Abbiamo dovuto aspettare quasi la consueta pausa invernale prima di vedere finalmente in azione Daryl Dixon. Dopo averlo lasciato alla guida della sua custom a capo di un’orda di zombie con grandissima ignoranza, finalmente ecco che uno dei personaggi più seguiti (ed effettivamente più intriganti) riceve una puntata focus tutta dedicata a lui. Anche il fatto che questo sia un personaggio pensato esclusivamente per la serie tv (esattamente come il fratello Merle, che riposi in pace!), lo rende decisamente più appetibile. Un uomo d’azione e di poche parole, armato di balestra e coltellaccio che nel corso delle stagioni precedenti ha subìto un’evoluzione non indifferente: si è ammorbidito, probabilmente innamorato, e nel tempo ha sicuramente anche sofferto, ma ciò non gli ha impedito di aprirsi al resto dell’umanità, diventando più malleabile e al tempo stesso, come in questa puntata ci capita di capire, anche più debole.
Dopo una quinta puntata senza infamia e senza lode (che ho recensito qui), il nastro narrativo viene riavvolto e siamo portati indietro al momento in cui Abraham e Sasha, insieme a Daryl appunto, proseguono la loro marcia, conducendo parte dell’orda lontano da Alexandria (sì, perché l’altra metà intanto sta assediando le mura della città). Inconsapevoli di quanto il resto del gruppo sia nella merda, vengono intercettati e cadono trappola di un vero e proprio agguato – accidentalmente, fra l’altro. Qui il trio si divide e, dopo poco più di cinque minuti, si entra nel vivo dell’azione: il nostro Daryl prima si trova completamente isolato, dopodiché è costretto a lasciarsi la sua moto alle spalle e, come se non bastasse, viene tramortito da uno sconosciuto. Devo dire che nonostante la puntata parta (e continui) in modo piuttosto lento, il modo in cui lo spettatore viene a conoscenza del nuovo gruppo di sopravvissuti mi è sembrato piuttosto convincente. Quelli che prendono Daryl in ostaggio stanno scappando da qualcuno, per aver rubato qualcosa: che si tratti per caso della comunità dei salvatori di Negan? Chi ha familiarità con il fumetto potrebbe essere eccitato quanto me in questo momento, soprattutto dopo l’annuncio dell’attore che lo interpreterà, Jeffrey Dean Morgan (ne abbiamo parlato qui).
La puntata avrebbe avuto anche la possibilità di essere degna del picco della stagione, se non fosse stato come al solito per la romance che oramai, a quanto pare, la AMC non vuole farci mancare: Abraham e Sasha infatti, dopo essere scampati alla trappola, si cimentano nel resto della puntata in un flirt di dubbia consistenza (come d’altronde gran parte della sceneggiatura, dobbiamo dirlo per forza), che culmina con una presa di coscienza dell’omaccione rosso, che si può consolare con un RPG nuovo di zecca con tanto di razzi supplementari (questo ritrovamento, insieme ad una scatola di sigari, ci fa ben sperare); se riusciamo a non pensare che si tratti di una puntata dell’A-Team e che Abraham non sia veramente la parodia del Colonnello Hannibal, la cosa potrebbe addirittura risultare riuscita e divertente, ma non è così. Si continua, infatti, con il buonismo, e con i tentativi di raggiungere una sorta di umanità: è patetica la scena finale nella quale lui indossa la divisa da ufficiale. Ma patetica per davvero. L’esigenza di scendere così a fondo nel background di tutti i personaggi ritenuti “principali” piuttosto che focalizzarsi su un gruppo meno nutrito produce inevitabilmente l’effetto di rendere noiose gran parte delle puntate: rallenta la narrazione e, soprattutto, ci fa veramente passare la voglia di stare dietro a questo gruppo di sopravvissuti.
Nonostante tutto, però, c’è qualcosa di nuovo in questa puntata, qualcosa che con grossa probabilità ci verrà rivelato a ridosso del mid-season finale, fra due puntate, giusto per farci stare con il culo sulle spine per qualche mese. Ammesso che fra qualche mese interessi ancora a qualcuno il destino di questa serie, perché se il ritmo non cambia c’è veramente il rischio che si spenga inesorabilmente – se consideriamo anche il fatto che molti l’hanno abbandonata già da qualche stagione per lo stesso motivo, e visto l’andazzo, non saprei come dargli torto. Mi risparmierei di commentare il finale di puntata se non fosse per un dettaglio che fortunatamente distrugge quel clima da happy ending veramente frustrante: una richiesta d’aiuto alla radio. Quante volte avete ascoltato quella voce? Dite la verità. Vi è sembrata veramente quella di Glenn?
Una cosa sulla quale mi interrogo spesso al cospetto di puntate di questa serie è il motivo per cui gli spettatori più affezionati, nonostante abbiano vissuto momenti poco felici e decisamente bassi alla tv, continuino a seguirla. Parte del successo legato alla serie è indiscutibilmente dovuto all’affezione nei confronti dei personaggi, e questo mi preoccupa rispetto alla “questione Glenn”. Insomma, lo abbiamo visto tutti. Può essere sopravvissuto a quella situazione? Può essere ancora vivo soltanto perché il pubblico si è affezionato a lui, rendendo quindi quella scena nient’altro che una burla degli sceneggiatori? Sinceramente, spero di no. Considerando quanto già il filone narrativo spesso risulta vago e scarno, oltre che grossolano, questo sarebbe un colpo di grazia per gli spettatori che, come il sottoscritto, ricercano ancora un minimo di coerenza rispetto all’atmosfera che la storia vuole e deve creare (tensione e disgrazie, non un continuo happy ending, come sopra). È arrivato il momento di chiedersi forse, per la prima volta, dove stiamo andando a parare?
Staremo a vedere.
– Antonio Sansone –
The Walking Dead 6×06 – Recensione
Antonio Sansone
- Daryl, finalmente;
- Ad un certo punto della puntata c'è uno spunto interessante a livello narrativo;
- Qualche sottile riferimento per gli amanti della serie a fumetti;
- Troppe romanticherie, troppo buonismo e troppi background approfonditi;
- Buon potenziale, scarsa resa;
- Un paio di morti davvero da Darwin Awards, piuttosto imbarazzanti dopo mesi e mesi di apocalisse;
- Finale da lungometraggio animato Disney con tanto di sorpresa che potrebbe anche risultare sgradevole;