel, trasformando la dea Atena in una bambina. Shun entrerà in contatto con Tenma, il precedente cavaliere di Pegaso, con Saint d’oro come Dohko Cavaliere della Bilancia (il vecchio maestro di Shiryu/Sirio il Dragone) e Shin (o Sion, a seconda delle versioni), Cavaliere di Ariete nonchè il futuro maestro del Grande Mu (o Mur) e Grande Sacerdote che verrà ucciso da Saga di Gemini (o Gemini, nella versione italiana) nell’epoca di lady Isabel e company.
Ben presto ci sarà lo scontro che vedrà da una parte la fazione di lady Isabel/Saori che in qualche maniera influenzerà il corso del tempo, a causa anche della contemporanea invasione delle truppe di Hades (reincarnatosi in Aron/Alone, il ragazzo più puro della Terra); e, dall’altra, le conseguenze di tali eventi nel presente che verrà modificato o comunque alterato a causa di ciò che sta accadendo nel passato (Shaìna/Tisifone, cavaliere dell’Ofiuco/Cobra, per esempio, si rivelerà essere portatrice della maledizione insita nella Tredicesima Casa dello Zodiaco, la casa maledetta dell’Ofiuco), senza contare anche le truppe di Artemide che cercheranno di uccidere l’indifeso Seiya, cosicchè Atena rinunci a mortificare la propria divinità per amore degli esseri umani, una volta che il suo paladino sia caduto.
Siete confusi? È solo l’inizio.
Da queste piccolissime battute scherzose potreste erroneamente pensare che lo scrivente non sia un amante dei Saints: in realtà, è l’esatto opposto, perchè solo chi ama moltissimo qualcosa riesce a scherzarci su, a differenza del fanatico privo di giudizio.
E solo un appartenente a questa categoria potrebbe trovare oggettivamente piacevole questa fesseria chiamata Next Dimension.
Intendiamoci, “de gustibus non disputandum” eccetera: e nessuno mai si permetterebbe di contestare la soggettività del gradimento di un’opera che funge da prosecuzione di quella precedente, specie se scaturita a viva forza dalla matita (e dal computer, dai…) dell’autore stesso, il Maestro Kurumada. Tuttavia non per questo è possibile glissare sugli evidenti limiti di un’opera come questa, a cominciare dall’aspetto più vistoso, quello grafico, fino a quello della trama sceneggiata, passando per l’approfondimento dei personaggi.
La cosa strana, inoltre, è che per quanto Next Dimension si ponga come continuazione ufficiale della serie classica e, a causa dell’escamotage del viaggio del tempo, anche come suo prequel, dato narra le vicende della precedente Guerra Sacra, Kurumada ha già supervisionato un prequel, il già citato Lost Canvas, che è particolarmente ben disegnato (ed è infinitamente MEGLIO disegnato di Next Dimension, direi) la cui storia è anche più accattivante ed in cui appaiono alcuni personaggi identici (tra cui il Pegaso del XVIII secolo, ossia Tenma e Alone/Aron, il fanciullo in cui Hades si reincarnerà).
Il perchè Kurumada abbia quindi voluto rinarrare le stesse vicende con una trama diversa, nonostante Shiori Teshirogi avesse dato una prova di sè eccellente in Lost Canvas, è uno dei grandi misteri della vita: o aveva bisogno di soldi, oppure… no, nulla, non mi vengono altre possibilità in mente.
L’aspetto grafico
Questo possiamo sbrigarcelo alla veloce, oserei dire: è parecchio datato, non più semplice bensì semplicistico (che è cosa ben differente) e identico, salvo per pochissimi progressi, a quello del 1985.
Parliamo quindi di… trent’anni fa.
Un autore che dopo trent’anni non si evolve per nulla ed anzi appare regredito (approfondiamo subito) è un bruttissimo biglietto da visita per un’opera che per quanto a colori costa la bellezza di 6 euro per 137 pagine, specie laddove i colori spesso sono uniformi e ci sono ben poche variazioni, sfumature, cromature e quant’altro. Aggiungiamoci anche che Kurumada è abbastanza refrattario alle prospettive, come Tetsuo Hara in Kenshiro, e spesso mostra faccioni leggermente schiacciati ed espressioni buffe che stonano un po’ con un manga di tono epico. Complessivamente, non sa disegnare granchè bene, diciamocelo, ancora oggi.
