La questione diritti spuntati da Amazon per una serie televisiva basata sui fatti immediatamente precedenti le vicende de Il Signore degli Anelli è destinata a tenere banco per gli anni a venire, almeno finché non potremo mettere le grinfie sul prodotto finito, destinato verosimilmente a vedere la luce sul canale entertainment del colosso di Jeff Bezos, Prime Video, non prima di fine 2019 inizio 2020. La cosa non deve stupire, dato che in definitiva stiamo parlando di quella che è destinata a diventare la produzione televisiva più importante e imponente di tutti i tempi, con i costi per le (almeno) sei stagioni di questo primo show stimati intorno al miliarduccio di dollari (inclusi i 200-250 milioni per la sola acquisizione dei diritti). Il tutto al netto di eventuali altre serie e spin-off già annunciate quantomeno nei propositi dei produttori: un quadro di insieme che provoca davvero le vertigini, da qualunque prospettiva lo si consideri.
Il problema, allo stato più che embrionale della produzione quale quello di queste settimane, è proprio la latitanza di qualunque tipo di informazione certa: showrunner, cast tecnico, sceneggiatura, per non parlare del cast artistico. Nel talk in streaming di Isola Illyon, il Falò (che potete recuperare qui), abbiamo sviscerato possibili trame, attori, e desiderata personali in base ai pochissimi punti fermi dell’intera operazione (uno per tutti, la probabilissima ispirazione delle vicende della serie a partire dalle appendici dell’opera): tra speranze di vedere questo o quell’episodio piuttosto che questo o quell’attore sul piccolo schermo, è emersa prepotente una considerazione, condivisa da tutti, ovvero che la trilogia cinematografica di zio Peter, benché del tutto slegata a livello legale e produttivo, proietterà volenti o nolenti la sua lunga ombra sulla serie tv nei tempi a venire. Conferma indiretta di questa tendenza l’hanno fornita i membri del cast originario della trilogia jacksoniana, in particolare alcuni interpreti dei personaggi della Compagnia. Pur in presenza di assordanti silenzi sulla questione, come quello per esempio di Viggo Mortensen (le origini e la formazione di Aragorn oltretutto sono state tra le più più ipotizzate e citate in relazione alle possibili vicende della serie tv), altri attori hanno rilasciato volentieri dichiarazioni in merito – senza peli sulla lingua. In particolare, in tre hanno assunto posizioni che coprono in modo abbastanza omogeneo la gamma di possibili reazioni.
Sean Astin, interprete di Samvise Gamgee, il fedele giardiniere di Frodo, alla notizia ha reagito in modo possibilista e, tutto sommato, incuriosito. “Penso che sia una cosa intrigante. Dico da 15 anni che Il Signore degli Anelli sarà prima o poi oggetto di un rifacimento, e la gente dice sempre: “Oh, no, non faranno mai un remake! È un classico! Non potranno mai avvicinarsi!”, e io: “No, sarà rifatto. È una storia immensa! E I personaggi sono così amati.” ha dichiarato. E in merito alla possibilità di reinterpretare Sam nella serie tv: “Ho portato il testimone di Sam per la trilogia di Peter Jackson. Quando ho saputo della faccenda di Amazon, l’idea non mi ha nemmeno sfiorato. Ho solo pensato: come sarà vedere il prossimo Sam? È un’idea intrigante, ma il diavolo sta nei dettagli”.
Sir Ian McKellen invece, indimenticabile interprete di un Gandalf sontuoso per la trilogia cinematografica, ha risposto con l’ironia e la sincerità tipiche delle persone un po’ avanti con gli anni. Durante una trasmissione radiofonica ha rigettato l’idea di un altro attore nei panni del Grigio Pellegrino. “Cosa intende con “un altro Gandalf”?” ha risposto al conduttore, e continuando: “Non ho detto ancora nessun sì, perché ancora nessuno me l’ha chiesto. Sta per caso insinuando che qualcun altro lo interpreterà? Gandalf ha 7000 anni suonati, quindi non sono troppo vecchio”. Di sicuro, se dovessimo rivedere Gandalf, l’auspicio di tutti è quello di poter tornare ad apprezzare le doti recitative di McKellen: se la scelta dovesse cadere su qualcun altro, non vorrei essere nei panni del nuovo interprete – non con un termine di paragone così inarrivabile.
L’unico apertamente e, sembra, irrimediabilmente critico nei confronti del progetto pare essere John Rhys-Davies, interprete di un Gimli memorabile e gigioneggiante nella trilogia jacksoniana. Secondo l’attore britannico il rischio che la nuova serie tv non rispetti lo spirito degli scritti di Tolkien, né la trilogia di Jackson, è decisamente alto: “Il motivo per cui dovremmo avere bisogno di una serie tv de Il Signore degli Anelli mi sconforta leggermente, ma sono sicuro che siano così del tutto privi di principi e avidi di denaro verso qualsiasi cosa. Voglio dire, il povero Tolkien si starà rivoltando nella sua stessa tomba.” Ha poi aggiunto: ”Non si tratta di farla meglio, si tratta di fare più soldi, tutto qui. Se pensano di potersi arricchire, lo faranno”. Per l’attore, insomma, forse sarebbe stato meglio portare sullo schermo qualcuno di quei meravigliosi giovani scrittori che contribuiscono così bene al fantasy, omaggiando contemporaneamente Tolkien e lasciando in pace Il Signore degli Anelli.
Insomma, lo ribadisco: la trilogia-capolavoro di Peter Jackson finirà per influenzare pesantemente la serie tv di Amazon, direttamente o indirettamente. In verità lo sta già facendo, prima ancora che la produzione sia iniziata.
–Luca Tersigni–
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