Ian Aranill, Dragonero, è arrivato, ed è pronto a combattere per Isola Illyon!
L’attesa è finita! Dopo avervi, cari isolani, fatto ‘na testa così nei nostri articoli di anteprima, finalmente abbiamo fra le mani l’onnipotente numero 1 di Dragonero, la prima serie fantasy targata Bonelli! Vai col tripudio.
Ora, sappiamo benissimo che il numero uno è già uscito da un po’, e che a giorni uscirà anche il numero due, ma noi redattori purtroppo (e per fortuna) viviamo confinati sull’Isola, a stretto contatto con la natura, liberi e spensierati, tanto che pure certi alieni spilungoni blu di Pandora ce rosicano, e mentre non atterra Boris il postino a cavallo del suo grifone Franco, possiamo anche tutti passare il tempo a guardare crescere l’erba, giorno, dopo giorno, dopo giorno…..
Ma torniamo a noi. Per chiunque cascasse dalle nuvole, Dragonero – la serie – nasce da un’idea del 1995 targata Stefanio Vietti e Luca Enoch, realizzata successivamente, nel 2007, sotto forma di “romanzo a fumetti”, grazie alle sapienti chine di Giuseppe Matteoni. Il numero one shot ebbe un successo clamoroso, tanto da essere ormai irreperibile in maniera cartacea (almeno, se vi interessa potreste provare qualche asta su eBay), ma è scaricabile per via digitale sull’iBook Store di Apple. A sottolineare la cosa, con puro orgoglio italiano, spicca la versione statunitense del 2009, edita dalla Dark Horse Comics. Per maggiori info, vi invitiamo a fare un salto al nostro primo articolo sulla serie, raggiungibile qui.
Dove eravamo rimasti, parlando del numero zero? Iar Aranill, il biondissimo protagonista della serie, nell’avventura originaria è riuscito, assieme ai suoi compagni di viaggio, a discendere fino alle Tombe dei Draghi, sigillare il Grande Vuoto dalla minaccia incombente e salvare il mondo di Erondàr dall’invasione degli Abominii, esseri talmente abietti da essere confinati al di là della Barriera. Nell’impresa, Ian ha dovuto affrontare lo stronzissimo mago corrotto Saul Jeranas e sconfiggere il drago da lui controllato, venendone inondato dal sangue manco fosse un Pan di Stelle nel latte, guadagnandosi il soprannome di Romevarlo, Dragonero in lingua antica, e subendo gli effetti di una trasformazione che già dagli albori di questa serie regolare cominciano a farsi sentire.
Il link con il passato di Dragonero è dato da un furbo e rapido flashback sotto forma di chiacchierata tra Ian e Sera, l’elfa silvana del gruppo, sul cambiamento che lo scout imperiale sta avendo e sui poteri che sta acquisendo. Poteri che si manifestano già all’inizio del primo numero, con l’inseguimento sui tetti di Baijadan, durante una missione per sgominare un traffico clandestino di armi, quando Ian, scioccando tutti, darà prova di aver acquisito capacità come intuizione, preveggenza e riflessi sovrumani a dir poco strepitosi.
Restando in tema flashback, che è il vero filo rosso di questa uscita “introduttiva”, l’indagine dei protagonisti sul “fango pirico” (no, non è una volgarità) arriverà a scavare a fondo nel passato di Ian, dandoci i primi interessanti scorci di ciò che accadde sei anni fa. Compresa una storia d’amore, che sappiamo in realtà quanto siete teneroni voi lettori. Senza fare spoiler, sappiate solo che purtroppo il racconto si interrompe a metà, ovviamente, per indurvi a leggere il numero due.
E di questo primo volumetto, che dire? Al Napoli Comicon 2013 gli autori ci avevano avvertiti di quanto la serie, almeno per le prime uscite, ci sarebbe andata “piano”, e più che altro avrebbe approfondito i personaggi, piuttosto che dato spazio alla storia. Promessa mantenuta. Non che la cosa ci dispiaccia, ad essere sinceri. Nel numero uno si respira tutta la classica aria originaria di Dragonero: c’è sempre, ad esempio, l‘ironia dell’orco Gmor, ed i siparietti con Sera intravisti nel romanzo qui continuano e si amplificano di pari passo con l’aprirsi dell’elfa al gruppo e alla sua nuova vita; c’è sempre la mezza inutilità di Myrva, tecnocrata e sorella del protagonista; non mancano i combattimenti rapidi e puliti della parte centrale, frutto delle tavole inconfondibili di Matteoni, c’è quel filo di mistero e curiosità che permeava il romanzo e che ci lasciava a bocca asciutta per come terminava, concludendo la vicenda ma lasciando mille interrogativi aperti. L’impressione che mi diede il Dragonero romanzo fu che gli autori avessero già in mente, sin dall’inizio, di ampliare la storia, ma che in 294 pagine, tavola più tavola meno, inevitabilmente non si potesse dare respiro e spiegare in maniera superficiale un mondo così complesso come quello creato da Enoch e Vietti.
Qui, ne Il Sangue di Drago, ad alcuni quesiti viene data risposta, mentre nuove domande si stagliano all’orizzonte. Come è giusto che sia per una serie, d’altra parte.
Aspettiamo trepidanti il numero due, per continuare a portare nel mondo il verbo fantasy e voi, isolani, continuate a seguirci per nuovi entusiasmanti sviluppi!
– Mario Venezia –