Belle, eleganti, sensuali, dolci e… terribilmente letali. Le donne della mitologia giapponese affascinano e stregano, come tutte le leggende e il fantasy stesso, ma se siete convinti che col loro decoroso rispetto siano “il sesso debole” (e che siano anche soltanto una “fantasia”), vi farò ricredere con questa classifica delle più belle e pericolose donne di tutto il panorama del Sol Levante.
ATTENZIONE: Si narra che chi leggerà queste storie senza dare loro il dovuto rispetto, rischierà di venire colpito da una severa maledizione, dagli esiti alquanto nefasti. Dato che stiamo parlando di Giappone, terra di origine della videocassetta che ammazza le persone dopo sette giorni dalla visione, un po’ di fifa io l’avrei…
5° POSTO: HANAKO-SAN
Iniziamo la classifica con una ragazza molto conosciuta tra i bambini e gli adolescenti giapponesi: voglio partire con Hanako-san, non tanto perché faccia meno paura, ma perché si tratta di un fantasma che di solito è abbastanza pacifico. Si può trovare nella terza cabina della toilette femminile situata al terzo piano delle scuole, e per questo motivo è meglio nota come toire no Hanako-san (“Hanako-san della toilette”). Ogni scuola del Giappone ha una variante sulla sua storia, ma quella più famosa descrive Hanako come una giovane studentessa del liceo, molto carina, dalla carnagione pallida e dai capelli corti che le incorniciavano il viso. Nonostante fosse una brava alunna, fu vittima di un incidente di bullismo e si suicidò per l’accaduto chiudendosi dentro una toilette. Alcune varianti della storia dicono che Hanako-san fosse stata uccisa dai suoi genitori dopo che abusarono di lei, oppure che si suicidò per colpa dello stressante stile di vita degli studenti giapponesi. In ogni caso, Hanako-san tormenta principalmente le ragazze che si recano al bagno da sole (ecco un motivo in più, per noi donne, per non farlo MAI). Se si bussa per tre volte la porta del bagno e la si chiama, Hanako vi risponderà. Se cercherete di aprire la porta per vederla, tenterà di trascinarvi con sé all’inferno. Ci sarebbe un’ultima variante che vede Hanako-san apparire senza nessun preavviso quando si finisce la carta igienica: «Preferisci carta rossa o carta blu?», vi chiederà con flebile voce. Se sceglierete la carta rossa, andrete incontro ad una morte violenta, mentre se opterete per quella blu, vi strangolerà fino a farvi diventare dello stesso colore. Questa versione ricorda un’altra leggenda giapponese, Aka manto (“Mantello rosso”), con protagonista uno spirito maligno vestito di rosso che infesta i bagni pubblici.
4° POSTO: KUCHISAKE-ONNA
Il suo nome vuol dire “donna dalla bocca spaccata” e, come avrete intuito, è una figura dal volto sfigurato, che tormenta le persone da oltre un millennio. All’incirca nel VII secolo, viveva una donna molto bella, moglie o concubina di un samurai. Questa era altresì molto vanitosa di se stessa, e non disdegnava le avances da altri uomini. Il samurai, pazzamente geloso di lei, un giorno afferrò la donna e, in uno scatto d’ira, con la sua katana le tagliò la bocca da parte a parte delle orecchie, gridandole: «chi ti troverà bella adesso?!». Dopo la morte della donna pare sia nata la leggenda che parla del suo spirito, il quale sembra divori alcune vittime, ingoiandole con la sua enorme bocca, oppure che le spaventi, ridendo con quella forma raccapricciante. Ai giorni nostri è ancora possibile incontrarla in alcune notti, quando la nebbia è fitta. Indossa una mascherina sul volto per camuffarsi (in Giappone si incontrano facilmente persone con la mascherina, visto che viene utilizzata quando si è ammalati per evitare di contagiare le altre persone, e per proteggersi dallo smog) e chiede ai passanti, di solito universitari o giovani uomini: «trovi che io sia bella?». Se risponderete “no”, vi ucciderà con delle forbici. Se direte “sì”, si toglierà la maschera, mostrandovi il volto sfigurato: «e adesso?», vi chiederà ancora. Non ditele “sì”, perché si sentirà presa in giro e vi sfigurerà la faccia nello stesso modo della sua. Non ditele neppure “no”, perché vi taglierà in due parti uguali. La risposta giusta è quella elusiva o qualche altra domanda da porle, così da confonderla. Meglio ancora se avete un frutto da donarle, in quanto ne è particolarmente ghiotta.