Lo scrivente è un grande estimatore della semplicità della linea e del tratto pulito di un disegno: Charles M. Schultz, il compianto autore delle strisce dei Peanuts (Charlie Brown, Snoopy e compagnia), ne è stato il massimo artefice, imitato poi da moltissimi altri autori, per quanto l’unico che riesca a muoversi autonomamente nello stesso solco sia John Kovalic con le sue strisce umoristiche sul gdr, sul fantasy e sul nerdismo in generale, ossia Dork Tower; non è quindi in discussione la bellezza di un tratto, quanto il fatto che non sia possibile ripresentarsi dopo anni al grande pubblico per narrare nuove vicende di una storia bella che conclusa in un modo così graficamente così “datato” come ha fatto Kurumada con Next Dimension. Per quanto nessuno voglia la caotica maestosità delle tavole disegnate in buona parte al computer da Kazushi Hagiwara con il suo Bastard!! di cui abbiamo parlato a queste coordinate, c’è da dire che se i tempi d’attesa tra un tankobon e l’altro devono essere così ampi (in Italia sono usciti dal 2010 ad oggi appena 5 albi), a questo punto è lecito aspettarsi ALMENO un’opera graficamente accattivante e che valga il prezzo d’acquisto, non una semplice paraculata (scusate il termine) come albi colorati in maniera così elementare. Altre opere di Kurumada, tra cui i già citati BT’X e Kojiro sono apparsi assai migliori, qualitativamente parlando, e questo dunque lascia un po’ sorpresi coloro che si aspettavano di acquistare un’opera caratterizzata si, da un certo “tratto distintivo” ma comunque evolutosi col passare degli anni: addirittura, quando mi ritrovai il primo albo tra le mani, ammetto che sulle prime pensai ad una ristampa a colori degli albi della serie classica.
La semplicità del disegno, tuttavia, per quanto resti un marchio di fabbrica evidente, può ancora riuscire a soddisfare il purista, il fan accanito estimatore del Maestro Kurumada, che vuole a tutti i costi convincersi che l’opera meriti l’acquisto e che il prezzo sia valido. E’ un’opera di K. , del resto, quindi è pur possibile immaginare che egli non abbia voluto snaturare sè stesso e confondere i suoi lettori affezionati.
A ben pensarci, è un’obiezione accettabile: eppure il tratto della Teshirogi, che ha disegnato una storia che si pone come ideale prequel alla serie classica, appare un tantino migliore.
Usando un linguaggio da bar, i disegni che caratterizzano Lost Canvas prendono a schiaffi quelli di Next Dimension.
Due volte.
Con una mano dietro la schiena.
Sorseggiando un Martini.
Trama e sceneggiatura
Se l’aspetto grafico può ancora essere giustificabile dall’irriducibile appassionato, la storia è quanto di più banale, scontato, privo di pathos che si potesse concepire.
Non soltanto si ha già la sensazione di sapere esattamente quello che succederà, ma quello che succede è sviluppato in modo veloce, privo di approfondimento e di definizione, offrendo l’equivalente di una trama piatta quanto una pozzanghera.
Premettendo che l’idea del viaggio nel tempo è vecchia e sfruttata, se non abusata (maledetta Marvel, maledetto Age of Ultron e maledetta Guerra dell’Atomo, tanto per maledire i più prossimi), è concettualmente stupido imbastire una storia che persino i neofiti sanno potrebbe creare molteplici paradossi NELLA Storia; Atena tornando indietro nel tempo finisce per diventare la bambina in cui si sarebbe dovuta incarnare effettivamente nel 1743, Shun rischia di alterare più volte la Storia perchè portatore di notizie sugli eventi futuri, e stona parecchio pensare ad un viaggio nel tempo (pretesto/escamotage tipicamente fantasy o fantascienza) in un’ambientazione come quella de I Cavalieri dello Zodiaco, senza contare il fatto che uno scrittore capace (quale Kurumada si sta rivelando NON essere) dovrebbe prevedere i paradossi tipici, ossia il fatto che gli Specter, i soldati di Hades, potrebbero venir agevolati dal fatto che ci sia confusione al Santuario a causa della presenza di viaggiatori del tempo, oppure che non ci sia traccia documentale nel PRESENTE che ci siano state nel PASSATO intrusioni di Saints provenienti dal futuro e così via.
Così come si sta sviluppando la trama, sembra la classica storia bidimensionale con meno approfondimento sulle ripercussioni delle proprie azioni di quanto potrebbe esserlo la radice quadrata di Ritorno al Futuro (chi la capisce, la capisce).
La scalata delle 12 case (ancora…? Eccheppalle…) che Shun compie assieme a Tenma per recuperare l’Atena/Saori/Isabel bambina ed avvisare dell’arrivo degli Specter, si rivela essere noiosa e ripetitiva, ancor di più perchè , per una strana legge involutiva, Shun appare debole come un Saint di bronzo alle prime armi (di questo parliamo dopo) e personalmente assistere alle battaglie di un cavaliere che ha sconfitto avversari e dei eppure continua a buscarle di santa ragione da cani e porci inizia a dare parecchio fastidio; inoltre la costante alternanza di situazioni che sanno abbondantemente di già visto rischia di togliere interesse verso una pubblicazione che ci si può ostinare a comprare solo per una delle seguenti ragioni: 1) valore affettivo 2) collezionismo 3) mera curiosità 4) pubblicazione così rarefatta che quei 6 euro li spendi comunque per un albo dei Saints… oppure una summa delle ragioni di cui sopra.
