Ci sono così tante cose da dire, ora che la settima stagione di Game of Thrones si è conclusa, che non so da dove iniziare. Devo ammettere che le mie emozioni oscillano tra l’eccitazione da overdose di adrenalina, alla delusione cocente. Ormai la puntata l’avrete vista praticamente tutti, quindi non sto nemmeno a dirvi che se continuerete con la lettura incorrerete in spoiler grandi come la Barriera. Bene, sono pronto a sfogare la mia cacofonia emotiva con qualche considerazione. Ma vi avverto, sarò spietato.
Ne ho lette di tutti i colori in questi tre giorni su The Dragon and the Wolf: un finale che riscatta l’intera saga o il peggior finale mai visto, spettacolo senza fine o sceneggiatura fatta con i piedi, commenti entusiasti perché finalmente abbiamo visto i draghi o lamentele perché i personaggi sono diventati piatti.
Da una parte, devo dire che la settima stagione è stata una delusione nel suo complesso. Poca cura nella spiegazione degli eventi, il rapporto spazio-tempo che più di una volta è andato a farsi benedire, e scene telefonatissime. La cosa che più di ogni altra mi ha infastidito, però, è che mentre nelle scorse stagioni – complice la mancanza dei romanzi di Martin – ci siamo dovuti sorbire dei plot da vomito solo per tirarla lunga (Jamie a Dorne, tanto per dirne una), stavolta ci hanno fatto correre come disperati senza darci nemmeno il tempo di capire.
Dall’altra parte, però, finalmente la trama de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco si dipana in eventi di largo respiro, ed esce da certe impasse che, sinceramente, mi avevano un tantino stufato. Cioè, ho gioito come uno scemo a veder bruciare l’esercito dei Lannister sotto le fauci di Drogon, così come ho urlato un “Cazzo, sì!” quando i non-morti affondavano nel ghiaccio sciolto dalle fiamme dei draghi di Daenerys.
Comunque, torniamo per un attimo alla puntata. A mio avviso, se si fossero fermati alla sesta sarebbe stato meglio. Insomma, non sappiamo quanto tempo passi o cosa succeda nel mezzo, fatto sta che ci troviamo tutti riuniti ad Approdo del Re, Immacolati e Dothraki compresi. E lì quello che dovrebbe essere un incontro fra sovrani, è ridotto a siparietto dagli interventi di Euron, dal Mastino che parla alla Montagna e dall’arrivo tamarrissmo di Dany in sella al suo Drogon. Boh. Il bello è che il piano quanto mai inconcepibile di Tyrion sembra andare in porto, quando Cersei si mostra veramente spaventata davanti al non morto.
Mezza puntata se ne va così. E poi dici “adesso vogliamo vedere l’azione”. Invece ti tocca sorbirti la scena più orribile di tutta la saga, una cosa mai vista in tv e che manca di rispetto a tutti gli spettatori: Theon sulla spiaggia. Io pretendo delle scuse, perché chi ha permesso di girare una sequenza tanto terrificante doveva essere strafatto.
E poi, di nuovo, dici “adesso vogliamo vedere l’azione”. Ma ecco il culo di Jon. Non dico che questa liaison sia fuori trama, ma perdio, non buttatela lì così! Piuttosto fatemi una puntata in più, vi prego! L’azione arriva solo alla fine, e vabbe’, è stato bello vedere Viserion che tirava giù un pezzo di Barriera. Comunque ve l’eravate immaginato tutti, no? Adesso rimaniamo con il fiato sospeso per il destino di Tormund e Beric, ma di solito – Stannis a parte – le morti dei personaggi clou ce le hanno sempre fatte vedere esplicitamente, quindi credo Brienne possa stare tranquilla: rivedrà il suo spasimante. Ma la domanda che più mi sta consumando dentro è in realtà un’altra: dove straca**o è Spettro?! No, sul serio, ma che ci prendete per il culo?
Ecco, della puntata non dico altro di male, perché le minchiate sono evidenti a tutti. Passo allo sfogo verso le critiche più o meno insensate che ho letto qua e là. Sì, faccio lo sborone.
L’ho già detto in altri articoli: la saga di Martin ci ha abituato a personaggi fantasy che finalmente cambiano, che vivono, muoiono, scopano, dubitano e pensano proprio come noi. Come si fa a dire che i protagonisti sono diventati noiosi perché tanto diversi da come li avevamo conosciuti? Ma scusate, dopo tutto quello che è successo, vi aspettavate di vedere ancora Tyrion tra le mignotte, Jamie lanciare bambini dalle torri, Sansa sognare il principe azzurro o Bran rincorrere galline?
Io dico che finalmente i personaggi, uomini e donne come noi, hanno capito quale sia il loro posto nel mondo e agiscano di conseguenza. Perché è questa l’idea che sottostà sempre a ogni fantasy che si rispetti: il viaggio dell’eroe è rappresentato dalla ricerca del proprio stramaledetto ruolo in questa vita. Quindi sì, Tyrion si può essere disintossicato e credere in qualcosa di più alto dopo aver conosciuto Daenarys e visto tre draghi; Jamie – evoluzione personale straordinariamente realistica – può abbandonare quella pazza della sorella; il Mastino può redimersi dopo aver visto il futuro nelle fiamme. Non so, voi continuereste la vostra vita come nulla fosse, se uno sciamano vi facesse avere delle visioni guardando dentro la tazza del cesso? Direi di no.
Ecco, mi sembra un controsenso dire che i personaggi erano in scala di grigio e ora sono tutti o bianco o nero. Volete che la storia vada avanti? Embe’, allora lasciate che i protagonisti intraprendano il proprio percorso!
E a proposito di evoluzione, torno sul finale di stagione per parlare della parte che mi è piaciuta di più, cioè la morte di Ditorcorto. Avrete sicuramente presente cosa questo pezzo di m. abbia fatto (ce lo ricorda anche Sansa durante la sua accusa). È a causa sua se tutto è iniziato, non dei Lannister. È a causa sua se Ned è morto, non di Cersei. È a causa sua se gli Stark sono stati decimati e l’intero continente scosso da lotte intestine. È a causa sua che Bran doveva morire. È a causa sua se Sansa è stata violentata. Vado avanti? Allora, Jon è un povero scemo che ha rotto le palle con la storia dell’onore – e basta dire che Kit ha la faccia piatta: Jon è un montanaro, come altro dovrebbe essere se non monocorde e impacciato? – ma le sorelle Stark hanno sbagliato, e si sarebbero dovute comportare come loro padre, processando Petyr? Dai su, Ditocorto doveva morire male, fine della storia. Quanto ancora lo volevate vedere vivo a macchinare contro tutto e tutti? Sansa finalmente è cambiata: da ragazzina sognatrice a donna emancipata. Non sono forse reali le sue emozioni, così come lo sono quelle di Jaime? Qualunque donna di questo mondo da piccola sogna il castello, e qualunque donna abbia subito violenza vorrebbe vedere morti coloro che l’hanno permesso, è umano. Ma. Che. Cazzo.
Ecco, Game of Thrones è umanità, per questo dire che è una soap opera con i draghi è un’enorme puttanata. Noi siamo proprio come Jon, Cersei, Dany, Tyrion, il Mastino e Sansa, capaci di dar seguito agli istinti più bassi e poi di seguire il più nobile degli ideali. Posso solo dire che forse è la HBO che per prima si dimentica di questo e che ci lascia in bocca un sapore agrodolce che per farci – forse – passare dovremo aspettare più di un anno.
Avanti, aspetto i vostri “Dracarys”.
–Michele Martinelli–
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