La collana ‘I Maestri dell’Orrore’, ideata da Roberto Recchioni (autore eclettico, curatore di ‘Dylan Dog’ e co-creatore della affascinante serie sci-fi ‘Orfani’, tanto per citare due dei suoi più recenti exploit) e pubblicata dalla casa editrice Star Comics, si prefigge l’obiettivo – tutt’altro che semplice – di adattare i grandi classici dell’horror, scritti a cavallo tra Diciannovesimo e Ventesimo Secolo, secondo il linguaggio dei fumetti. Accanto al mostro di Frankenstein, alla belva acquattata nell’animo umano del povero Dottor Jekyll e ai deliri ultraterreni di Lovecraft, non poteva certamente mancare uno dei mostri più iconici dell’Ottocento: Dracula.
Il vampiro più celebre della letteratura, quantunque non certo il primo, ha saputo conquistare schiere di lettori, nonostante – come mette in chiaro Michele Monteleone, sceneggiatore del volume Star Comics, nella postfazione – abbia appena una manciata di battute, nessuna delle quali memorabili, e compaia poco e niente in tutto il romanzo. La ragione è forse la sua presenza inquietante, costante, alacre, inafferrabile, che può soltanto essere percepita dai personaggi coinvolti nelle sue fosche macchinazioni. Incarnando lo spirito del suo tempo, ‘Dracula’ di Bram Stoker è riuscito al tempo stesso a divenire, come osserva efficacemente Recchioni, uno dei primi horror veramente moderni, sfruttando le atmosfere del romanticismo e una solida àncora alle tematiche xenofobe che animavano il dibattito politico britannico negli Anni Novanta del Diciannovesimo Secolo.
La trama non ha bisogno di presentazioni, parlare di spoiler appare fuori luogo quanto indossare una tuba e delle ghette per la passeggiata quotidiana, ma per chi fosse appena arrivato dall’Ottocento su una macchina del tempo offro una breve sinossi: impiegato presso uno studio legale londinese, Jonathan Harker raggiunge la tetra dimora del Conte Dracula in Transilvania per sbrigare le ultime pratiche che consentiranno all’aristocratico di acquistare un immobile nel cuore di Londra. Il povero Harker scopre però di essere impossibilitato a lasciare il maniero, prigioniero di una creatura immonda e delle sue tre mogli, condannato a morire nel giro di pochi giorni. Dracula, invece, riappare in Inghilterra, nuovo terreno di caccia d’elezione, pronto a portare la piaga dell’immortalità anche alla povera Lucy, amica intima di Mina, promessa sposa dello scomparso Harker.
L’adattamento che ne fanno Michele Monteleone e Fabrizio des Dorides, che cura i disegni, cerca di rispecchiare fedelmente non solo la trama, ma anche la struttura e la forma del romanzo dello scrittore irlandese. Questo, infatti, fu redatto come romanzo epistolare, costruito da tanti tasselli (lettere, telegrammi, appunti, note…) che, mescolati abilmente, documentavano la caccia di Dracula – poi divenuta caccia a Dracula – tra Inghilterra e Transilvania, in una girandola di punti di vista e in un crescendo di azione e violenza. La gran parte delle pagine è corredata da didascalie che riportano gli estratti del libro, scritti rigorosamente in prima persona, mentre più rari sono i dialoghi.
Trattandosi di una trasposizione di un classico, appare difficile per gli artisti che vi lavorano inserirsi, con la propria originalità, in una scia di rappresentazioni artistiche che si sono accavallate nel corso dei decenni (su tutte, per mio gusto personale, quella cinematografica del 1992 di Francis Ford Coppola); ciò nondimeno, sia lo sceneggiatore che il disegnatore si sono ingegnati nel lasciare un proprio marchio in questo albo a fumetti. Ne è un esempio la tavola che vedete qui sotto (a pagina 14 dell’albo), in cui il povero Harker, che gira per il castello e scopre, man mano, di esservi imprigionato, viene ritratto in una curiosa vignetta a raggiera, che riecheggia l’idea dello specchio mandato in frantumi dal Conte Dracula proprio nella pagina precedente e il cedimento della mente dello stesso protagonista.
Più in generale, le vignette di des Dorides riescono a risultare (sarà frutto di un’illusione vampiresca?) estremamente dettagliate e, al tempo stesso, appena abbozzate, come se fossero tutte circonfuse da una leggera foschia che impedisce di vedere chiaramente e che richiama, inevitabilmente, suggestioni romantico-gotiche. Trattandosi di una graphic novel di circa un centinaio di pagine, giocoforza molte parti del romanzo vengono “tagliate” e, cosa che considererei la principale pecca, le scene d’azione finiscono spesso per risultare tutt’altro che fluide, in favore di una visione globale della storia.
Complessivamente questo volume si presenta come il migliore della collana ideata e curata da Roberto Recchioni, anche se, lungi dal sopperire alla lettura del romanzo, sembra a volte anzi presupporla, perché il lettore possa afferrare appieno lo svolgimento degli eventi, offrendo, in sostanza, una gustosa occasione di ripasso. Anche la scelta del bianco e del nero, per quanto efficace in taluni frangenti, appare spesso inidonea a rendere appieno il contrasto tra colori crudi (il rosso del sangue, il candore virgineo della pelle delle donne, il pallore malsano di Dracula, il nero…) sotteso al romanzo originale, difettando proprio di quel rosso essenziale per dare vitalità a un elemento fondamentale per la narrazione quale il sangue.
Se siete interessati a saperne di più sugli altri volumi che compongono la serie, vi lascio alle recensioni di ‘Frankenstein’ di Mary Shelley, ‘Dottor Jekyll e Mr. Hyde’ di Robert Louis Stevenson e ‘Alle montagne della follia’ di H. P. Lovecraft.
– Stefano Marras –
I Maestri dell’Orrore: Dracula – recensione
Isola Illyon
- La storia e i personaggi sono collaudati;
- Sceneggiatore e disegnatore riescono a lasciare una propria impronta di originalità nel raccontare una vicenda vista in mille modi;
- Disegni al tempo stesso dettagliatissimi e lievemente sfocati, come per effetto di nebbia;
- Forse qualche taglio alla storia originale poteva essere risparmiato;
- Scene d'azione tutt'altro che fluide;
- La scelta cromatica del bianco e del nero penalizza il necessario contrasto tra colori;