Date retta al saggio Yoda: l’articolo che segue, spoiler de “Il Risveglio della Forza” contiene. Se il film visto non avete, a vostro rischio e pericolo leggete.
Come ha già avuto modo di dirvi il nostro Stefano, non è corretto affermare che “Il Risveglio della Forza” sia solo un remake dell’Episodio IV: come chiunque con una connessione alla pagina Wikipedia de “L’Eroe dai Mille Volti” di Campbell sarebbe felice di ripetervi, ci sembrano simili poiché si rifanno a un proto-racconto archetipico che sottende al novanta percento della letteratura occidentale. Quanto vale per i paralleli tra Episodio VII e IV può essere detto, ad esempio, tra Episodio VII e “Il Signore degli Anelli”: un signore oscuro che non interviene mai direttamente nella storia (Snoke, Sauron), un proxy col pallino per l’iconografia nazista (Hux, Saruman), un esercito di macchine omicide create esclusivamente per la guerra regolarmente mostrate come grossolanamente incompetenti (Stormtrooper, Uruk-hai); l’emo-cosplayer di Darth Vader, Kylo Ren, potrebbe addirittura essere scambiato per emo-cosplayer del Re degli Stregoni di Angmar: mantello nero, spada fiammeggiante, voce raschiante, volto occultato, difficoltà nei conflitti con l’altro sesso…
Tuttavia la trilogia di Peter Jackson trasmette l’idea di un mondo dominato da un Male preponderante, dove bene e speranza sono merci rare e preziose che devono essere protette a tutti i costi dai pochi virtuosi, e dove anche ai più grandi eroi (Boromir) basta un momento, un passo falso, per precipitare tra le braccia del male. In Episodio VII, invece, fin da subito ci colpisce la facilità con cui i guerrieri del Lato Oscuro tendono a togliersi la maschera. Essendo Finn un protagonista, risulterebbe difficile altrimenti per il pubblico immedesimarsi: ma quel poco di credibilità rimasto agli Stormtrooper sopravvissuti alla Battaglia di Endor se ne va giù per il condotto del compattatore dei rifiuti in conseguenza. Di fronte non abbiamo più un esercito di assassini senz’anima e senza identità: ogni singolo assaltatore (o pilota) che esplode su schermo è sostanzialmente un bambino-soldato rapito alla propria famiglia e cresciuto a suon di filosofia spaziale e addestramento con armi letali (proprio come un padawan Jedi, in effetti), distante appena “tre ditate di sangue” sull’elmetto dal ritornare ai propri sensi e scappare via in preda al panico per tornarsene a casa (il che getta una luce quantomeno sinistra sulla gioiosa noncuranza con cui Finn e Poe procedono a mieterne legioni su legioni).
Dopo aver quindi reso eccezionalmente patetica la soldataglia, possiamo passare al pezzo forte. Ho udito diverse lodi negli scorsi giorni su Kylo Ren, sulla complessità del personaggio e il suo arco di sviluppo: a quelli che non ne hanno apprezzato la debolezza e l’inefficacia su schermo, è stato ricordato che non lo si possa considerare un antagonista in senso stretto, quanto piuttosto un “adolescente in crisi identitaria e ribellione contro le figure genitoriali”. Il che porta inevitabilmente a una domanda: chi ha inserito un teen drama nell’Episodio VII di Star Wars? C’è già una serie televisiva fantasy a moralità grigia con protagonisti adolescenti in crisi esistenziale: si chiama “Game of Thrones”, è carina e certo non è qualcosa che vogliamo vedere ne “Il Risveglio della Forza”.
Non ci si può aspettare un Darth Vader 2.0 (sarebbe tanto ridicolo da inserire nel film quanto, che so, un’altra Morte Nera), ma laddove nella trilogia originale abbiamo di fronte un avversario che massacra senza sforzo orde di buoni (e sottoposti) e risulta letteralmente invincibile per i protagonisti (nella battaglia di Yavin Han riesce ad allontanarlo temporaneamente solo in virtù dell’elemento sorpresa e del fatto di essere il miglior pilota di sempre, e c’è ben poco da aggiungere sulla Città delle Nubi…), Kylo per il momento vanta un impressionante kill-count di due vecchi (disarmati), e nell’arco di dieci minuti riesce a non uccidere Finn assestandogli un colpo di spada laser a due mani alla schiena, e a farsi prendere a calci da Rey.
Anche coll’attenuante di un colpo di blaster (sanguinante, perché al diavolo la coerenza interna) e la possibilità di uno sviluppo del personaggio, il misero teatrino di Ben Solo non gli ha raggranellato nemmeno un briciolo del tetro carisma non dico di Darth Vader, ma almeno del Conte Dooku (anche se ammetto che con sir Lee è sempre uno scontro impari).
Chi abbiamo, dunque, a farsi avanti per raccogliere il mantello di paladini del Lato Oscuro? Phasma “appaio giusto il tempo di condannare a morte tutti quelli che conosco perché un Wookie mi ha alitato in faccia”, i Cavalieri di Ren (che si sono dimenticati in toto di apparire nel film) o Snoke “decisamente non un rip-off della Marvel”? Il Generale Hux, bisogna ammetterlo, regge adeguatamente il confronto con Tarkin e anzi, si dimostra uno dei personaggi più azzeccati del film: ma nemmeno far esplodere cinque pianeti tirati fuori a random dal cilindro galattico basta a rivalutare un Lato Oscuro di macchiette e personaggi inefficaci su tutta la linea.
Quanto ai buoni, va detto che se il Lato Chiaro mantiene un margine di vantaggio, è perché fallisce nel gioco al ribasso. L’unica a brillare è Rey, un personaggio femminile (finalmente) forte e indipendente che, a parte qualche siparietto sopra le righe, riesce senza errori in qualsiasi cosa le passi per la testa di fare: pilota meglio di Han, combatte meglio di Luke, umilia Kylo in tecniche in cui (teoricamente) non è mai stata addestrata, e controlla mentalmente James Bond. C’è da chiedersi perché prendersi la briga di creare una Resistenza: basterebbe indirizzarla verso la direzione generica del Primo Ordine e mettersi comodi mentre lei massacra tutti.
Ma tutti gli altri? Finn dimostra la stessa utilità di un sacco di patate (a parte liberare Poe, sfido a trovare una scena in cui il suo contributo paia essenziale, o anche solo importante); Leia, anziché essere addestrata nelle vie della Forza (come peraltro ci si aspetterebbe essere il caso, considerata la tendenza degli appartenenti alla sua famiglia a mostrare immensi poteri di Forza e a cedere al Lato Oscuro), pare essere diventata la moglie separata del protagonista di un disaster movie di seconda categoria; Luke… oh santo Yoda, qualcuno mi ricorda perché stiamo cercando Luke? In che modo un maestro Jedi tanto incompetente da causare il secondo sterminio del proprio ordine nell’arco di quarant’anni è considerato un assetto essenziale per lo sforzo bellico?
Non lasciamo tuttavia che la condizione di disarmo in cui versano i due contendenti ci scoraggi: come la Yoda di turno (credo che si chiami Maz Kanada) ci ricorda, l’unica vera lotta tra la Luce e il Lato Oscuro non cambia mai, e ritorna sempre con la ciclica regolarità di un libro di Fabio Volo. Lo stato di disarmo in cui versano i campioni dell’Episodio VII risulterà sicuramente temporaneo, e già dall’Episodio VIII credo proprio ci ritroveremo con una Galassia decisamente ingolfata dal Lato Oscuro… ma questa è una storia per un altro momento.
– Federico Brajda –