Sapete per quale motivo odio profondamente i due showrunner creatori di Game of Thrones, Benioff e Weiss? Perché sanno già quale sarà la fine di tutto. E con la fine di tutto, intendo proprio di tutto, non solo della saga fantasy più importante e rivoluzionaria del nostro tempo, ma anche del mondo come lo conosciamo oggi. Sì, ho proprio detto così. E non mi riferisco all’Armageddon.
Pensate al significato della serie tv “Il Trono di Spade” in termini di immaginario collettivo, vastità di pubblico coinvolto, aspettative, emozioni, reazioni che accomunano milioni di persone nel mondo e, non da ultimo, qualità e significato della storia. Stiamo parlando di un fenomeno che ha cambiato, e cambierà ancora, le nostre vite – le nostre vite vere intendo. Che noi lo vogliamo oppure no, è questo il potere della narrazione condivisa: modificare per sempre la nostra percezione del reale, andando a pizzicare quel sottile confine (non sempre solo mentale) che separa la realtà dalla finzione.
Pensate a tutto questo e poi pensate a un mondo senza “Game of Thrones”. Perché, se George Martin impiegherà ancora un tempo indefinito nel portare a termine la sua saga con gli ultimi due libri, la serie tv targata HBO non accenna a voler rallentare il passo. Con la fine della sesta stagione, tutte le diverse storyline hanno preso una direzione comune, come attirate verso il medesimo epicentro narrativo, nella quale ciascuna casella occupa il posto che le spetta, come a voler delineare una sorta di secondo incipit da cui prenderanno il via gli eventi che porteranno inesorabilmente alla conclusione definitiva della storia. Come abbiamo già detto più volte, è come se per 5 stagioni (e 5 romanzi) avessimo preso una lunghissima rincorsa per arrivare fino al punto da cui spiccare l’ultimo grande salto finale.
Ripeto, pensate a un mondo senza “Game of Thrones” e fatelo adesso, perché il momento in cui ciò avverrà non è poi così distante – e sarà decisamente peggiore di un mondo senza Nutella. A sentire l’accoppiata “D&D”, la fine è infatti vicina solo poche ore. Tradotto, mancano verosimilmente 13 episodi alla conclusione della storia, 7 dei quali dovrebbero andare a comporre la settima stagione, nel 2017, e 6 l’ottava, nel 2018. Nel corso di una lunga intervista rilasciata a “Deadline”, gli showrunner non solo hanno parlato di come si arriverà alla conclusione della storia, ma hanno anche ripercorso la serie appena conclusa mettendone in evidenza il potere emotivo e rimarcando le difficoltà avute nello sceneggiare una trama senza potersi basare sul romanzo di Martin prossimo alla pubblicazione (si spera), “The Winds of Winter”.
Questo sesto volume della saga, comunque, non solo dovrebbe raccontare una storia molto diversa da quella a cui abbiamo assistito in televisione (ma riguardo questo, ci siamo ormai messi l’animo in pace), ma soprattutto dovrebbe segnare il controsorpasso alla serie tv – o almeno, io mi aspetto questo. È stato lo stesso Martin a dichiarare che “The Winds of Winter” si aprirà con le due grandi ed epiche battaglie, una per il Regno del Nord e l’altra nella Baia degli schiavisti, per poi proseguire da quel punto. E in un’intervista rilasciata a “Entertainment Weekly” l’autore ha aggiunto anche che ci saranno più morti, più tradimenti e più matrimoni. E che Tyrion e Daenerys dovrebbero finalmente incontrarsi, cosa che è già (troppo frettolosamente?) successa nella serie tv.
D’altronde non voglio nemmeno pensare all’ipotesi di aver aspettato tutti questi anni per leggere di quei quattro eventi in croce che abbiamo visto durante la sesta stagione. Se ci ripensate, a parte pochi memorabili eventi diretti meravigliosamente per il piccolo schermo – che poi sono quelli che Martin aveva già previsto e rivelato alla produzione – il resto è quasi tutto fuffa. Non voglio nemmeno pensare che “The Winds of Winter” sia un romanzo fatto di fuffa, e anzi, sono convinto che non sarà così. Perché in caso contrario dovrei rivedere la mia posizione nei confronti dei due compari della HBO che tanto odio. Odio, si fa per dire.
– Michele Martinelli –