GDC. Game Developers Conference. Come dice il nome, si tratta di una kermesse, della durata di cinque giorni, riservata agli sviluppatori di giochi professionisti. Ogni anno, a marzo, San Francisco si popola di una moltitudine impressionante di nerd, ma a noi l’evento interessa solo per le succose notizie riguardanti le future uscite videoludiche. Questa volta, però, c’è un motivo in più per parlarne: qualcuno l’ha fatta grossa. Non mi riferisco ai problemi intestinali di chi ha esagerato col cibo locale tra una conferenza e l’altra, ma a un party organizzato da un’azienda di Redmond che ha suscitato qualche polemica. Non sono sicuro la conosciate: si chiama Micro-qualcosa, ha un anonimo logo a quattro colori ed è stata fondata da un certo Bill Gates. Sono un burlone, vero? La festa in questione, organizzata dal colosso americano nel proprio stand Xbox in occasione della chiusura della GDC, è finita sotto i riflettori per la presenza di ballerine (s)vestite con abiti da scolarette molto provocanti.
Prima di cominciare a fare qualche considerazione, fatemi raccontare com’è proseguita la vicenda. La sviluppatrice australiana Kamina Vincent pare non aver apprezzato questo show, a giudicare dalla serie di “fuck” e “fucking” lanciati via Twitter nei confronti di Microsoft, rea di aver in qualche modo mercificato la figura della donna – io, da parte mia, ho deciso che se mai dovessi fondare uno stato totalitario, non esiterei ad arruolare la signorina Vincent nella delegazione diplomatica. Tornando alla vicenda, allo sfogo della sviluppatrice è seguito il solito giochino di messaggi di mea culpa, scaricabarile e quant’altro. Phil Spencer, capo della divisione Xbox, si è scusato per la festa, giudicata “sbagliata e fuori luogo”, e ha promesso un giro di mail ai dipendenti affinché ricordino di “mantenere uno standard elevato”. Anche Aaron Greenberg, organizzatore dell’evento, ha pubblicato un tweet di scuse, con l’impegno a discutere della vicenda con il proprio team. Tradotto? I due pezzi grossi faranno saltare delle teste, magari quelle di qualcuno che non c’entra nulla, ma si batteranno il cinque quando si incroceranno in bagno, ripensando alle squinzie che si dimenavano davanti a tutti. Perché, a giudicare dalle loro esternazioni, sembra che fossero completamente all’oscuro di tutto, e io faccio grande fatica a credere che sia davvero così.
Adesso possiamo partire con tutte le riflessioni del caso. La comunità potrebbe sembrare indifferente a queste cose, ma quando si tira in ballo Xbox (e se fosse successo a Sony sarebbe stato uguale), apriti cielo, soprattutto se a queste notizie cominciano a venir accostati termini forti, quali “maschilismo”, “mercificazione” e chi più ne ha più ne metta. Come al solito le reazioni sono state le più disparate, ma com’è che si dice? Il mondo è bello perché è vario! In molti si sono scagliati contro Kamina Vincent, definita una “feminazi”, per il modo in cui ha apertamente attaccato gli organizzatori e, più in generale, la piattaforma targata Microsoft. Appare abbastanza chiaro che la ragazza non sia propriamente un’esponente dello stilnovismo, ma il suo è stato uno sfogo, decisamente impulsivo, dettato da ciò che ha provato ritrovandosi davanti delle cubiste mezze nude (tant’è che nei suoi tweet confusionari, le stesse ragazze sono state prese di mira – insomma non si è salvato nessuno!). Rimane comunque un suo pensiero, condivisibile o meno, che va rispettato senza che, per questo, venga etichettata. Semmai si può discutere sulla mancanza di stile della stessa signorina, che avrebbe potuto esprimere il concetto in maniera decisamente più pacata, o sulla poca lungimiranza di Microsoft (o chi per essa), che nella stessa giornata aveva già organizzato un evento rivolto alle donne, con l’obiettivo di avvicinarle all’industria del gioco. Ecco, magari qualcuno ha interpretato male questo “avvicinare”, tutto può essere! Quando si dice “predicare bene e razzolare male”!
Per il resto, la presenza di un esercito di scosciate a una conferenza o esposizione non rappresenta niente di nuovo: basti pensare ai saloni dell’auto, alle fiere tecnologiche, e compagnia bella… ormai è una tradizione talmente consolidata che nessuno se ne stupisce. Anche in questo caso, forse, conviene soffermarsi più sulla motivazione di fondo, ovvero quanto senso abbia l’immagine della donna provocante in un contesto in cui non ci incastrerebbe nulla. Per quanto riguarda, invece, le accuse di mercificazione del corpo, mi sento di definirle leggermente esagerate. Nessuna ballerina è stata sfruttata o obbligata con la forza a svolgere il proprio lavoro, perché di quello si tratta, né si è esibita in volgari spogliarelli (come in altre feste, anche riguardanti le donne, succede). Se c’è stata una topica in tutta questa vicenda, semmai, è sicuramente la mancanza di coerenza da parte degli organizzatori.
Appuntamento, dunque, al prossimo anno, con la promessa, da parte dei responsabili, di qualcosa di meglio. Chissà che non ci siano ballerini uomini, così da accontentare, per una sorta di par condicio, anche le programmatrici.
Voi cosa ne pensate? Sono giuste le accuse mosse nei confronti di Microsoft, oppure si è sollevato un polverone per nulla?
– Andrea Camelin –