Nel lontano 1987, con la solita fervida immaginazione che contraddistingue i distributori italiani che hanno meno fede nel loro pubblico di quanta non ne abbia un eretico nella clemenza dell’inquisizione spagnola, usciva nelle sale nostrane La Storia Fantastica, traduzione fantasiosa di The Princess Bride (La Principessa Sposa), libro di William Goldman (1973) divenuto poi film di Rob Reiner, che proprio in occasione del suo trentennale è stato riproposto in questi giorni nei cinema inglesi e americani in edizione rimasterizzata.
La pellicola è una di quelle che viene giustamente considerata un cult, uno di quei film che se non l’hai visto, sicuramente trovi qualcuno nel tuo gruppo di amici che non ti lascerà più in pace e te la farà pesare per sempre – io stesso ho convinto poco tempo fa la mia ragazza a vederlo, e da allora ancora mi ringrazia.
Si può anche dire che sia uno di quei cult che piace a tutti: nonostante siamo ormai nell’era internettiana del “Però comunque a me ha fatto schifo per una serie di paroloni che non conosco letti in qualche articolo di serie B in qualche Blog tedesco tradotto male”, è davvero difficile parlare male di un film realizzato con un simile candore.
È il non plus ultra dei cappa-e-spada, il massimo esponente del fiabesco avventuroso, e non si fa mancare nulla. Una storia in una storia, due protagonisti belli, capaci, forti, intelligenti e tenuti in vita dalla forza straordinaria del Vero Amore; la quintessenza del guerriero vendicativo per eccellenza, che proprio la Vipera Rossa è solo una pallida imitazione; scambi di battute arguti in ogni frangente; Peter Falk e soprattutto André the Giant.
La trama narra del piccolo Jimmy che, malato e quindi costretto a letto, viene intrattenuto da suo nonno (Peter Falk), che decide di leggergli una storia, quella di due innamorati, il garzone Westley e Bottondoro.
I due si amano di un Amore Vero, in grado di far superare loro ogni ostacolo. Bottondoro lascia partire Westley, che va in cerca di fortuna per mare, ma qui incontra il temibile pirata Roberts, e viene dato per morto. Dopo una lunga resistenza, Bottondoro accetta di maritarsi con il malvagio principe Humperdinck, che medita pure di ucciderla durante la prima notte di nozze.
Prima delle nozze, però, Bottondoro viene rapita da tre briganti: il “genio criminale” Vizzini, Fezzik (André the Giant) l’uomo più forte del mondo, e lo spadaccino Inigo Montoya (la frase “Hola. Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mio padre. Preparate a morir!” vi ricorda qualcosa?), nient’altro che uno stratagemma del perfido principe per dichiarare guerra al regno confinante. I tre vengono però seguiti e poi intercettati dal pirata Roberts, che li sconfigge uno ad uno. Bottondoro è furente con il pirata, ma c’è una sorpresa ad attenderla…
La vera e sconvolgente bellezza di questa pellicola è data dalla sua natura talmente pura da riuscire ad essere nello stesso tempo una divertente quasi-parodia degli stilemi del genere fantasy eroico e un’affascinante storia archetipica in grado di emozionare.
Incredibilmente, complice una campagna pubblicitaria non all’altezza, il film non ebbe alcun successo al botteghino, ma ciò non gli ha impedito comunque di ritagliarsi una consistente fetta di appassionati, specialmente dopo l’uscita della versione home video.
A oggi sappiamo che esiste un progetto della Tony Vault Inc. per la traduzione del film in formato di gioco di ruolo (ve ne parlammo qui), ma le notizie in merito scarseggiano, anche se nel modestissimo parere di chi vi scrive SpellBound Kingdoms (il GdR di Frank Brunner della cui prima espansione ho parlato in un articolo qualche tempo fa) potrebbe essere il setting di regole perfetto per rivivere emozionanti avventure in quel clima avventuroso e romantico che rende La Storia Fantastica degno di essere ricordato.
Voi l’avete visto, giusto? Perché se così non fosse potrei davvero farvela pesare.
–Simone Formicola–
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