Non troppo tempo fa e in una galassia non troppo lontana ho visto un film che, tra trailer e pubblicità a tema, è impossibile non aver notato. Star Wars: Il Risveglio della Forza è arrivato e, già a pochi giorni dall’uscita, ha agitato gli animi al punto di spaccare la fanbase in due fazioni che discutono energicamente per denigrare o supportare questo settimo episodio della più nota saga di “space opera” che la mente umana abbia mai generato. Non sta a me esprimere qui la mia opinione in merito (ma se siete interessati a sapere cosa ne pensa il nostro Michele Martinelli, potete farlo qua): si tratta del genere di argomento che preferisco trattare con le dinamiche del “forum” nerd (sostituendo il divano alla piazza pubblica). Piuttosto, invece, mosso proprio dalla febbrile attesa del nuovo Guerre Stellari, voglio riscoprire un tema di cui avevo parlato pochi mesi fa, ovvero Disney Infinity 3.0, e nello specifico il suo nuovissimo play-set tratto da Il Risveglio della Forza.
Se siete troppo pigri per andare a ripescare la mia precedente recensione, lasciate che faccia un breve sunto riepilogativo per fornire un contesto in cui poi andare a inserire quella che, di fatto, è una vera e propria espansione. Disney Infinity, che ha raggiunto la sua terza uscita, è essenzialmente un videogame “tuttologo” che allarga le sue radici a ogni genere in modo che la propria utenza possa esplorare al meglio lo strepitoso editor su cui si dipana tutta la struttura messa in piedi da Alavanche Software. In pratica mettete insieme le possibilità creative di Little Big Planet, le invidiabili licenze della casa di Topolino e il collezionismo di pupazzetti di Skylanders, e avrete un’idea di massima del prodotto in questione. La corrente edizione di Infinity è uscita nei negozi accompagnata dalla base di lettura delle statuine, dal play-set “Il Crepuscolo della Repubblica” e da un paio di personaggi a tema Star Wars: The Clone Wars; i play-set che ho più volte menzionato non sono altro che esperienze videoludiche finite e abbastanza longeve che portano ai massimi livelli le potenzialità del prodotto esteso e, volendo, sono acquistabili singolarmente.

L’insediamento di Jakku è scenografico, ma decisamente meno appagante di Mos Eisley o Coruscant.
L’ultima di queste espansioni è, come avrete intuito, ispirata liberamente a Episodio VII e, prima ancora che vi venga il dubbio, è maneggiata con un’attenzione quasi risibile nel non voler lasciar trapelare alcun grosso spoiler. Se questa è una cosa positiva agli occhi di tutti coloro che stanno disperatamente aspettando di vedere la pellicola e seppelliscono la testa nella sabbia ogni volta che sentono parlare dei suoi contenuti, la scelta finisce a gravare sull’intreccio, caratterizzato da una progressione apparentemente eterogenea e brusca che riesce a funzionare come sintesi solamente se spalleggiata da pregresse nozioni. Visto l’approccio semplicistico e puerile del titolo, questa tecnica non peserà affatto ai più giovani: solamente i più attempati avranno la finezza di cogliere appieno la portata della cosa, ma i loro dubbi saranno presto sedati dalla triste consapevolezza dello star analizzando con severa scrupolosità la trama di quello che è, alla fin fine, un gioco per ragazzi.
Finn, disertore imperiale del Primo Ordine, si schianta sul desertico pianeta Jakku a seguito di una rocambolesca fuga. Qui si imbatte in Rey, una giovane sopravvissuta che tira a campare nella vana attesa di ritrovare i suoi dispersi genitori. I due uniranno le forze per recuperare vari rottami, vera valuta dell’insediamento, e noleggiare una navicella capace di portare loro e lo sferico droide BB-8 alla più vicina base della ribellione resistenza. Come ben saprete, avendo visto il trailer della pellicola, a un certo punto incontreranno l’intramontabile Han Solo e il pelosissimo Chewbacca, finendo inevitabilmente sul rigoglioso pianeta Takodana, con una serie crescente di combattimenti che li porterà a un epilogo esplosivo. Prima di continuare, ed evitando di rivelare troppo, mi sento in dovere di sottolineare un dettaglio attualmente molto discusso sulla rete, cioè che Episodio VII vanti una serie innumerevole di tratti in comune con “Una nuova speranza”.
Questa annotazione, apparentemente insignificante, diviene vitale se si prende in considerazione che sono passati solamente pochi mesi dal toy-box “Insieme contro l’impero” (ispirato a Episodio IV-V-VI) e che, più che aggiungere sostanza alla saga, sembra ricalcare e addirittura perdere per strada alcuni dei suoi tratti encomiabili. Il primo evidente svantaggio rispetto al predecessore deriva dal fatto che i programmatori hanno potuto fare riferimento ad un unico lungometraggio, piuttosto che a una trilogia, il che ha limitato grandemente le loro possibilità di esplorare la galassia lontana lontana, costringendoli a snodare la vicenda in due sole mappe aperte e qualche livello minore, nessuno dei quali caratterizzato in maniera particolarmente memorabile. Certo, se bisogna trasportare su schermo una tendopoli del deserto non ci si può certo aspettare grandi cose, ma sicuramente mancano i colori e le alternative che offriva il gigantesco hub di Coruscant.
La domanda effettiva, a questo punto, è: “vale la pena recuperare “Il Risveglio della Forza” se ho già Infinity 3.0 con (presumibilmente) “Il Crepuscolo della Repubblica“?” Questo non può che dipendere dalla vostra indole, ma posso certamente rassicurarvi del fatto che il titolo sia sufficientemente diverso da garantire un’esperienza genuinamente alternativa. Dando maggiore spazio a personaggi dotati di blaster, il ritmo del gioco finisce a vertere sull’esplorazione piuttosto che sul combattimento, senza contare che sono stati inseriti appagantissimi scontri spaziali che, pur non essendo su binari, sanno garantire una certa dose di soddisfazione cinematografica. Più generalmente, i pregi e i difetti non si differenziano molto da quelli analizzati in occasione del lancio del gioco “madre”: presenza costante di bug minori, audio italiano gestito terribilmente e gameplay accattivante e relativamente articolato.

L’ultima volta che Obi Wan si è trovato in un luogo simile e davanti al Millennium Falcon, le cose non sono andate bene.
Sicuramente un fan di Star Wars dovrebbe prendere in considerazione l’acquisto del suddetto videogame, ma la priorità nel considerarlo sarebbe da mettere in relazione all’interesse nei confronti dei personaggi specifici. Preferire Fin a Luke può decisamente fare la differenza, qui!
“Il Risveglio della Forza“, uscito in concomitanza con la prima cinematografica statunitense, è ora reperibile nella sempre più ampia rastrelliera di statuine del più vicino negozio di videogames. In aggiunta al play-set, doveroso menzionarlo, hanno fatto capolino anche i personaggi aggiuntivi di Poe Dameron e Kylo Ren, rispettivamente un celebre pilota di astronavi e il tetro campione del lato oscuro, senza contare i vari gettoni utili a potenziare e modificare lo stile di gioco.
–Walter Ferri–
Disney Infinity 3.0: Recensione Pack ‘Il Risveglio della Forza’
Isola Illyon
- Esperienza differente dal toy-box de "Il Crepuscolo della Repubblica";
- Sparatorie (terrestri e spaziali) molto appaganti;
- Spoiler-free (quasi);
- Sempre gli stessi bug;
- Meno longevo degli altri playset;
- Trama indebolita da varie omissioni;