Peter Dinklage, volto noto ai più per l’interpretazione di Tyrion Lannister nel mondo creato dalle sapienti sinapsi di George R.R. Martin, è stato ospite al Sundance Film Festival, tenutosi in questi giorni negli USA. Per l’occasione, Variety ha potuto intervistarlo, toccando un tema caldo e ottenendo una risposta piuttosto inaspettata.
Valar Morghulis – Tutti gli uomini devono morire. Allo stesso modo, tutte le serie TV devono concludersi (a parte Grey’s Anatomy), e Game of Thrones non fa eccezione. L’ottava stagione porterà infatti il tanto atteso finale per una saga che, in amore o in odio, ha fissato dei nuovi standard di qualità, e secondo Dinklage questo non rappresenta un male – e anzi, ritiene che si tratti del momento migliore per decretare la parola fine sulla storia quasi decennale della serie fantasy di HBO. L’uomo ha dichiarato:
“È l’ultima stagione, è lunga e per questo ci stiamo prendendo il tempo giusto. È il momento perfetto per fermarsi, non solo per quanto riguarda le nostre vite, ma anche in termini di narrazione della storia. A volte capita che le serie si prolunghino troppo a lungo, che si salti lo squalo (ovvero che, una raggiunto l’apice del successo, si formi una parabola discendente nella qualità del prodotto, ndr)”.
C’è da dire che molti degli attori che hanno interpretato questo o quel personaggio della saga debbano proprio a Game of Thrones il successo e la popolarità di cui si fregiano. Lo stesso Peter Dinklage, il quale aveva partecipato a diverse rispettabilissime produzioni, con personaggi magari più di nicchia (chi non lo ricorda in Penelope o in Nip/Tuck?), ha visto la propria carriera subire una svolta epocale grazie al Folletto di casa Lannister (e alle sue innegabili qualità attoriali), cosa che potrebbe da un lato rendere doloroso abbandonare i panni del sagace Leone di Lannisport, e dall’altro offrirgli la possibilità di allontanarsi dall’etichetta che inevitabilmente si riceve quando si interpreta un personaggio tanto popolare. Accade un po’ con tutte le saghe di successo – basti pensare all’ovvio parallelo con Harry Potter e i tre maghi protagonisti (esistono infatti due tipi di persone al mondo: quelle che vedendo una foto di Daniel Radcliffe pensano “Oh, una foto di Harry Potter”, e quelli che mentono).
L’attore statunitense poi prosegue:
“È una sensazione agrodolce quando arriva l’ora di andare avanti, di sicuro è sempre la parte più triste del nostro lavoro perché entri in contatto con tanta gente stupenda per periodi brevi di tempo, e dopo andare avanti diventa sempre straziante, specialmente quando hai passato più di un paio di mesi con loro”.
Diversi infatti sono gli spin-off in programma, e ciò che possiamo sperare è che gli standard qualitativi raggiunti dalle ultime stagioni incontrino l’epicità, l’aria malsana e la sensazione di “nuovo” che soltanto le prime riuscivano a esprimere appieno.
–Alessandro Fresta–
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