“Verso l’infinito e oltre”, motto celebre di un personaggio Pixar, si potrebbe sposare bene con il nuovo “Disney Infinity 3.0” che, pur non puntando all’infinito, pare procedere in quella direzione proponendosi al pubblico con un terzo episodio nel giro di tre anni. Complice il poco tempo a disposizione per lo sviluppo, una cadenza simile è spesso sintomo di una mera trovata commerciale, motivo per cui mi sono avvicinato al gioco temendo che i ragazzi di Avalanche Software stessero riproponendo nuovamente un medesimo gioco giustificandone la spesa con l’introduzione di nuovi personaggi esclusivi, quasi si trattasse di un mercanteggiamento di ostaggi. La versione 1.0 era dedicata ai prodotti interni della Disney (con particolare attenzione alla Pixar), la 2.0 puntava tutto sui supereroi Marvel, e ora rinfoltiscono i ranghi i combattenti di “Star Wars”, cavalcando in pieno l’ondata di attesa per l’episodio VII. Preoccupato per le sorti di Anakin e Obi-wan, nel mio immaginario incaprettati in uno scantinato in attesa del riscatto, ho deciso di dare una possibilità, seppur piena di pregiudizi, all’ennesimo videogame che fa leva sul collezionismo folle che solo dei pupazzetti di plastica sanno regalare.
Premetto che in passato “Infinity” non è stato mai in grado di convincermi. Gli Skylanders erano numerosi e squisitamente intercambiabili, gli Amiibo potevano virtualmente funzionare su ogni gioco Nintendo, invece Infinity si caricava di personaggi che potevano essere utilizzati esclusivamente in livelli specifici o in quello che era un hub insipido e generico, da personalizzare con un editor discutibile. Lo “Starter Pack” di quest’anno è più economico dei predecessori (64.90€), ma di contro offre solamente due personaggi, oltre che il “portale dei mondi”, che sblocca “Il crepuscolo della Repubblica”, avventura liberamente ispirata agli Episodi I-II-III della saga di Lucas. Inserisco il disco, predispongo i modellini sulla piattaforma e inizio a curiosare proprio con la zona centrale che mi aveva trasmesso tanta diffidenza e che Disney ha giurato di aver migliorato grandemente: sarà davvero così?
L’Hub centrale, detta “Scatola dei giochi”, offre effettivamente ore di intrattenimento grazie a tutorial mascherati da sfide e a un mondo esplorabile diviso in sei settori tematici che prendono colore col procedere delle missioni. Buona parte del tempo passato in questa modalità, a dirla tutta, è stato assorbito dall’editor di personalizzazione della propria dimora e, in minor misura, con quello dei livelli. La bacchetta magica che il gioco mette inizialmente a disposizione è un ottimo sistema per invogliare i piccoli a dare sfogo alla propria creatività, ma oltre la facciata puerile e minimalista è presente un corposo sistema di progettazione che farebbe invidia anche al “LittleBigPlanet” di Sony, e di cui ho abusato per ricreare la magione de “La maschera della morte rossa” in salsa cartoonesca.
Con ancora molti compiti da portare a termine, mi sono allontanato con amarezza dalla “scatola” e, quasi dispiaciuto, ho avviato l’avventura nel mondo di “Star Wars“, ben consapevole del dover perlomeno provarla per ottenere un’immagine complessiva e nitida di “Infinity”. “Il tramonto della Repubblica“ è un discreto adventure game con componenti d’azione che, una volta sbloccate, propone delle combo in grado di appagare anche i giocatori più attempati. Il combattimento con le spade laser, il cui sviluppo è stato delegato sapientemente ai ragazzi di Ninja Theory, non sarà approfondito come le dirompenti armi di “DmC – Devil May Cry”, ma nel suo piccolo offre una buona gestione di attacchi aerei in congiunzione con la Forza, risultando (e lo dico non senza un leggero velo di tristezza) uno dei migliori videogame recenti di Guerre Stellari, nonostante i diversi bug che lo affliggono e che costringono occasionalmente a dover ricominciare i livelli. Soddisfatto dallo scoprire che “Le porte dei mondi” sono capaci di offrire esperienze di qualità e dalla comprovata longevità, ho voluto provare anche il Play Set di “Inside Out”, venturo lungometraggio Disney-Pixar (ah, avete già letto la recensione del nostro Michele?), certo che sarebbe stata un’esperienza totalmente diversa.
