Non si placa il vortice di novità e accadimenti riguardanti J.R.R. Tolkien, le sue opere e la sua eredità, sia letteraria che materiale. Pochi giorni fa si è avuta notizia che Christopher, terzogenito del Professore, esecutore per quanto riguarda la totalità del patrimonio letterario paterno e presidente di fatto della Tolkien Estate, ha rimesso il mandato di executor della compagnia stessa il 31 agosto scorso (l’atto avrebbe avuto corso in questi giorni per via dei tempi tecnici di notifica nel Regno Unito). La notizia, apparentemente contraddittoria visto il ritorno al centro della scena della compagnia stessa, a un’analisi un po’ più approfondita risulta invece assolutamente coerente con gli avvenimenti degli ultimi anni, dei quali ricordiamo appena i due più importanti, in ordine cronologico: la diatriba legale Tolkien Estate-Harper Collins vs. Saul Zaentz-Warner Bros. (poi risolta con accordo amichevole tra le parti), e la recentissima aggiudicazione ad Amazon dei diritti per la produzione di una o più serie tv su supporto digitale on demand riguardanti l’universo narrativo della Terra di Mezzo.
Per capire la vicenda occorre innanzitutto chiarire il ruolo della Tolkien Estate: si tratta di un soggetto giuridico che gestisce e cura le proprietà del Professore, inclusa la proprietà intellettuale di tutte le sue opere. Sarebbe dunque stato il soggetto deputato alla trattativa anche della cessione dei diritti cinematografici che portarono alla creazione delle trilogie di Peter Jackson, se non fosse che nel 1969 Tolkien stesso cedette (in maniera forse poco lungimirante) per poco più di 100.000 sterline i diritti cinematografici alla United Artists: questi poi finirono, tramite varie peripezie, in mano alla Saul Zaentz Company e alla Warner Bros che, tramite la controllata New Line, dette il via al ciclo dei kolossal, sui quali la Tolkien Estate (e di riflesso gli eredi) non poté mettere becco – e anzi, addirittura citò in tribunale la New Line accusandola di “non aver visto un penny”. Citazione poi risolta in un nulla di fatto.
Nel 2012 ebbe inizio un nuovo round della battaglia legale ormai a tutto campo tra eredi e licenziatari dei diritti. Stavolta la Tolkien Estate e la Harper Collins citarono Saul Zaentz e Warner, sostenendo che i diritti cinematografici non riguardassero in alcun modo prodotti e merchandise online su sopporto non fisico. La violenza della battaglia legale stupì tutti (dato che il contendere si limitava a slot machines e altri prodotti free online) finché, nel mezzo della contrapposizione più dura, le parti non pervennero a un accordo amichevole durante l’estate appena trascorsa.
Nel volgere di pochi mesi la Tolkien Estate, quale soggetto attivo, fu protagonista dell’accordo con Amazon siglato pochi giorni fa, e la vera posta in palio saltò fuori in tutta la sua evidenza: gli eredi non si preoccupavano di qualche slot machine online, ma dei diritti televisivi digitali on demand, ormai vero piatto forte della serialità tv. A quel punto, visto che il procedimento legale, a quanto pare, stava dando loro torto su tutto il fronte, Saul Zaentz e Warner hanno preferito accordare il rientro della Tolkien Estate quale soggetto attivo e con diritto di veto, piuttosto che venire tagliati completamente fuori dalla nuova, stellare produzione. Come abbiamo detto, il rientro degli eredi nella control room darà verosimilmente il la alla creazione di un “canone tolkieniano” cui dovrà attenersi chiunque vorrà, d’ora in avanti, misurarsi con la Terra di Mezzo.
Risulta quindi, a questo punto, quasi consequenziale la scelta di Christopher Tolkien: dopo aver messo “al sicuro” l’eredità del padre anche dal punto di vista televisivo, dall’alto dei suoi 93 anni, è probabile che il terzogenito di J.R.R. non aspettasse altro che l’accordo con un soggetto di fiducia (Amazon) per delegare le sue funzioni all’interno della Tolkien Estate e tornare a curare per il periodo restante (che tutti noi gli auguriamo ancora lunghissimo) l’eredità strettamente letteraria del Professore. Del resto, sia la moglie di Christopher, Baillie, sia il nipote Michael George (figlio del defunto fratello Michael) rimangono al loro posto all’interno della compagnia come garanti del rispetto a tutti i livelli dell’invenzione letteraria del professor Tolkien.
In fondo, forse, Christopher Tolkien se l’è meritato: può tirare il fiato perché, come dice Gabriele Marconi di Tolkien Italia in merito all’intera vicenda, il punto non è tanto che tutti vogliano una fetta della torta tolkieniana – quanto che ora, finalmente, il pasticcere pare tornato a casa.
–Luca Tersigni–
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