3° POSTO: TEKE TEKE
Kashima Reiko era una bella ragazza dei giorni nostri, una studentessa come molte altre, ma che ebbe la malaugurata sorte di morire cadendo su dei binari e venendo travolta da un treno. Il suo corpo venne brutalmente tagliato a metà all’altezza del busto, e si dice che il suo spirito non trovò mai pace a causa di questa dipartita così violenta. Ci sono alcune varianti della storia che dicono che non trovò mai pace a causa di alcuni suoi compagni di scuola, che l’avevano spinta sui binari per uno scherzo. Lo spirito di questa ragazza tutt’oggi sembra ossessionare chi si aggira in stazione di notte e chi va nei bagni presenti sui vagoni dei treni. Secondo la leggenda, Kashima guarderebbe le gambe che spuntano dalle porte delle toilette e chiederebbe alla gente: «dove sono le mie gambe?». In caso non sapeste la risposta, vi taglierebbe le vostre per prenderle per sé. Per salvarvi, dovrete dire che le sue gambe sono alla stazione ferroviaria di Meishin, e rispondere che è stata Kashima Reiko a dirvelo, nel caso in cui lei dovesse chiedere come mai aveste questa informazione. Ma si dice che da poco sia capitato che ad un povero ragazzo non abbia fatto indovinelli nei momenti meno opportuni di un viaggio sul treno, bensì sia comparsa sul ciglio di una finestra. E quando si è alzata, ha mostrato il suo corpo privo della parte inferiore, e l’ha inseguito trascinandosi sui gomiti. È per questo che la chiamano “teke-teke”: è il suono che produce camminando in quel modo… e anche quel ragazzo è diventato un “teke-teke” dopo averla incontrata, essendo stato ritrovato in una pozza di sangue, reciso a metà.
2° POSTO: HAN’NYA
Questa popolare e demoniaca maschera, usata nel teatro giapponese per simboleggiare un demone geloso e violento, ma anche per scacciare gli spiriti maligni, è legata alla storia di una bellissima donna. La leggenda vuole che Han’nya fosse una ragazza di singolare bellezza. La sua peculiarità erano due occhi verdi, rari per i canoni giapponesi. La sua pelle era delicata, la sua voce soave e gentile: era una creatura pura, unica. Forse per questo si innamorò di una persona così diversa da lei, un samurai col volto ricoperto dalle cicatrici di mille battaglie. Rimaneva sempre incantata a guardarlo e ad ascoltare le sue storie, fino a perdere la ragione nel fantasticare su di lui. Un giorno Han’nya, mentre stava prendendo dell’acqua sulla sorgente del fiume, scoprì due amanti che si congiungevano come bestie. Quando scoprì che uno dei due era il suo amato samurai, scappò impazzendo dal dolore, e in quel momento uno spirito demoniaco le propose un patto per porre fine alle sue sofferenze: il suo volto in cambio dell’immortalità. Han’nya accettò, ma l’unico modo per ottenere l’immortalità è rendere potenti i propri sentimenti. Han’nya era ormai una donna che provava solo odio e gelosia, così il suo volto assunse la forma di questo terribile sentimento, rendendola sì eterna, ma demone.
1° POSTO: KITSUNE
Ci sarebbe molto da dire sulle volpi (kitsune “狐” significa volpe) che trionfano in questa classifica. Appartengono al mondo degli Yōkai, gli spiriti e i mostri giapponesi, sono le messaggere della divinità Inari e sono animaletti saggi e potenti. Il potere più grande che nella mitologia giapponese si attribuisce agli animali è quello di cambiare aspetto. Le kitsune, né buone, né malvagie, si divertono semplicemente a fare scherzi agli esseri umani, assumendo di tanto in tanto le sembianze di belle e affascinanti donne. La più antica storia di una di loro è quella che ha dato vita alla parola Kitsune stessa, contraddicendo l’origine onomatopeica, in quanto “kitsu” è per i giapponesi il verso delle volpi. Una bellissima donna si innamorò di un uomo, lo sposò e visse con lui, generando anche dei figli nel corso dei loro anni insieme. Purtroppo un giorno venne spaventata da un cane e, dato che le kitsune temono i cani e i lupi, rivelò le sue vere sembianze: le spuntarono la coda, le orecchie e il manto rosso. Era una kitsune. Per via dei testimoni che l’avevano scoperta, fu costretta ad abbandonare la casa. Ma il marito la fermò: «ti conosco ormai da troppi anni», le disse, «abbiamo avuto anche dei figli. Non posso lasciarti scappare. Anche se sei un demone, io ti amo»; così convinse la volpe a restare al suo fianco. Non potendo più mostrarsi in casa, la kitsune tornava ogni notte con l’aspetto di donna e se ne andava al mattino mutata in volpe. È per questo motivo che venne dato a queste creature il nome di kitsune: Kitsu-Ne significa Viene e Dorme mentre Ki-Tsune significa Torna Sempre.
Starete pensando: questa storia non finisce, come le altre, così male. A parte che non c’è niente di più affascinante e letale di una sposa di cui non conoscete la sua reale natura… ma non avete notato che è anche l’unica storia di cui non si conosce la fine?
– Elisa Erriu –