Qualche giorno fa, precisamente il 5 luglio, in occasione dell’ingresso della sonda Juno nell’orbita attorno a Giove (che abbiamo celebrato anche noi con questo articolo), Vivian Kubrick, figlia del compianto e geniale Stanley, ha voluto mettere i puntini sulle i una volta per tutte, ribadendo l’estraneità del padre al presunto “gombloddo” che lo avrebbe coinvolto in occasione dello sbarco dell’uomo sulla Luna del 1969. Una delle teorie complottistiche più in voga, oltre ai Rettiliani, riguarda infatti il “piccolo passo per un uomo” che sarebbe avvenuto non effettivamente sul sacro suolo del nostro romantico satellite (o almeno, non nell’estate del ’69, per dirla alla Bryan Adams), bensì in un simpatico studio di posa in una base militare con tanto di rocce, LEM, bandiere finte e attori nei panni degli astronauti. Insomma, una vera e propria truffa ai danni del mondo intero, sovietici compresi. Per l’ennesima volta Vivian Kubrick ha espresso tutta la sua incredulità per la quantità di persone che credono a una bufala simile, o perlomeno per la quantità di persone che possono dar credito a un coinvolgimento di suo padre.
“Il profondo grado di integrità artistica di mio padre è evidente. La sua coscienza politica e sociale è palesemente presente in quasi tutti i film che ha realizzato. Ha affrontato temi altamente controversi che hanno letteralmente messo la sua vita in pericolo, e tuttavia ha continuato a girare i film che tutti oggi conosciamo… beh, non credete che sarebbe stata l’ultima persona al mondo disposta ad aiutare il governo degli Stati Uniti con un atto così terribile di tradimento del suo popolo?!?”. La figlia del grande Stanley conclude dicendo di essere consapevole delle manipolazioni perpetrate dal sistema dei media, della finanza e della politica, e che proprio perché suo padre artisticamente combatté sempre queste derive, è assurdo credere che possa averne preso parte.
Ma su quali basi si fonda la teoria del complotto, e come ne avrebbe preso parte il regista di Shining? Dobbiamo tornare indietro ai favolosi anni ’60, al tempo del Beat e della corsa allo spazio in piena Guerra Fredda: gli Stati Uniti arrivavano da anni passati a prendere sonori ceffoni in questa particolare competizione dai sovietici, primi a mandare un satellite nello spazio (lo Sputnik nel ’57), primi a mandarci un essere vivente (la cagnetta Laika nello Sputnik 2, sempre nel ’57), primi a spedirci un essere umano (il maggiore Jurij Gagarin nel ’61), primi a mandarci una donna (la cosmonauta Valentina Tereškova nel ’63), primi a fare sesso orbitale. Ok, forse quest’ultimo no, ma è chiaro come a metà degli anni ’60 la nazione guida del capitalismo occidentale non potesse accettare di farsi soffiare dall’Orco sovietico anche lo sbarco del primo essere umano sulla Luna, pena spernacchiamenti globali e grasse risate davvero galattiche.
In un contesto simile potevano mancare i teorici del “gombloddo”? Ovviamente no, e quindi ecco servita la cospirazione: conscio di essere in palese ritardo anche in questo caso, il governo americano decide di apparecchiare la truffa e simulare letteralmente lo sbarco dell’Apollo 11 in uno studio cinematografico, gettando fumo negli occhi di tutto il mondo. Un’operazione simile, se gestita in modo dilettantesco, è inevitabilmente destinata al fallimento – quindi si decide di chiamare il miglior professionista in circolazione. E chi meglio di Stanley Kubrick, geniale regista che proprio l’anno prima aveva impressionato il mondo intero col suo capolavoro di fantascienza, l’immenso 2001: Odissea nello Spazio? Arruolato il buon Stanley il gioco è fatto, e tutto il mondo abbocca, anche se la limitata tecnologia cinematografica dell’epoca non può eliminare alcune incongruenze fisiche e tecnologiche (per esempio le ombre e il comportamento delle bandiere USA nel materiale visivo ufficiale) già riportate nel libro del 1976 di Bill Kaysing “Non siamo mai andati sulla Luna”.
Personalmente mi limito a riportare due evidenze e una considerazione: a) Durante le missioni Apollo, gli astronauti hanno montato sulla superficie lunare degli specchi che riflettono la luce in qualunque direzione, per consentire misurazioni precise della distanza Terra-Luna. Chiunque sia dotato di un telescopio mediamente potente può vederli di persona, insieme a moduli e altri resti delle missioni: qualcuno lassù ce li ha lasciati, a meno che non siano stati i soliti Rettiliani; b) La sonda giapponese Selene ha scattato immagini della superficie lunare che corrispondono con quelle scattate da diverse missioni Apollo: non mi dite che CIA controlla anche l’Agenzia Spaziale nipponica…
Personalmente poi mi risulta difficile credere che l’autore di potentissimi atti di denuncia contro il Sistema, come Full Metal Jacket, possa aver aiutato il governo americano a ingannare l’intera popolazione mondiale.
Per onestà va detto che esistono altre versioni della teoria del complotto lunare: alcune sosterrebbero solo la messinscena del ’69, non negando sbarchi successivi e giustificando così la presenza di manufatti umani sulla Luna; altre, invece, non negano lo sbarco ma sostengono che la vera documentazione non sarebbe mai stata resa pubblica, tra cui evidenze di vita e attività aliena (vuoi vedere che i Rettiliani c’entrano sul serio?)
Illyoners, abbiamo un problema: complottisti o innocentisti? Voi da che parte state?
– Luca Tersigni –