Anche qui, difficile non fare paragoni con Lost Canvas o anche con Episode G, che hanno dalla loro una epicità ed una complessità di situazioni che mostrano e narrano di tutt’altra caratura e bellezza.
I personaggi (e le armature)
L’ultimo elemento che smonta l’interesse per Next Dimension sono i personaggi, a cominciare da Shun. In primis, viene data una giustificazione patetica del perchè le vesti divine siano tornate ad essere semplici armature V3 (ossia quelle della serie di Hades, per intenderci), spiegando che esse rappresentano uno stato evolutivo delle armature di bronzo, ma transitorio, finchè il cosmo dei cavalieri di bronzo risultava essere al massimo.
Ma fatemi il sacrosanto piacere.
Sembra la scusa del master di un gdr alle prime armi che si accorge di aver fatto un errore a dare ad un giocatore l’oggetto iper potente o l’artefatto ultra raro che nessuno, teoricamente, avrebbe mai dovuto brandire e non trova di meglio che inventarsi una sciocchezza simile per togliere ai suoi giocatori una risorsa squilibrante: perchè, tornando a parlare dei Saints, dopo che hanno essi sconfitto divinità come Hypnos, dio del sonno, Thanatos, dio della morte ed Hades stesso, vestendo le armature divine, tu Kurumada che cosa gli fai trovare contro? Tutti i titani riuniti assieme a Kratos? Zeus che gioca a freccette con Thakisis?
Ovvio che no, devi per forza degradare nuovamente i cavalieri di bronzo perchè altrimenti non c’è sfida. Due domande concettuali: i Saints di Bronzo hanno sconfitto divinità e il Grande Tempio è vuoto di cavalieri d’oro…tu Atena che accidenti aspetti a promuovere Seiya, pure in stato vegetativo, Shiryu, Ikki, Hyoga e Shun al rango di cavalieri d’oro? Perchè mai questi poveri Cristi devono essere ancora all’ultimo gradino sociale? Che altro dovrebbero fare per venire assunti degnamente come Gold Saints a tempo indeterminato e non a progetto? Hanno persino risvegliato le vesti divine raggiungendo l’Ottavo Senso!
Seconda domanda concettuale: prendiamo per buono il fatto che le armature divine siano tornate ad essere V3 quando il cosmo dei Cavalieri di Bronzo si è ridotto (all’anima della puttan… della giustificazione farlocca e poco credibile, messeri); c’è il dettaglio che le V3 sono state POLVERIZZATE da Thanatos, così come le armature d’oro (cinque di esse, almeno). Si sono rigenerate? E se si, perchè sono ancora scassate (basta vedere quella di Shun più in alto o di Ikki)? E se no, sono state ricomposte con l’attaccatutto?
Noi di Mistero… no, non abbiamo una risposta.
Chiusa questa parentesi, che meriterebbe un articolo tutto suo e già si è fatto tardi, andiamo avanti: gli altri personaggi sono la scopiazzatura di quelli meglio noti e molti fanno la stessa identica fine: il Cavaliere del Toro, Ox, anche qui si rivela essere inutile e sacrificabile (mentre Hasgard, cavaliere del Toro di Lost Canvas, era davvero di tutt’altra levatura rispetto a questo pezzente), anche qui il Grande Sacerdote è un traditore (viva l’originalità), il Cavaliere dei Pesci del 1743 decide di tradire Atena e schierarsi con il Grande Sacerdote (viva l’originalità parte 2) per quanto va detto che Aphrodite dei Pesci identificava nel Grande Sacerdote “il giusto per forza perchè occupa quel posto”, ma transeat, il cavaliere dei Gemelli anche qui si sdoppia e abbiamo Cain e Abel (percepite l’originalità dell’opera, vero?), così come il Cavaliere del Cancro è un disgraziato… per non parlare della differenza grafica minima (se non il copincolla vero e proprio) dei Saints dalla versione classica a quella di Next Dimension … sul serio, non ho forza di elencare tutti gli elementi NUOVI, FRESCHI, ORIGINALI, di quest’opera.
Conclusione
L’opera può venir consigliata nell’acquisto solo per il fan accanito che desidera a tutti i costi conoscere la versione ufficiale del seguito di Saint Seiya e vuole così avere la sua collezione arricchita da un’opera a colori del Maestro Kurumada; per coloro che semplicemente amano queste storie, c’è il bellissimo Lost Canvas che dipinge una storia con personaggi molto più complessi, amabili, in grado di commuovere e colpire, liberandosi da determinati clichè in cui tanto la serie classica che Next Dimension risultano impastoiati, così come Episode G può risultare di sicura attrattiva e grande interesse; per gli appassionati di manga, infine, credo ci sia assai di meglio in giro che potete acquistare per 6 euro.
– Leo d’Amato –