Cambiati personaggi e “cristalli” d’accesso, ci si trova effettivamente immersi in un gioco completamente differente. Platform coloratissimo e del tutto privo del raffinato sistema di combattimento sopra menzionato, il mondo di “Inside Out” si dimostra decisamente più vicino alle necessità di un pubblico giovane, e richiama da vicino quanto visto nel primo “Infinity”. Il design dei livelli e il sistema di navigazione, non necessariamente semplici e lineari (pur rimanendo ben concentrati sul bacino d’utenza a cui dedicarsi), stonano leggermente con l’alta qualità delle meccaniche di combattimento e di quelle automobilistiche (“appaltate” all’ottimo studio Sumo Digital), ma quantomai adatte a un pubblico meno avvezzo all’uso dei controller.
Secondarie, ma comunque importanti, sono poi le espansioni della scatola dei giochi. Si tratta di add-on che sfruttano al massimo le meccaniche di base del sistema e propongono varianti veloci e molto migliorate di quello che si potrebbe ottenere dopo ore e ore spese negli editor. Per ora sono state rese pubbliche solamente Takeover e Speedway, aggiornamenti che rispettivamente introducono feroci battaglie di conquista contro nemici agguerriti e piste di auto che “prendono ispirazione” dalle meccaniche alla base di Mario Kart. Ci sono novità anche per quanto concerne le monete Extra Power che, grazie ai numi, saranno per la prima volta vendute in confezioni da quattro dove sarà ben visibile la merce acquistata (fino a oggi erano reperibili esclusivamente in buste sigillate e casuali).
Gli utenti che in passato avevano messo le mani su “Infinity” 1.0 o 2.0 non pensino di gettare via la loro vetusta copia per sostituirla con la 3.0! È vero che i passati mondi, incompatibili con il nuovo sistema di gioco, non sono stati aggiornati e non funzionano se appoggiati sulla pedana di lettura recentemente uscita, ma personaggi e accessori passati sono tuttavia utilizzabili nella generica scatola dei giochi e nelle sue espansioni, o comunque forniscono bonus secondari quale contentino per i clienti più fedeli. In forse sono i modellini Marvel, visto che in periodo primaverile dovrebbe essere rilasciato un nuovo set in concomitanza coi film di turno: per certo sappiamo che la tuta Hulk Buster e Ultron faranno il loro debutto, e sospetto che presenzierà anche un nuovo Spiderman (con una bella tuta da simbiote, magari), ma ancora non si sa con certezza se si potranno “riciclare” gli avventurieri già posseduti.
“Infinity” si è dimostrato ben al di sopra delle mie aspettative, ma è tanto vasto e portato a una dispendiosa frammentazione che è difficile trovargli una vera definizione. Cedere al collezionismo sfrenato è molto facile, ma anche il finanziare un sacco di funzioni non necessarie è un pericolo concreto; bisogna pertanto documentarsi bene e definire l’esperienza di gioco in cui ci si desidera immergere, confidando in un acquisto consapevole piuttosto che cedere alla naturale propensione per l’istintualità. Di sicuro il titolo merita attenzioni, soprattutto se si hanno in casa bambini dai 6 ai 13 anni o se si è fan di “Star Wars”: in ogni caso è un’ottima scusa per abbandonare “Star Wars Kinect” e occupare il tempo prima della pubblicazione di “Battlefront”. “Disney Infinity 3.0” è già in vendita, nelle edizioni Xbox 360, Xbox One, PlayStation 3, PlayStation 4, Wii U e PC, in versione Starter Pack, e le console Sony possono vantare la “Star Wars Saga Edition” che include in anteprima la porta dei mondi “Insieme contro l’impero” e tre personaggi ispirati a episodio IV-V-VI.
–Walter Ferri–
Disney Infinity 3.0 – Recensione
Isola Illyon
- Infinite possibilità nell'editor livelli;
- Versatilità;
- Sistema di combattimento coinvolgente;
- Se si ha già la plancia è possibile acquistare online il software;
- Darth Maul;
- Diversi bug;
- Alcuni segreti opzionali richiedono personaggi venduti separatamente;
- I vecchi livelli di gioco non si possono (ancora) importare;
- Jar Jar Binks;