Lamentarsi di tutto e tutti sembra essere l’attività preferita dell’Internet (dopo il porno e le gif sui gatti, ovviamente). Tornare a casa la sera, posizionarsi di fronte alla tastiera e iniziare a prenderla a testate fino a formare un messaggio di senso compiuto che illustra come il resto del mondo sia composto da minorati passabili di eutanasia è ufficialmente diventato il metodo d’eccellenza del ventunesimo secolo per sfogare le proprie frustrazioni (come l’eroina per gli anni ’80 o, che so, le Crociate per il Medioevo). E per quanto berciare dietro a uno schermo presenti innumerevoli vantaggi rispetto allo sfracellare teste di infedeli a colpi di mazza ferrata, talvolta può risultare altrettanto fastidioso.
Disclaimer: in questo articolo si discutono alcuni punti di trama di “Episodio VII”. Vi metterei in guardia contro gli spoiler, ma dato che il film è uscito a Natale e la mia allergia mi dice che siamo in Primavera, assumerò che, avendo aperto questo pezzo, conosciate già la pellicola a memoria.
Dire che “Il Risveglio della Forza“, settimo episodio della serie/religione nerd di Star Wars (per la regia di J.J. “Jar Jar” Abrams) sia uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, capace di catturare l’affetto incondizionato dell’intera fan-base (che, secondo le mie stipe, risulta superiore alla popolazione mondiale corrente), sarebbe chiaramente un’esagerazione. Naturalmente la pellicola ha raccolto non pochi apprezzamenti, riportando sul grande schermo uno dei franchise più amati di sempre, lasciandosi alle spalle gli orrori della trilogia prequel, e promettendo una nuova era di gloriose battaglie spaziali e duelli a colpi di spada laser; ma al tempo stesso, l’opera si è vista rivolgere non poche critiche (incluse quelle del nostro Michele), alcune delle quali facenti riferimento ad aspetti oggettivi (incongruenze logiche, di trama, o inerenti ai personaggi), altre riguardanti meno la realtà oggettiva e più l’interpretazione soggettiva del singolo fan (con “interpretazione soggettiva” qui si intende chiaramente “delirio allucinatorio indotto da eccesso di zuccheri e/o soft-drinks”).
Volete un esempio? Prendiamo Rey, la nostra protagonista. Il personaggio, interpretato da Daisy Ridley, rappresenta uno dei punti focali delle numerose discussioni sorte intorno al film. Forte di una serie di competenze a dir poco impressionanti, di un’abilità come pilota e meccanica pari a quella di Han Solo, nonché di un controllo della Forza istintuale superiore a quello che abbiamo visto fino ad ora in diversi Jedi addestrati, la giovane è stata elogiata per il suo essere un personaggio femminile forte e indipendente, e criticata pesantemente per l’eccessiva perfezione, al punto da vedersi affibbiare il titolo di “Mary Sue”. Entrambe le posizioni hanno elementi a favore e contro, ed entrambe si basano su una motivazione solida (è bello trasmettere un messaggio egalitario al pubblico, ma è anche bello avere dei personaggi che non siano delle macchiette da cartone animato), e tutte e due prendono le distanze da chi sceglie invece di scagliarsi contro Rey per il suo peso corporeo, a differenza di un misterioso utente di Twitter (abbastanza astuto, a quanto sembra, da cancellare tweet e account) che ha pensato bene di accusare Daisy Ridley di essere troppo magra per interpretata un personaggio destinato a diventare un modello di esempio per le innumerevoli, piccole fan della serie.
Ora, per quanto sia indubbiamente un intento apprezzabile, quello di proteggere i più giovani da modelli di bellezza insani su un tema delicato come i disturbi dell’alimentazione, in questo caso non possiamo fare a meno di notare che: a) pur possedendo l’attrice e modella in questione un fisico da, beh, attrice e modella, quest’ultimo rientra sul versante “sano” della magrezza e b) in nessun punto del film la bellezza o meno di Rey viene chiamata in causa. In effetti, a eccezione di Finn, la maggior parte dei personaggi non sembra nemmeno registrare il fatto che si tratti di una donna. Rey non manda certo avanti la storia perché è abbastanza carina da convincere altri a venire a salvarla, anzi: fa progredire la trama perché si libera da sola e inizia a prendere a calci i cattivi; non è catturata e detenuta perché le sta bene un bikini da schiava, ma perché è una dei più potenti utilizzatori di Forza di sempre. Possiamo prendercela per il fatto che numerose bambine saranno frustrate quando si accorgeranno di non poter controllare mentalmente i propri insegnanti, ma non certo perché si guarderanno allo specchio e diranno “oh, se solo fossi magra come Rey potrei pilotare meglio la macchina di papà”.
Certo, tali critiche non raggiungono il primato di idiozia di coloro che sono riusciti a prendersela con Carrie Fisher (nota anche come Principessa Leia/Generale Organa) per il fatto di essere invecchiata: critica che ha lo stesso senso di lamentarsi sul perché Mark Hamil e Hayden Christensen non si siano entrambi amputati una mano nella realtà. Fortunatamente, sia la Fisher che la Ridley hanno saputo rispondere a tono a simili, deliranti accuse con l’equivalente di un “andatevene al diavolo”, come già John Boyega (noto anche come FN-2187) aveva fatto ai tempi delle critiche al personaggio di Finn per il fatto di essere nero.
Il povero Abrams, invece, non si è rivelato altrettanto adamantino nella difesa della proprie opinioni, vedendosi costretto a scusarsi pubblicamente con i fan per lo scandalo Chewbacca. In molti ricorderanno la conclusione del “Il Risveglio della Forza”, e in particolare il ritorno dalla Base Starkiller, quando Leia ignora Chewie per andare ad abbracciare Rey: un gesto interpretato da alcuni come insensibile nei confronti dei sentimenti del wookie, che dopo aver assistito alla morte del proprio migliore amico (in maniera abbastanza crudele) vede l’ex-compagna dello stesso andare a consolare prima una perfetta sconosciuta. Una precisa scelta narrativa, nelle parole del regista, forse non particolarmente riuscita, ma veramente necessaria di un’apologia pubblica?
Come per George Martin, ancora una volta dobbiamo chiederci a chi appartenga veramente un’opera. Veramente i fan hanno il diritto di pretendere dagli autori delle scuse, qualora non vedano rispettate le proprie aspettative sul grande schermo? O, addirittura, di decidere quale regista debba occuparsi di un determinato lavoro, come con la petizione lanciata per rimettere George Lucas al comando dell’Episodio IX (firmata da ventiquattromila e passa persone che evidentemente hanno rimosso la trilogia prequel)?
L’ultima parola, come sempre, la lasciamo a voi.
– Federico Brajda –