Tra le scene che mi hanno più emozionato di Star Wars: Gli ultimi Jedi c’è stata senza dubbio la comparsata di Yoda. Tra i tanti personaggi più o meno riusciti della saga, infatti, ho sempre apprezzato i maestri: Qui Gon Jinn, Yoda e Obi-Wan Kenobi sono probabilmente le figure più carismatiche delle due trilogie. Per questo, la comparsa del nostro amico verde sullo schermo non poteva non strapparmi un sorriso nostalgico, ma anche un sopracciglio inarcato. C’era qualcosa di strano in quello Yoda: familiare, sì, ma anche strano. Poi, leggendo un’intervista a Neal Scanlan (responsabile delle varie creature fantastiche) su Nerdist, ho capito perché.
Ricapitolando, abbiamo conosciuto il maestro verde in Episodio V. All’epoca si trattava chiaramente di un pupazzo, manovrato da un esperto burattinaio (Frank Oz) che gli dava anche voce – e non poteva essere altrimenti, dati i tempi; Episodio I, poi, fu inizialmente girato con un pupazzo verde smorto e legnoso, in mezzo a tante creature più fluide in computer grafica. Infine, gli Episodi II e III ci hanno abituato a uno Yoda esteticamente più gradevole, più espressivo e capace di salti e capriole grazie alla grafica digitale, scelta preferita da Lucas (tanto che la versione Blu-Ray di Episodio I uscita nel 2011 è stata ritoccata con uno Yoda digitale). Un’evoluzione naturale e comprensibile, in un’industria cinematografica che si sta lasciando alle spalle modellini e pupazzi.
Invece ne Gli ultimi Jedi, Rian Johnson ha optato per un’inversione di rotta, riportando sulla scena nuovamente uno Yoda di plastica, animato ancora una volta da Frank Oz. In verità, se la sarebbe potuta cavare molto più facilmente: Yoda è ormai solo un fantasma, e la sua presenza traslucida e bluastra, come l’abbiamo vista ad esempio ne Il Ritorno dello Jedi, si sarebbe potuta ricreare semplicemente con la CGI. Ma perché privare il pubblico della forma originale del nano verde più famoso del cinema? Così Neal Scanlan ha iniziato un lavoro di ricerca, tra vecchi stampi, appunti di archivio e interviste, per ricostruire il pupazzo e cercando al contempo di migliorarlo. Il risultato lo abbiamo visto tutti: vero, all’occhio rimane più legnoso e meno espressivo della controparte in computer grafica, ma per un fan di lunga data come me riporta la memoria indietro a quel nanetto che si è spento in un letto su Dagobah all’età di novecento anni, e non alla sua versione ancora giovane e vitale che si scontra con Palpatine in Episodio III. Inoltre, apprezzo a prescindere i registi che preferiscono lavorare con tecniche antiquate (come fece Peter Jackson nella sua prima trilogia) rispetto al digitale.
Voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto il vecchio pupazzone gommoso, o avreste preferito uno Yoda fatto al computer?
–Daniele Gabrielli–
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