Una teoria di ombre è il primo romanzo dell’autrice ligure Valentina Zunino, ed edito da Limana Umanìta.
La storia narrata qui ci trasporta in una sorta di Giappone feudale dalle tinte gotiche, dove la magia ha un ruolo primario e viene descritta come una forza oscura e senza controllo. Ci ritroviamo a seguire le gesta di Armindher, l’Invocato, che deve scoprire chi sia l’assassino di ben cinque Nothyen, donne bellissime dai capelli corvini e gli occhi blu con una strana caratteristica che allo stesso tempo le rende diverse dagli altri ma tanto simili tra loro: hanno tutte, infatti, lo stesso viso. Tra le donne uccise vi è Isen, figlia della Daria ed erede al trono imperiale.
«I morti sfuggono dalla nostra presa, non importa quanto forte proviamo a stringere.»
La narrazione ci porta dunque a vivere il dramma del protagonista e l’estenuante caccia al colpevole del delitto. L’amore platonico per la bella Isen, alla quale è stata riservata una morte diversa da quella delle sue consanguinee, lo porterà a compiere gesti inconsulti, a ritrovarsi faccia a faccia con la morte più di una volta, e a perdere tutto solo per poter scoprire la verità. Armindher, l’Invocato è una sorta di divinità, o meglio da ciò che ci viene spiegato è il suo corpo e la sua “frase” che contengono il nome di una divinità e quindi una presenza unica, ammirata e venerata dal resto della popolazione.
Non vi svelerò oltre riguardo la trama, perché sarebbe ingiusto e vi toglierebbe il piacere di scoprire i vari intrighi che l’autrice ha predisposto, disseminandoli nel romanzo per condurci a inattesi colpi di scena. Vi dirò invece che ho trovato l’opera interessante e ricca di sorprese, pericoli e protagonisti secondari ben caratterizzati e diversificati, a cui è facile affezionarsi. Purtroppo proprio l’alternarsi di questi sconcertanti colpi di scena a situazioni assurdamente banali mi ha fatto storcere il naso più di una volta. Ma la pecca principale che toglie credibilità alla storia è proprio l’amore platonico del protagonista per la giovane (oppure no) Nothyen. Un amore fatto di lettere e incontri che man mano diventano sempre meno frequenti. Eppure non è una vera e propria storia d’amore, in quanto i sentimenti di Isen per Armindher non vengono mai palesati. In
somma, avrei voluto leggere qualcosa di diverso, di più coinvolgente, al posto di una storia d’amore mai iniziata.
«La terza figlia aveva le unghie nere di terra, ed era scarmigliata e sporca come se avesse lavorato nei campi. Nell’incavo del braccio, cullato e accudito come un infante, un alberello nero in un tondo vaso d’osso: un dono per il giardino della sua augusta madre. E i nobili di Tai-En mormorarono e si ritrassero di un passo, e le sue sorelle straziate gridarono, e la Daira si coprì il viso con le mani e pianse, senza sapere se lo stava facendo perché la sua bambina era morta o perché comunque era ritornata indietro.»
Valentina Zunino ha puntato molto sul “mistero” e sull’organizzazione del mondo in cui i suoi protagonisti vivono, elemento che, da amante dei distopici, ho indubbiamente apprezzato. Eppure manca qualcosa: mi sarebbe piaciuto dirvi come sono organizzate il resto delle città, quale sia la condizione degli abitanti al di fuori di questo piccolo regno, spiegarvi quali processi abbiano spinto il mondo ad assumere queste fattezze, in quali circostanze gli uomini si siano resi conto che la magia sia in realtà una forza potente che non può essere sottomessa. Ma non posso, perché purtroppo nulla di tutto ciò è chiaro o viene spiegato.
Nonostante ciò, ho trovato il libro veramente innovativo e ben scritto, capace di donare emozioni e pensieri, e ho apprezzato soprattutto la fusione tra diversi stili che rendono alcune parti della narrazione quasi poetiche, perciò ne consiglio vivamente la lettura, in attesa di poter mettere le mani sul secondo volume di questa saga, che mi auguro arrivi presto.
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–Ilaria Marino–
Una teoria di ombre di Valentina Zunino – Recensione
Ilaria Marino
- Innovativo e ben scritto;
- Fusione tra diversi stili azzeccata e ben strutturata;
- La storia spesso riesce a emozionare;
- Personaggi ben caratterizzati;
- Poche spiegazione sul mondo circostante;
- Storia d’amore non coinvolgente;