Milioni di parole sono state spese su Star Wars VII: Il risveglio della Forza. La critica e il pubblico si sono divisi tra i sostenitori della pellicola e tra quelli che la ritenevano nient’altro che un semplice “reboot”, eppure il dibattito, per quanto accanito, si era oramai assopito. Almeno finché James Cameron non ha detto la sua.
Per chi fosse stato a R’lyeh negli ultimi 50 anni, ricordo che Cameron è stato regista e sceneggiatore di filmetti da niente come Terminator, Titanic e Avatar. Per sua stessa ammissione, la decisione di dedicarsi al cinema avvenne vedendo proprio il primo Star Wars nel 1977. Il suo legame e la sua passione per la saga di Lucas non sono quindi in discussione, così come l’importanza della sua opinione.
Invece di sbrigarsi a girare Avatar 2, Cameron è stato di recente intervistato, e gli è stato chiesto un parere sull’ultimo episodio della saga ambientata nella Galassia lontana lontana. Ecco quello che ha detto a riguardo:
“George Lucas è un amico, e abbiamo avuto una conversazione a proposito l’altro giorno. Non voglio dire troppo del film perché ho molto rispetto per J.J. Abrams e voglio vedere cosa hanno intenzione di fare. Ho la sensazione che le sei pellicole originali avessero un immaginario visivo più innovativo, e che questo film sia più un trincerarsi su elementi e personaggi già visti, che ha fatto passi molto piccoli nello sviluppo dei nuovi protagonisti. Per me è troppo presto per un verdetto, voglio vedere come proseguiranno”.
Per quanto con molto tatto e rispetto verso Abrams, Cameron ha detto la sua, e non sembra essere particolarmente soddisfatto del risultato. Queste parole faranno molto piacere a chi questo risveglio della Forza non l’ha percepito (ma forse è un fautore del risveglio di Cthulhu): analizziamole più nel dettaglio.
Poco da dire sull’immaginario visivo: quando uscì, Star Wars colpì proprio perché sembrava così diverso da ogni altro film. La dialettica imperante della fantascienza negli anni ’70 era fatta di mondi distopici, alieni mostruosi, e robot assassini. Riguardatevi 2001 Odissea nello spazio o Zardoz, per farvi un’idea: il futuro era visto come un mondo catastrofico, oppure un universo bianco, asettico, antiemotivo.
Oltre ad avere effetti speciali all’avanguardia, Guerre Stellari ha rivoluzionato il look della fantascienza in maniera irreversibile. Un certo restyling c’è stato anche con la seconda trilogia (ovvero gli Episodi I, II, III), ambientata in un’epoca precedente, più ordinata, più pacifica. Il look brillante delle astronavi di Naboo è in netta opposizione con la ruggine delle Ala-X, e chiara metafora della differenza tra le due epoche.
Lo stesso però non si può dire dell’ultimo episodio della saga, e su questo ci sono pochi dubbi. D’altro canto, sono trascorsi pochi anni da quando la Ribellione ha battuto l’Impero, e il mondo non è cambiato di molto: la guerra civile continua, solo i nomi sono diversi.
Dunque, sarebbe davvero possibile un nuovo “immaginario visivo”, date le circostanze?
La “svolta” del 1977 ha fatto scuola, e in fondo la nuova estetica del 1999 (“La minaccia fantasma“) corrispondeva alle tendenze più fantasy e favolesche dell’epoca. James Cameron avrebbe desiderato vedere un nuovo look, ma è la stessa cosa che cercavamo noi?
Difficile dare torto, però, al regista quando dice che abbiamo visto tanti vecchi personaggi, e che quelli nuovi hanno avuto davvero poco sviluppo: ma molti sono gli interrogativi rimasti aperti, e potrebbero farci cambiare idea presto (a proposito, avete letto qui gli spoiler su Episodio VIII?).
Come Cameron, penso che sia il caso di sospendere il giudizio: in fondo anche “Una nuova speranza” aveva personaggi poco profondi e qualche buco di trama, ma nel lungo termine si è rivelato l’inizio di una saga memorabile, che dopo 39 anni fa ancora parlare di sé.
E voi, siete d’accordo con lui?
– Daniele Gabrielli –